Pd, malumori contro Conte: in bilico i patti nei Comuni

Pd, malumori contro Conte: in bilico i patti nei Comuni
di Adolfo Pappalardo
Domenica 24 Aprile 2022, 08:00 - Ultimo agg. 11:32
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«C'è una sorta di doppia morale, se io avessi detto che non sapevo con chi schierarmi nel voto francese mi avrebbero lapidato. Lo ha fatto Conte e sembra che il Pd non se ne sia nemmeno accorto...», ironizza, ma non troppo, l'ex ministro Carlo Calenda entrando ieri mattina al congresso di Articolo Uno. Una battuta, quella del leader di Azione, che è un rigirare il coltello nella ferita del suo ex partito. Perché da tre giorni il Pd si trova nell'imbarazzo, alla vigilia delle amministrative per giunta, con un alleato come l'M5s che non ha una posizione chiara e definita rispetto ai due candidati presidenti francesi. Questione non da poco se uno è l'ex premier uscente Macron che deve vedersela contro la Le Pen, leader dell'ultradestra. Che poi l'imbarazzo è riferibile solo a Giuseppe Conte giacché Di Maio è su posizioni chiaramente e decisamente macroniane come gli alleati democrat. 

«Chi sceglierei tra Macron e Le Pen? Non posso dare indicazioni di voto, rappresento un partito italiano», ha detto il leader del movimento 5 Stelle Conte l'altra sera a La7 nel salotto tv della Gruber che l'ha accusato di ambiguità sull'argomento.

Creando tensioni tra gli alleati del Pd. Tanto che ieri il leader del Pd Enrico Letta schiva le domande sull'ex premier. «Dico quello che penso io e io penso che le elezioni di domani (oggi, ndr) in Francia siano un referendum sull'Europa», spiega arrivando al congresso di Articolo Uno a chi gli chiede se serva un chiarimento politico con M5S dopo le parole di Giuseppe Conte sul voto francese. «Da una parte c'è chi vuole distruggerla l'Europa, che è stato fino ad oggi molto disponibile ad ascoltare le parole di Putin: mi riferisco a Le Pen. E dall'altra c'è chi vuole costruire un'Europa più forte. Noi stiamo dall'altra parte chi vuole questa Europa e quindi speriamo che in Francia vinca Macron. Credo sia fondamentale per l'Europa ma anche per l'Italia», chiarisce sempre Letta rimarcando le distanze con l'alleato rispetto alle elezioni francesi.

Il problema vero però sono le troppe divisioni tra Pd ed M5s su dossier delicati sugli esteri ma anche su temi più nazionali. E non è la prima volta. Anzitutto c'è stato, solo per citare i casi più recenti, l'aumento delle spese militari mentre due giorni fa è scoppiato il caso del termovalorizzatore a Roma. Tutti temi su cui Pd e grillini (o almeno una parte di quest'ultimi) viaggiano distanti. Senza contare come i pentastellati avrebbero pronta una mozione contro l'invio di nuovi armamenti a Kiev, sia pur difensivi, mentre i dem sono compatti attorno alle scelte di Mario Draghi e Lorenzo Guerini, in linea con la strategia europea.

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Naturale come nel partito, nonostante, la raccomandazione di tenere la calma ci sia molta fibrillazione. «Le alleanze elettorali si faranno sulla base dei programmi. Con un pregiudizio netto: avverranno solo tra forze chiaramente europeiste ed atlantiste. Per quanto mi riguarda non ho perso le speranze di riuscire a cambiare la legge elettorale», rimarca, non a caso, ieri pomeriggio il senatore dem Andrea Marcucci insistendo su una linea contro l'alleanza Pd-M5s. «Inaccettabile che il leader di un grande partito non abbia il coraggio di auspicare la vittoria di Macron», dice il collega Andrea Romano. E così tutta un'area che non ha mai visto di buon occhio quel campo largo auspicato da Letta. «Tempi e forme di un'alleanza con i grillini dipenderanno dalle scelte di fondo. Serve chiarezza. E non solo su Le Pen: lo stesso vale per i rapporti col trumpismo (che non è morto) e con Putin», argomenta Tommaso Nannicini, altro senatore democrat che rimarca ambiguità mai sopite di una parte dei grillini legati a Giuseppe Conte.

Naturale, da qui, un certo imbarazzo tra i vertici nazionali del Pd alla viglia delle amministrative dove è stato rinsaldato ed ampliato il patto con i grillini. Chiudendo alleanze nell'80 per cento dei comuni al voto in cui è previsto il doppio turno (esattamente il 30 per cento in più del 2021). Per questo il gruppo lettiano fautore del campo largo tenta di spegnere la querelle su Le Pen-Conte il più presto possibile. E spera che oggi proprio Giuseppe Conte possa sciogliere tutte le ambiguità al congresso di Articolo Uno. Non a caso l'intervento più atteso il suo. 

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