Governo, Calenda a Renzi: «Caro Matteo, una buffonata finire la crisi con il Conte 3»

Governo, Calenda a Renzi: «Caro Matteo, una buffonata finire la crisi con il Conte 3»
di Adolfo Pappalardo
Sabato 2 Gennaio 2021, 09:15 - Ultimo agg. 3 Gennaio, 11:55
5 Minuti di Lettura

«L'Italia sta correndo rischi enormi: serve un governo di amministratori capaci per gestire la crisi», spiega Carlo Calenda, europarlamentare e leader di Azione che conferma la sua corsa a sindaco di Roma. E, senza girarci attorno, a capo di un governo di salvezza nazionale metterebbe Mario Draghi.


Onorevole Calenda, lei parla di scenari cupi. Non sarà troppo pessimista?
«Bisogna smetterla una buona volta con la retorica per nascondere la realtà. Basta guardare all'emergenza Covid: siamo il Paese che ha avuto più morti e i maggiori danni economico-finanziari. Ci metta anche che non abbiamo saputo attrezzarci per la seconda ondata e non riusciamo a varare un piano vaccinale. E, ancora, non abbiamo uno straccio di piano per il Recovery quando la Francia ne ha uno dettagliatissimo dal primo settembre. È un totale fallimento».


Perché ci troviamo in questa situazione?
«Lo Stato non funziona come dovrebbe da decenni e la politica di tutto si occupa tranne che di gestire ed amministrare. Per questo la soluzione non può che essere una classe di amministratori pragmatici che non passano le giornate a innescare scontri ideologici e dire no a tutto».


Sta evocando un governo tecnico?
«Penso ad un esecutivo con amministratori e tecnici, che siano dentro ma anche fuori la politica. L'Italia sta correndo rischi enormi e la politica deve essere all'altezza».


A chi sta pensando?
«Da un bravo amministratore di una regione a un ministro o a manager capaci.

Persone, insomma, che sappiano gestire. Guardi il problema dell'Italia è questo: abbiamo votato persone a cui non daremmo la gestione di un bar ricevuto in eredità. Il risultato è che questi hanno portato, nel corso degli anni, l'Italia allo sfascio».


Ma lei è stato ministro dello Sviluppo economico con Renzi e Gentiloni.
«Appunto, da ministro passavo le giornate a gestire il Ministero come fosse una grande azienda. Ho recuperato 10,5 di soldi non spesi e finanziato Impresa 4.0. La produzione e gli investimenti in quegli anni sono cresciuti più che in Germania».


Torniamo all'esecutivo tecnico: chi vedrebbe in squadra e chi alla guida. Draghi?
«Serve una figura di grande capacità: penso a Mario Draghi ma non penso sia l'unico».


Parlava di amministratori da promuovere a Roma. Chi?
«Governatori come Bonaccini, Zaia e lo stesso Zingaretti, o il sindaco Gori. Ma, guardi in questo Paese, c'è tanta gente anche nella politica che ha fatto bene l'amministratore».


Intanto come vede questa crisi innescata da Matteo Renzi?
«Mi sembra una buffonata: se apri una crisi, lo fai per cambiare governo e presidente del Consiglio. Se tutto questo si chiude con un Conte Ter e tre nuovi ministri allora assistiamo solo a una sceneggiata. Con l'aggravante di aver scatenato tutto con una pandemia in atto».


Per questo ha detto a Renzi che si sta incasinando?
«Certo».


Lei però è pronto a dare una mano in una grande coalizione con il Pd, una parte dell'M5s e i moderati liberali.
«In Europa Ursula von der Leyen è sostenuta da popolari, cioè Forza Italia, Liberali e Socialdemocratici ovvero il Pd: secondo me questa è la formula giusta anche in Italia. Per quanto riguarda i Cinque stelle li considero una mucillagine: c'è una parte che in Europa sostiene la commissione e l'altra parte è rimasta allo stato originario del vaffa... Ma con un governo diverso, noi ci siamo, ci mancherebbe».


Qualcuno inizia ad evocare il ritorno alle urne.
«È una scelta molto estrema. Ero per il voto nell'agosto scorso, quando era chiaro che il governo finiva in un disastro perché Pd e M5s si erano insultati sino al giorno prima. Ma oggi il voto, in questa emergenza, sarebbe una pazzia».


Se Renzi esce dalla maggioranza finisce con lei all'opposizione: magari vi ritrovare assieme alle politiche?
«Il mio percorso e il suo sono separati da tempo. Non ho condiviso la sua scelta, la sua strada che sarà diversa dalla nostra. In un anno siamo cresciuti molto nei sondaggi superando Italia Viva e Leu. È il frutto di un lavoro serio che accompagna sempre la proposta alla critica e mette al centro la coerenza. Ma la strada è ancora lunga. continueremo a lavorare in questo modo».


Intanto come va la sua campagna da candidato sindaco di Roma?
«È un lavoro molto profondo perché è l'unica capitale al mondo che va addirittura peggio del suo Paese. Roma è enorme, grande quanto Milano, Torino, Genova, Bologna, Firenze, Napoli, Palermo e Catania messe insieme. È una megalopoli completamente fuori controllo».


E con il Pd sarete alleati?
«Non ne ho la più vaga idea, ma mi sembra che nessun partito trovi candidati sindaco. Da questa sfida si sono sottratti Sassoli, Letta e la Meloni. Sembra quasi che nessuno voglia gestire la capitale d'Italia».


Mentre per gli altri grandi comuni?
«A Milano sosterremo Giuseppe Sala perché non ci sono i grillini, per gli altri vedremo».


Lei è da sempre duro con i ministri di questo esecutivo, ma ne salva qualcuno?
«Enzo Amendola è un ministro di qualità così come Provenzano. Gualtieri era molto capace nel lavoro che faceva prima in Ue dove continua a essere molto ascoltato, ma non ha esperienze amministrative e anche per questo i provvedimenti sono confusi e inefficienti».


Come giudica la cabina di regia per i fondi del Recovery che vuole Conte.
«Una totale idiozia perché i ministri hanno i poteri per operare. E se non sono capaci allora si cambino i ministri, altrimenti i processi si complicano se moltiplichiamo le figure. Si possono invece rafforzare gli staff della presidenza del Consiglio e di alcuni ministeri chiave. Ma io credo sia una partita persa: serve un altro governo perché con questi non riusciremo a spendere un euro».

© RIPRODUZIONE RISERVATA