Manovra, i vicepremier cedono 4 miliardi ma Tria: «È insufficiente, fate voi»

Manovra, i vicepremier cedono 4 miliardi ma Tria: «È insufficiente, fate voi»
di Alberto Gentili
Venerdì 7 Dicembre 2018, 07:00 - Ultimo agg. 13:37
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Complice la manifestazione di domani a Roma, dove Matteo Salvini non vuole arrivare dopo aver fatto concessioni a Bruxelles, il vertice tra il premier Giuseppe Conte, il capo della Lega e Luigi Di Maio, non ha portato a annunci ufficiali. E oggi la Camera voterà la fiducia a una manovra di bilancio che di fatto è una bozza. Niente di più. La sostanza arriverà lunedì, alla vigilia del possibile incontro tra il premier italiano e il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker.

Conte, che ormai conduce in solitario la trattativa e ha ottenuto dai due vicepremier l'impegno a non fare i guastatori, ha provato a convincere Di Maio e Salvini a far partire reddito di cittadinanza e quota 100 a giugno per rastrellare 7 miliardi, in modo da scongiurare la procedura d'infrazione facendo scendere il rapporto deficit-Pil al 2% (dal 2,4 che ha fatto scattare la scomunica Ue). Ma ha incassato un doppio niet. E così il premier ha ripiegato sul 2,1%. In tutto circa 5,4 miliardi in meno: 2 da un taglio delle risorse destinate al reddito e 2 da una sforbiciata a quota 100. Un altro miliardo e spiccioli dovrebbe arrivare da non ben identificati «tagli di spesa».
 
Giovanni Tria non condivide questa linea. Sa che la Commissione europea chiede un rapporto deficit-Pil all'1,9%, massimo al 2% per non far scattare la procedura. E a Conte, prima che cominciasse il vertice (il ministro dell'Economia è arrivato a Palazzo Chigi alle 13,30 ed è uscito alle 15,30, poco prima che scattasse il summit con Di Maio e Salvini) ha detto di ritenere «inadeguata» e «insufficiente» la proposta che il premier intende portare a Juncker. Con una chiusa al veleno: «A questo punto assumetevi voi per intero la responsabilità». «Il ministro comunque non intende dimettersi», fanno sapere a palazzo Chigi e confermano all'Economia.

L'eco del braccio di ferro tra Tria e Conte, Di Maio e Salvini, è rimbalzata a Bruxelles. Tant'è, che l'entourage di Juncker non dà conferma dell'incontro annunciato da Conte per martedì a Strasburgo. I segnali che arrivano da Roma sono giudicati dalla Commissione «confusi» e «contraddittori»: Juncker, prima di fissare il faccia a faccia con il premier italiano, vuole avere la garanzia di qualche «sforzo in più», come invoca il commissario economico Pierre Moscovici.

Non è perciò un caso che Salvini (proprio ieri ha incontrato l'ambasciatore tedesco Viktor Eibling) si appelli a Berlino per ottenere una sponda capace di ammorbidire la Commissione e gli altri partner europei: «Penso che il rapporto tra Italia e Germania debba essere ancora più stretto. Al posto di un asse franco-tedesco vedo bene un asse italo-tedesco». E il ministro delle Finanze Olaf Scholz non si sottrae: «L'Italia si è comportata in modo molto costruttivo rispetto alle obiezioni della Commissione. E' un buon segnale».

Di certo, c'è che Conte sembra essere riuscito a mettere la sordina alle sparate anti-europee di Di Maio e Salvini. Il premier si dichiara «ottimista», parla di «trattativa non impossibile». E i due vicepremier si allineano. Dice il capo grillino: «Per reddito e quota 100 potrebbero servire meno soldi...». E Salvini: «Lavoro per una soluzione di buon senso».

Proprio il leader leghista ha però dovuto ingoiare il via libera al prelievo sulle pensioni più alte, per provare a rastrellare qualche risorsa in più.

In cambio avrebbe ottenuto il via libera al «saldo e stralcio» per le cartelle di Equitalia.

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