Italia-Francia, il grande gelo: in campo Conte, richiamerà Macron

Italia-Francia, il grande gelo: in campo Conte, richiamerà Macron
di Marco Conti
Sabato 9 Febbraio 2019, 08:00 - Ultimo agg. 16:30
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Il tentativo di Giuseppe Conte di ridimensionare lo scontro con la Francia passa per una normale giornata da presidente del Consiglio che va a Genova, prima a vedere l'abbattimento del ponte Morandi, e poi visita l'Istituto Italiano di Tecnologia e l'ospedale Gaslini.

I segnali di una riappacificazione tra Roma e Parigi non emergono ancora e Conte prende tempo. Stamane si ritroverà al Quirinale con Sergio Mattarella per la Giornata del ricordo delle foibe e potrebbe essere occasione per un rapido confronto. Sa bene, Conte, che toccherà a lui intervenire. E magari chiamare Macron dopo che la fitta rete diplomatica, messa in moto da palazzo Chigi e dal ministro degli Esteri Moavero, avrà compiuto il suo lavoro. La precisazione del portavoce del governo francese Benjamin Griveaux sul carattere «non permanente» del ritiro dell'ambasciatore francese Masset, conferma l'avvio di una strategia di riavvicinamento, e comunque di spiegazione, in grado di preparare il terreno ad una sorta di scuse per il viaggio compiuto dal vicepremier Di Maio a Parigi per incontrare Christophe Chalencon. Il portavoce dell'ala dura dei gilet gialli, non è un normale leader d'opposizione, come Di Maio lo vuol far passare. Non solo perché islamofobo o perchè a Natale il fabbro di 52 anni riteneva «inevitabile la guerra civile» in Francia. Ma perchè Chalencon non è stato eletto da nessuno. Anzi il ruolo di portavoce viene contestato dal resto del movimento fortemente diviso in tante frange. D'altra parte di incontri tra Salvini e la Le Pen - avversaria di Macron alle ultime presidenziali - se ne contano molti e nessuno ha creato problemi diplomatici al pari della partecipazione di Hollande al congresso del Pd, evocato ieri dal vicepremier grillino.
 
Il premier Conte già Davos aveva avuto occasione di verificare il grado di irritazione di Macron per gli attacchi continui dei due vicepremier sui migranti, la Libia o il passato coloniale. La spiegazione che lo stesso Conte ha dato in quella occasione alla Cancelliera Merkel e carpita da un fuorionda da La7 («Salvini è contro tutti», «il M5S attacca la Francia perchè è giù nei sondaggi»), non ha certamente aiutato anche se ha mostrato la solitudine di un premier che cerca di parare il parabile.

Ieri tra i due vicepremier è stato Salvini a gettare più acqua sul fuoco. Il ministro dell'Interno ha scritto una lettera al suo omologo francese Castaner chiedendogli un incontro, mentre il contributo più importante dato da Di Maio è stato quello di tenere in silenzio Alessandro Di Battista con il quale giorni fa è stato a Parigi. Di questo, ovvero del contributo del Dibba alla politica estera del governo, Conte ha avuto modo di parlare mercoledì sera, a margine del consiglio dei ministri, con lo stesso Di Maio. I due si sono ritrovati nelle considerazioni sulle difficoltà che l'Italia incontra nei rapporti con la Francia - dalla vicenda Fincantieri alla Libia, dai migranti ad Alitalia - ma Conte non condivide il metodo dell'attacco frontale che oltretutto rafforza Macron, come sostiene un sondaggio del settimanale Marianne che dà En Marche in salita di sei punti rispetto alle ultime presidenziali.

Martedì Giuseppe Conte parlerà di Europa nel discorso che terrà all'europarlamento di Strasburgo. Nello stesso giorno il ministro degli Esteri Enzo Moavero parlerà al Senato di Venezuela. Due occasioni per capire da che parte va la politica estera italiana e, soprattutto, un modo per ribadire che la competenza sulla politica estera è del premier e del titolare della Farnesina. L'imminenza della trasferta di Conte in terra francese spinge la diplomazia a chiudere l'incidente prima di martedì, anche se il premier sa di dover modulare bene le scuse per non sconfessare i due azionisti di maggioranza.

Stretto tra i suoi due vice, e la richiesta del Quirinale di ripristinare i tradizionali rapporti con i cugini d'oltralpe, Conte da ieri ha dalla sua anche la preoccupazioni degli imprenditori che lavorano con la Francia.

La posta in gioco alle elezioni di maggio è alta in tutti paesi europei e ancor più a Bruxelles. Lo scontro tra europeisti ed euroscettici sarà il tema dominante, ma Silvio Berlusconi è convinto che alla maggioranza giallo-verde le continue polemiche oltreconfine - con Francia, Malta, Olanda o Germania - servono anche «a coprire le difficoltà della nostra economia» nel tentativo di spostare in là la manovra correttiva.

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