Dopo 12 condoni gli italiani
aspettano a pagare le tasse

Dopo 12 condoni gli italiani aspettano a pagare le tasse
di Francesco Pacifico
Giovedì 4 Aprile 2019, 09:01 - Ultimo agg. 5 Aprile, 15:34
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Le adesioni sono salite a fine marzo a quota 443.570, con già 300 milioni di euro in più per le casse dello Stato. Poi c'è l'altra faccia della medaglia: l'Erario che incassa 900 milioni di euro in meno nella lotta all'evasione e i Comuni che già lamentano un buco potenziale da 4 miliardi di euro. È questo il bilancio della rottamazione ter, i cui termini scadono il prossimo 30 aprile e che la maggioranza gialloverde - con un emendamento al decreto Crescita - vuole estendere anche alle altre cartelle legate alle multe ai tributi locali (come Imu, Tari, Tarsu) finora non entrate nella pace fiscale. Intanto si segnala un trend di entrate comunque più lento rispetto a quanto registrato con la rottamazione bis del 2018, quando si recuperarono 2 miliardi e mezzo di euro.

Anche per questo, come già detto, il governo vuole estendere la pace fiscale alle tasse comunali e alle multe. Sempre l'esecutivo ha inserito la facoltà per i sindaci di accettare o meno. Ma a loro nome l'Anci si è detta molto preoccupata perché i crediti relativi a Tarsu, Ici, contravvenzioni stradali e rette scolastiche sono iscritti a bilancio. Anzi molto spesso sono necessari ai municipi per far quadrare i consuntivi.

In attesa di capire le modifiche in corso d'opera, gli esperti stimano per il 2019 un incasso vicino ai 2 miliardi di euro. Una cifra non piccola ma lontanissima da 4,7 miliardi di euro raccolti con la sanatoria voluta dai governi di centrosinistra nel 2017. Dietro questa tendenza c'è soprattutto la struttura del meccanismo di agevolazione voluto dall'attuale esecutivo: «il saldo e stralcio» è riservato soltanto alle persone fisiche e non alle aziende; può aderire chi ha denunciato nella dichiarazione dei redditi le cifre poi non saldate; viene favorito chi ha un Isee non superiore ai 20mila euro all'anno, con il risultato che con i redditi patrimoniali più alti non si paga più del 35 per cento del dovuto, grazie anche alla cancellazione di more e degli interessi.

 

Cinquestelle e Lega hanno sempre ripetuto che il provvedimento non voleva avvantaggiare i grandi evasori. Di conseguenza, e soprattutto al Sud, chi ne ha avuto accesso ha finito per lo più per sanare posizioni riguardanti cartelle Irpef, tra i mille e i 3.000 euro. Quindi non i grandi patrimoni, che avrebbero potuto garantire maggiori incassi all'Erario.

Due miliardi sono comunque più di un decimo di punto di Pil. E dal governo il sottosegretario all'Economia, Massimo Bitonci, ha espresso «grande soddisfazione per questo risultato». Eppure, visti i trend d'incasso, c'è - negli ambienti della maggioranza - più di un timore che non si raggiunga l'obiettivo di 11 miliardi di euro di incassi, da spalmare da qui prossimo quinquennio. Anche perché c'è da fare i conti con un altro effetto che la rottamazione ter sta causando, anche se soltanto indirettamente si può già capirne il peso: molti contribuenti che hanno aderito alle ultime rottamazioni, hanno deciso di non pagare le ultime rate previsti nei meccanismi del 2017 e del 2018, ben sapendo che le nuove regole volute dalla maggioranza giallo verde sono meno stringenti. Infatti si possono sanare le stesse rate precedenti a un tasso minore e in un tempo maggiore (con versamenti in 18 rate trimestrali che consentono anche lievi ritardi di massimo cinque giorni).

IL SOMMERSO
Ma allargando lo sguardo, si scopre che il boom di sanatorie registrate da questo governo (stiamo per avere la dodicesima) finisce più in generale per ridurre sia la propensione degli italiani a pagare le tasse sia per pregiudicare il lavoro fatto in questi dall'Agenzia entrate nella lotta al sommerso. Come detto, Cinquestelle e Lega hanno sempre smentito di voler fare condoni tombali e con un perimetro di azione omnibus. Ma gli ultimi dati forniti dall'ente hanno dimostrato che nel contrasto al sommerso attraverso le misure ordinarie nella definizione delle liti fiscali, come il concordato, il Fisco ha visto ridurre il recupero di 900 milioni di euro: siamo passati da 20,1 miliardi del 2017 ai 19,2 miliardi del 2018. Anche perché si rinvia il pagamento delle tasse nella speranza di nuovi e migliori condoni.
 
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