Spending review, sette gruppi di lavoro: obiettivo minimo fissato a 4 miliardi

Spending review, sette gruppi di lavoro: obiettivo minimo fissato a 4 miliardi
di Francesco Pacifico
Domenica 2 Giugno 2019, 09:30 - Ultimo agg. 14:05
4 Minuti di Lettura

La cifra da recuperare non è stata ancora fissata. Girano due ipotesi: una più cauta, un taglio da 4 miliardi di euro, e un'altra più estrema da 8. Ma inizia a prendere forma la spending review con la quale il governo deve provare a impedire l'aumento dell'Iva e convincere Bruxelles a evitare una manovra bis. Non a caso nella lettera inviata venerdì a Bruxelles dal ministro dell'Economia, Giovanni Tria, si parla di «un programma complessivo di revisione della spesa corrente sopprimibile e delle entrate, anche non tributarie».
 
In quest'ottica l'inquilino di via XX settembre ha istituito al Mef sette tavoli di lavoro, dove si stanno studiando sforbiciate in altrettanti ambiti. Riguardano, come si legge in un documento di via XX settembre, il credito d'imposta e le agevolazioni fiscali, lo snellimento delle funzioni della pubblica amministrazione, i tagli di spesa nel bilancio dello Stato, i fabbisogni e costi standard ministeri, le duplicazioni nel sistema delle prestazioni assistenziali, le concessioni e canoni dei locali in uso alla Pa, l'estensione degli obiettivi di risparmio a tutta la Pa, partecipazioni locali. Ai gruppi di lavoro partecipano sostanzialmente i funzionari della struttura interna, che faranno riferimento al ministro stesso e ai viceministri Massimo Garavaglia e Laura Castelli. Proprio quest'ultima, a maggior ragione dopo il giallo sui tagli al reddito di cittadinanza, ha fatto sapere: «Penso che la spending vada fatta dalla politica non solo dai tecnici: è il politico che sceglie dove indirizzare le revisioni, tutto è politica nel bilancio».

Nell'ultimo Programma nazionale di riforma inviato a Bruxelles il governo ha annunciato un programma di tagli per il prossimo triennio da 8 miliardi di euro. Due da recuperare già quest'anno. Ma già nel 2019 l'intervento potrebbe essere più ampio, visto che la flat tax proposta della Lega - soltanto nella parte dell'intervento per le famiglie - costa 15 miliardi, dei quali soltanto da coprire cancellando i 10 miliardi per finanziare gli 80 euro di renziana memoria. E che l'obiettivo finale sia più ambizioso, lo conferma la stessa Castelli: «Nella scorsa manovra la ripulitura di alcuni capitoli inutili del bilancio ha fatto 600 milioni con un lavoro fatto brevemente. Quest'anno andiamo avanti e si stanno recuperando tanti soldi».

A via XX settembre Tria è molto cauto. Riguardo ai sette tavoli aperti, guarderebbe con maggiore ottimismo a tre ambiti: la duplicazione delle prestazioni welferistiche nel tentativo di cancellare le sovrapposizioni sedimentate nel tempo; il mare magnum da oltre 61,1 miliardi di euro legati ai 513 sconti fiscali per famiglie e aziende; l'estensione degli obiettivi di risparmio a tutta la pubblica amministrazione. Dalle prime rilevazioni al ministero, queste tre voci da sole dovrebbero garantire almeno un miliardo e mezzo di euro di risparmi. Più complesso invece abbassare la spesa dei ministeri o imporre i costi standard a tutte le amministrazioni e realizzare una potatura nelle partecipazioni locali, a maggior ragione se entrerà nel vivo il programma dell'autonomia differenziata. Per le cifre mancanti, Tria guarderebbe anche agli introiti delle cosiddette paci fiscali.

Finora la rottamazione Ter e il saldo e stralcio ha fatto incassare quasi un miliardo di euro all'Erario. Un altro mezzo miliardo potrebbe arrivare con la riapertura dei termini inserita nel decreto Crescita. Questo il piano A, ma il cronoprogramma potrebbe essere stravolto se l'Europa chiederà uno sforzo maggiore sul contenimento del deficit e una manovra più pesante. A quel punto al Mef non resterà che ricorrere ai vecchi tagli lineari ai ministeri per arrivare a una cifra tra i 7 e gli 8 miliardi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA