Lega-FdI, si rafforza l’asse: «Governare con la sinistra ci fa perdere le elezioni»

Lega-FdI, si rafforza l’asse: «Governare con la sinistra ci fa perdere le elezioni»
Lega-FdI, si rafforza l’asse: «Governare con la sinistra ci fa perdere le elezioni»
di Emilio Pucci
Martedì 19 Ottobre 2021, 22:06 - Ultimo agg. 21 Ottobre, 09:51
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Il tam tam nei gruppi parlamentari è partito un minuto dopo l’esito dei ballottaggi. Risultati che erano già attesi ma nella Lega il fronte di chi ritiene impossibile stare al governo con il Pd e il Movimento 5 stelle è cresciuto a dismisura. Alimentato in un primo momento dallo stesso Salvini che però ieri ha frenato. Non perché abbia giurato fedeltà all’esecutivo con una delega in bianco, ma semplicemente – spiega uno dei suoi fedelissimi – perché in questo momento l’obiettivo primario è passare all’incasso, poi si vedrà. «Meno tasse sul lavoro, con un taglio del cuneo fiscale di almeno 7 miliardi, nessun ritorno alla Fornero e attenzione a lavoratori precoci e lavori usuranti, stretta sui furbetti del reddito di cittadinanza, più soldi per le indennità dei sindaci: la Lega al governo – ha dettato il leader del partito di via Bellerio - è una garanzia per famiglie, lavoratori e imprese». Concetti ripetuti dopo il Cdm, con tanto di soddisfazione per le decisioni prese durante la riunione. 

La strategia ora è di cercare di alzare l’asticella, il bilancio si tirerà nelle prossime settimane. Ma quel grido di allarme - «insieme al Pd e M5s noi perdiamo» - è il refrain sussurrato continuamente. La prima contromossa è stringere un patto nel centrodestra «per un chiaro progetto alternativo» all’ex fronte rosso-giallo, far prevalere l’unità dell’alleanza e i numeri in Parlamento. «Ma se Draghi non ci dà ascolto la musica cambia», il ragionamento.

Insomma si strapperà solo se ci saranno le ragioni per farlo e si creeranno le condizioni adatte. Fratelli d’Italia tuttavia non ha intenzione di mollare la presa. Perché se la Meloni dice di non aver mai chiesto a Berlusconi e Salvini di rompere con Draghi, il convincimento nel partito è che prima o poi il segretario leghista dovrà arrivare a questa decisione. «È un governo spostato a sinistra, con molti tecnici di sinistra. O FI e Lega portano sul tavolo del Cdm provvedimenti riconducibili al centrodestra oppure è inutile che stiano dentro», dice un big di Fdi. 

Ora si attende il vertice tra i leader. Non è stato ancora fissato il giorno ma si terrà entro la fine della settimana. Il primo passo dovrebbe essere il rilancio di un programma comune, una serie di richieste che Lega e FI potrebbero portare a palazzo Chigi. Ma anche su questo punto non c’è ancora una posizione netta. Così come sull’eventualità di costituire un coordinamento parlamentare. Sotto traccia non mancano i malumori. Nella Lega, per esempio, per come si è mosso Giorgetti che - questa la tesi di un senatore ex lumbard - si è smarcato in maniera eccessiva, senza neanche portare in dote nelle urne il sostegno del mondo dell’imprenditoria.

La linea

Salvini tra due settimane farà partire il treno dei congressi. Per il segretario sarà l’occasione, oltre che di girare i territori, di fare chiarezza all’interno del partito. Tra i suoi fedelissimi c’è chi vedrebbe di buon occhio Giorgetti quale candidato alle elezioni in Lombardia per il post-Fontana ma il dossier è prematuro. In ogni caso l’ex ministro dell’Interno non ha intenzione di abbassare la guardia. Ieri è andato lancia in resta allo scontro con il ministro Lamorgese. E anche sul tema del Green pass non è disposto a cambiare idea. Ma nella Lega è sempre più forte la richiesta al leader di dettare una linea chiara. «Perché – ragiona un big del partito di via Bellerio – ha ragione la Meloni quando dice che il centrodestra ha tre visioni differenti sul governo». Andare così alle elezioni sarebbe «un suicidio», la tesi. Ma Berlusconi è tornato a Roma anche per mettere i puntini sulle i sul sostegno all’esecutivo: «FI resta agganciata al governo», la rassicurazione fornita ai big azzurri. L’exit strategy sarebbe quella di mandare Draghi al Colle. È l’idea della Meloni che ha sfidato il segretario dem Letta su questo terreno ma è anche il piano di Salvini per poter avere campo libero in vista del voto. «Dopo una sconfitta la squadra si riunisce nello spogliatoio a riflettere», sintetizza un altro big del centrodestra. E la prossima partita da vincere è quella del Quirinale. Il Cavaliere ci spera, Salvini e Meloni sperano invece che il prescelto sia l’attuale premier.

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