«M5S mai con i padani», a Napoli il bunker degli uomini di Fico

«M5S mai con i padani», a Napoli il bunker degli uomini di Fico
di Francesco Lo Dico
Domenica 8 Aprile 2018, 08:30 - Ultimo agg. 11:01
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«Per tutta la campagna elettorale ho detto che se non avessimo avuto i numeri per governare da soli avrei fatto appello a tutte le altre forze politiche per parlare di temi e così ho fatto». All'indomani delle dichiarazioni rilasciate da Luigi Di Maio, nei meet-up napoletani l'irritazione è palpabile.

Il capo politico pentastellato sembra non avere nessuna intenzione di sottoporre l'eventuale accordo di governo all'approvazione della base, come richiesto a gran voce dallo zoccolo duro dei parlamentari ortodossi campani. «Non può decidere tutto da solo. Prima mette nell'angolo i nostri portavoce per Statuto, e poi ci vuole fare sorbire l'accordicchio con quel razzista di Salvini che mille volte ha detto che i napoletani puzzano e fanno schifo. È andata a finire che la democrazia diretta è diventata democrazia. Ma diretta da lui», si sfoga un attivista che frequenta fin dalle origini il meet-up fondato da Roberto Fico. D'altra parte, basta dare un'occhiata alla pagina social del M5S di Napoli, per comprendere come gli attivisti guardino al nuovo presidente della Camera come all'unica ancora di salvezza. In bella vista, e pieno di elogi, Roberto Fico campeggia in ogni post pieno di like, mentre di Luigi Di Maio si sono perdute le tracce dal 22 marzo. Nessuno lo nomina, ma molti ne evocano la strategia politica. E non certo in termini lusinghieri.
 
Basti guardare, ad esempio, a quanto scrive un attivista in bacheca: «Alleanza con la Lega? Vergognosa! Vedere un plebiscito di elettori del Sud messi al servizio di chi da sempre ci umilia e da sempre ha fatto parte dello status quo. Gli eletti del Sud sono solo numeri o hanno una dignità di pensiero? Svegliatevi!». L'imbarazzo è testimoniato d'altra parte dai like sulla pagina: il No al Nazareno bis racimola la miseria di venti mi piace, un'inezia rispetto ai numeri di cui dispone la macchina comunicativa pentastellata.

Sulla pagina del M5s della Campania, Di Maio finisce invece nel mirino per l'improvvisa conversione europeista sulla via del Quirinale. «Tutto fantastico Luigi... potere agli usurai ancora una volta... la moneta non si tocca... ci pieghiamo con il sorriso... un gran cambiamento devo dire», mastica amaro un militante. Mentre un altro attivista va giù ben più duro: «Ditemi che non è vero! Mi viene da vomitare! Dai principi ai Prìncipi del Movimento. Traditori e basta. Di Maio è un servo». Segnali di scoramento emergono chiari anche dalla pagina Facebook dello storico attivista torrese Luigi Gallo, rieletto alla Camera. «Le utopie sono dentro di noi», scrive il parlamentare. Ma un attivista lo rimbecca infastidito: «Ecco, allora escludiamo per favore di fare accordi con nazionalisti xenofobi alleati della Le Pen, come la Lega». Sulla bacheca di Paola Nugnes, la proposta che la senatrice pentastellata napoletana ha lanciato sul Mattino raccoglie molti consensi: l'eventuale contratto con Lega o Pd, dev'essere sottoposto al vaglio degli iscritti.

Ma la chiusura di Di Maio acuisce il malcontento. «Fare un patto o fare un contratto? È simile la cosa, io non avrei fatto né contratto né patto: i leghisti sono razzisti e omofobi, non mi pare giusto andare al governo con la destra omofoba e nazista», si adira una giovane attivista. «Un certo senso d'incazzatura inizio già ad averlo, a dire il vero», si innervosisce un'altra fan a Cinque Stelle. Ben consapevole del forte disagio, la senatrice Nugnes osserva che «in assemblea ho detto esattamente questo, con la Lega ci spacchiamo perché ci dovremo confrontare con le faglie delle nostre diverse sensibilità interne. Nella dialettica a destra queste rischieranno di aprirsi come succede con un'anguria che cade a terra e si spacca». Nella culla del Movimento, in quella Napoli dove Roberto Fico ha mosso i primi passi, l'altolà a Di Maio sembra chiaro e irto di insidie: chiamalo pure contratto alla tedesca, ma noi napoletani, di sposarci Salvini, non ne vogliamo sapere.

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