Forza Italia all'ultimo giro e c'è chi aspetta la discesa in campo di Marina Berlusconi

Forza Italia all'ultimo giro e c'è chi aspetta la discesa in campo di Marina Berlusconi
di Valentino Di Giacomo
Domenica 21 Aprile 2019, 11:00 - Ultimo agg. 22 Aprile, 12:05
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«O si arriva al 9-10% oppure ci sarà il liberi tutti, la liquefazione». Le elezioni europee del 26 maggio sono lo spartiacque per Fi. È l'ultima grande battaglia. Eppure, tra i berlusconiani, si va in ordine sparso: c'è chi organizza le proprie truppe interne sui territori per far pesare i voti e avere una comoda via di fuga dopo le elezioni, chi chiede rinnovamento interno, chi si è già staccato e attende solo di ufficializzare il commiato. Il tutto tra «veline & veleni» (rigorosamente anonimi), che Berlusconi non riesce a gestire più come faceva un tempo. Nel mezzo l'irrisolto gioco di forza con Salvini che da mesi continua a dragare voti nel centrodestra e che presto potrebbe decidere di affondare definitivamente il colpo.
 
«Dopo le europee spiega un forzista di lungo corso - potrebbe crearsi una situazione simile al 2008. Berlusconi decise di andare al voto senza l'apporto dell'Udc di Casini: vinse lo stesso e riuscì a governare da solo. È quello che potrebbe fare Salvini con Fi se non riuscissimo a superare il 10%». L'obiettivo è essere «indispensabili» nel centrodestra qualora i venti di crisi tra Lega e M5s volgessero a burrasca. Giovanni Toti si è organizzato: il governatore ligure è già sul carro di Lega e Fratelli d'Italia.

Berlusconi intanto deve mediare, il suo obiettivo è tenere comunque in piedi l'alleanza con Salvini. Con l'ex premier, protagonisti del mai tramontato «cerchio magico» ci sono Licia Ronzulli, Niccolò Ghedini, Sestino Giacomoni, Valentino Valentini e l'uomo-azienda, Fedele Confalonieri. Ronzulli, ex collega all'Europarlamento di Salvini, ha l'ingrato compito di fare da «cavallo di Troia» con l'alleato-nemico. Un lavoro complesso, diverso da quello che svolgeva Tremonti con Umberto Bossi, Salvini pare assai più ingestibile del Senatur. Se nel quartier-generale di Arcore, Berlusconi cerca di unire i fili con la Lega, a pochi chilometri c'è però chi disfa la tela. A Villa Maria, la residenza donata dall'ex premier alla compagna Francesca Pascale, la «first-lady» rivendica peso decisionale. Con lei quello che è stato ribattezzato «l'asse sudista» di Fi formato dall'ex zarina Maria Rosaria Rossi e Jole Santelli che spingono per una Forza Italia autonoma, a trazione meridionalista, senza inseguire Salvini. Il cavaliere fa la spola tra le due residenze e viene spiegato anche tra le due fazioni.

C'è poi l'ala dell'orgoglio forzista guidata da Mara Carfagna. Con la vicepresidente della Camera, finita nel bel mezzo di un polverone per i mai assopiti veleni interni, ci sono le due capigruppo Mariastella Gelmini e Annamaria Bernini. Le tre donne chiedono al partito di rinnovarsi, creare una struttura interna decisionale, meno verticistica, restando nel centrodestra con la tanto invocata «pari dignità» nel rapporto con la Lega. La differenza è che se la deputata salernitana, al Sud, può affrancarsi più facilmente dallo spettro di Salvini, le altre due devono fare i conti con il Carroccio provenendo da due regioni a trazione leghista. In mezzo al guado c'è Antonio Tajani, vicepresidente di Fi a cui Berlusconi ha affidato il compito di reggente.

Intanto sui territori ognuno si organizza come può. In Calabria Mario Occhiuto tirerà la volata a Berlusconi, ma nel frattempo organizza le truppe per pesare di più qualora Fi si sciogliesse per potersi ricollocare. Più tesa la situazione in Sicilia tra rotture e fibrillazioni. Nell'occhio del ciclone Gianfranco Micciché, già accusato dalla classe dirigente di pluri-poltronismo perché ricopre sia la carica di presidente dell'Ars che di coordinatore del partito siculo. Nella presentazione delle liste Micciché ha tagliato fuori dalle candidature gli esponenti catanesi e imposto (sfruttando l'attuale debolezza del cavaliere) il fidatissimo Giuseppe Milazzo provocando uno tsunami. E poi a sparigliare il campo diventano sempre più insistenti le voci su Marina Berlusconi. Per arginare Salvini e il crollo di Fi, alla primogenita verrebbe affidato il compito di creare una Forza Italia 2, senza il cavaliere e con classe dirigente rinnovata. Dopo Berlusconi, ancora Berlusconi, c'è però da convincere la riluttante Marina. Anche per questo si fa largo l'ipotesi di Urbano Cairo e di un nuovo partito per non morire salviniani.
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