Michele Emiliano e il rilancio del Pd: «Servono dirigenti del Sud, basta macchiette e satrapi»

Michele Emiliano e il rilancio del Pd: «Servono dirigenti del Sud, basta macchiette e satrapi»
di Valerio Esca
Domenica 2 Ottobre 2022, 11:00 - Ultimo agg. 16:08
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Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia, il Pd ha raccolto poco al Sud. Come lo spiega?
«Attualmente il risultato del Pd in Italia è una sorta di soglia tecnica della tenuta democratica del fronte che presidia la Costituzione. Il Pd ha dovuto sostenere governi prima guidati dal M5s e poi da Draghi, peraltro in contraddizione con il risultato politico del 2018 che lo aveva consegnato all'opposizione con il 18,7%, meno di questa tornata. La Meloni, nella fase che richiedeva unità e responsabilità, si è disinteressata dei suoi alleati di centrodestra che ha più che doppiato nelle ultime elezioni e, soprattutto, si è disinteressata dell'Italia pensando solo ad aumentare il proprio consenso».

Quali errori sono stati commessi?
«Se il Pd avesse tenuto la sua stessa linea e si fosse limitato a criticare il governo Lega-5Stelle e poi non avesse contribuito al Conte bis, sarebbe cresciuto nei sondaggi.

Ma il nostro rapporto con il Paese, la nostra identificazione con la Repubblica italiana, l'Unione Europea e l'Alleanza atlantica, ci hanno sempre orientato ad assumere ruoli di governo. E questo nonostante fossimo usciti sconfitti dalle precedenti elezioni politiche. Addirittura questa condizione è diventata un'accusa di poltronismo, anziché un merito. Zingaretti si è dimesso per favorire questo percorso, incarnando quel senso di responsabilità. E Letta ha assunto il compito di guida contando sulla sua fede nel Paese, il suo prestigio internazionale di ex presidente del Consiglio e di simbolo del superamento degli errori del renzismo che ci aveva prima spinto verso il Governo Conte-bis, salvo poi lasciarci in mezzo al guado determinando la scissione. Ci siamo sfiancati nel rapporto col Governo per fronteggiare i momenti più difficili della storia recente».

E quale risultato ha prodotto?
«Se siamo riusciti a vaccinare e curare gli italiani nella pandemia, a convincere l'Ue a varare il Pnrr del valore di 200 miliardi ridando speranza all'Italia, ad approvare misure economiche che hanno salvaguardato imprese e famiglie è grazie anche al contributo del Pd. Sapevamo che c'era un rischio di dissolverci elettoralmente per compiere il nostro dovere. Compresa l'apertura sincera e leale al M5s. Ma l'Italia è sempre venuta prima. E se nonostante questo il Pd ha tenuto, attestandosi come secondo partito italiano con quasi il 20% preso da solo e dopo la scissione del suo ex segretario, questo è significativo. La Lega nella nostra stessa posizione si è dimezzata e Forza Italia esiste ancora solo per Berlusconi. Questo valore politico ed elettorale del Pd non merita le invettive di chi vuole scioglierlo. Il Pd è un valore per l'Italia, per l'Ue e per l'Alleanza Atlantica con gli americani: indispensabile come una missione di salvataggio di tutto ciò che veramente conta».

Il centrodestra ha sfondato al Nord e Fdi è cresciuto al Sud. Il M5S è il primo partito del Mezzogiorno. Cosa è successo nel Paese?
«La destra, ormai va chiamata cosi perché non ha nulla di centro, si è fermata in Italia al 44% e in Puglia addirittura al 41% nella competizione a lei più favorevole, le politiche. In Campania e Puglia col 41% alle regionali sarebbero stati spazzati via. Il Sud è centrale nella resistenza democratica italiana e nel nuovo corso del Pd. Servono leader meridionali non più trasformati in macchiette o in satrapi che gestiscono potere. In identiche circostanze nessuno muove queste accuse in Emilia o in Toscana dove pure il centrosinistra governa da decenni. Il Pd non ha ancora pienamente rivendicato i traguardi raggiunti dalla classe dirigente che abbiamo al Sud che è di qualità, che ha espresso il presidente di tutti i comuni d'Italia Decaro, pugliese come il ministro delle Regioni che ha saputo fronteggiare la pandemia quando ancora non avevamo i vaccini, Boccia, insieme al ministro Speranza, lucano, solo alcuni tra tanti esempi. La Puglia ha fatto progressi che sono davanti agli occhi di tutti, risultati che il Pd dovrebbe intestarsi come esempio di buon governo».

Il Pd deve riaprire il dialogo con il M5S per ricostruire quel campo largo?
«Il Pd, sulla base dell'esperienza di buon governo in Puglia e Campania, deve assumere un ruolo forte nelle politiche del fronte progressista, facendo alleanza col M5S. Il provvedimento del Governo Conte sulla decontribuzione fiscale sugli stipendi al Sud che ha favorito assunzioni, investimenti e aumento dei salari, deve diventare una misura permanente almeno sino a quando il Sud non avrà raggiunto livelli di sviluppo pari a quelli del Nord. Basta con le sperequazioni nelle infrastrutture, nei trasporti, nella sanità tra Sud e Nord».

Verso il congresso. Anche questa volta il Pd pare che per la segreteria alla fine punterà su una figura di Centronord. Il partito non rischia di appiattirsi ulteriormente sugli interessi di quella parte del Paese?
«Il congresso dovrà ricostruire le ragioni dello stare insieme. Il superamento della questione meridionale dev'essere obiettivo comune, l'autonomia rafforzata è impraticabile alle attuali condizioni, altrimenti il Sud esploderà e sarà impossibile contenere la rabbia popolare».

Il Pd in campagna elettorale ha difeso strenuamente il reddito di cittadinanza. Oggi però qualcuno comincia a dire che serve modificarlo. È d'accordo?
«È una misura prescritta dall'Unione europea che, come ogni ammortizzatore universale, può essere migliorata». 

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