Elezioni tra indecisi e crisi economica: il rebus sondaggi d'agosto

Elezioni tra indecisi e crisi economica: il rebus sondaggi d'agosto
di Lorenzo Calò
Domenica 21 Agosto 2022, 08:58 - Ultimo agg. 15:37
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Attenzione ai sondaggi d'agosto: la campagna elettorale vera e propria non è ancora iniziata e a settembre, con il rientro dalle ferie e la full immersion nel vissuto quotidiano delle famiglie (tra bollette, caro prezzi e crisi occupazionale) l'umore degli italiani potrebbe cambiare. Analisti e sondaggisti sono d'accordo: il campione degli indecisi è ancora molto ampio e da qui al 25 settembre l'interesse del corpo elettorale per le Politiche non determinerà tanto un impatto sostanziale sulle intenzioni di voto quanto invece sulla «sensibilità» degli italiani rispetto a determinati «temi concreti» e alla capacità delle forze politiche di indicare le ricette più convincenti.

«Il tema non è tanto e non è solo quello riguardante l'attendibilità dei sondaggi fatti ad agosto - spiega Antonio Noto, direttore di Noto Sondaggi - l'elemento dirimente è il panel utilizzato e il sistema di rilevamento. Insomma, non sono il mare e l'ombrellone a modificare l'esito del sondaggio ma la percezione reale del contesto da parte degli elettori. Ed è chiaro che un campione di almeno il 30% di indecisi per ora non si è ancora espresso». Sul tema concordano anche Nicola Piepoli, presidente dell'Istituto Piepoli, e Carlo Buttaroni, presidente di Tecnè. «Oggi i sistemi informatici rendono anche più semplice il rilevamento - riflette Buttaroni - Certo, l'elemento distrazione estiva esiste. Quando gli italiani avranno riattaccato la spina dopo le vacanze e torneranno a tuffarsi nella routine quotidiana, la loro attenzione sarà rivolta a temi concreti. Ecco anche perché sinora la campagna elettorale è ancora rimasta sullo sfondo sebbene, voglio ricordarlo, i sondaggi non prevedono il futuro ma rappresentano una situazione esistente di fatto che, proprio per questo, è mutevole. E noi registriamo queste oscillazioni e fluttuazioni».

L'unico dato certo è che il quadro politico, stando ai sondaggi, sembra essersi da alcune settimane assestato. «Registriamo invece un trend in aumento per il M5s - spiega Piepoli - che evidentemente sta conquistando simpatie nell'elettorato di sinistra. Vedremo poi quanto questa tendenza inciderà sullo schieramento guidato dal Pd mentre per il centrodestra l'assetto appare piuttosto definito già da tempo». Insomma, quella fra Pd e M5s «per certi versi ricorda un po' la storia dei vasi comunicanti - evidenzia Noto - Fallita l'ipotesi del campo largo, ora sono diventati concorrenziali e dopo un periodo di costante discesa il partito guidato da Giuseppe Conte sta risalendo». Quanto all'ampia fetta di astensionismo, secondo Buttaroni, «chiunque dovesse recuperare quote di indecisi, un mese è decisamente poco per modificare in maniera sensibile un orientamento nelle intenzioni di voto che da settimane sembra consolidato».


A leggere i resoconti dell'analisi del Copasir le «ombre russe», dopo essersi allungate sulla fine del governo Draghi, adesso rischiano di estendersi sulle scelte elettorali. Ma non solo: la macchina della disinformazione estera (dal caso Medvedev alle suggestioni trumpiane fino alle presunte pressioni di lobby economiche transnazionali) punterebbe a inquinare la campagna elettorale.

Quale impatto sull'orientamento degli elettori? Sondaggisti e politologi sono concordi: nullo. Noto: «Lo abbiamo visto con la guerra, in corso ormai da febbraio - dice - la politica estera impatta poco sull'orientamento delle intenzioni di voto. Gli italiani restano più interessati a temi storici del dibattito pubblico come tasse, lavoro, sanità, sicurezza. I partiti lo sanno: della politica estera agli elettori interessa ben poco», spiega.

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«Medvedev? Cosa frega agli Italiani di Medvedev? L'elettore medio ne ignora anche l'esistenza», ragiona Piepoli mentre Buttaroni prova ad allargare l'orizzonte della riflessione: «Dubito che qualcuno si faccia influenzare da Medvedev, detto questo, interferenze esterne avvengono in ogni campagna elettorale anche in altri Paesi ed è altrettanto verosimile che gruppi di interesse economico-finanziari possano muoversi indipendentemente dallo stesso orientamento dei partiti. Ma dal punto di vista degli umori dell'elettorato presunti fenomeni invasivi o turbative o pressioni esterne quasi mai si traducono in spostamenti sensibili sulle intenzioni di voto».

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