Migranti, sì alla carta blu per specializzati e laureati

In Cdm l’adeguamento alle norme Ue: corsie preferenziali per chi ha un titolo. Stipendio minimo di 27mila euro l’anno, porte aperte anche a medici e infermieri

Migranti, sì alla carta blu per specializzati e laureati
Migranti, sì alla carta blu per specializzati e laureati
di Francesco Bechis
Martedì 17 Ottobre 2023, 00:37 - Ultimo agg. 18:15
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Pugno duro sui rimpatri dei migranti irregolari. Mano morbida per i migranti regolari che vogliono lavorare in Italia. A patto che abbiano una laurea. È l’altro lato del rebus immigrazione cui il governo mette mano con un nuovo decreto licenziato dal Consiglio dei ministri.

Un vademecum per aprire il mercato del lavoro italiano ai «cittadini stranieri altamente qualificati», in attuazione della direttiva Ue sulla “Carta Blu”, il permesso di lavoro europeo per i lavoratori di Paesi terzi. Cosa cambia? La novità sta nell’apertura di canali preferenziali per gli stranieri che hanno un titolo di studio «di istruzione superiore di livello terziario» o di «una qualificazione professionale di livello post-secondario di durata almeno triennale». 


LE NOVITÀ
Già oggi la legge prevede il rilascio di permessi di lavoro per periodi superiori ai tre mesi ai migranti qualificati.

Anche se, nella pratica, una serie di rigidi requisiti finiscono per scoraggiare l’arrivo di lavoratori stranieri diplomati e laureati. Ebbene, alcuni ostacoli sono rimossi dal decreto approvato a Palazzo Chigi. Fra questi, la possibilità di svolgere contemporaneamente alla professione qualificata un lavoro autonomo e di cercare in Italia un nuovo impiego qualora lo straniero perda il lavoro connesso al permesso.

O ancora, un iter più semplice per il ricongiungimento famigliare: cioè la concessione del permesso di soggiorno a un parente del lavoratore qualificato che voglia raggiungerlo in Italia. Lo scivolo per i lavoratori qualificati non è casuale. Risponde a una crescente domanda da parte di intere categorie a corto di personale formato. La Sanità è ormai un caso noto. Nelle corsie degli ospedali italiani mancano medici, infermieri, dipendenti sanitari. Anche questo vuoto potrà essere in parte colmato dagli stranieri laureati a cui si rivolge il nuovo decreto, che amplia la platea di beneficiari del permesso di soggiorno alle professioni “regolamentate”. Incluse «le attività attinenti al settore sanitario». Se dunque il governo lavora per restringere i canali di accesso dei migranti illegali con i nuovi decreti sui rimpatri accelerati e il raddoppio dei Centri di permanenza e rimpatrio (Cpr), l’obiettivo è invece di allargare i canali di migrazione legale. Da un lato con il decreto flussi, che nella sua nuova formulazione ha durata triennale e apre le porte del mercato del lavoro italiano a più di 400mila migranti regolari da qui al 2025. Dall’altro con il nuovo decreto sulla Carta blu. 


Per i migranti “qualificati”, ovvero laureati, le maglie si allargano a vista d’occhio. Fra le nuove regole, la previsione di uno stipendio lordo minimo da assicurare ai lavoratori stranieri istruiti. Per i migranti ci sarà un salario minimo, ma calcolato su base annuale. Che non potrà essere «inferiore alla retribuzione media annuale lorda come rilevata dall’Istat». Stando ai dati del 2023, la soglia minima corrisponde a 27mila euro annui. Queste le condizioni per il mercato italiano. Anche se, come prevede la direttiva Ue trasposta dal governo, il lavoratore straniero qualificato cui il questore rilascia la “Carta blu” può liberamente muoversi all’interno degli Stati membri e cercare un’altra occupazione. Sicché starà ai singoli Stati europei garantire le migliori condizioni per “trattenere” in casa i lavoratori qualificati di cui più hanno bisogno. Dalla messa a disposizione di corsi di lingua al sostegno per trovare un alloggio o una sistemazione.

 
LE DIFFICOLTÀ
Il problema, dunque, non sarà tanto convincere gli stranieri a lavorare in Italia. Quanto convincerli a restare. Più facile a dirsi che a farsi. Secondo Eurostat, il 67 per cento dei lavoratori extracomunitari nel nostro Paese è sovraqualificato. Donne e uomini che hanno i requisiti (ad esempio la laurea) per svolgere professioni qualificate: medici, ingegneri, professori, architetti. E invece si ritrovano costretti a svolgere lavori che nulla hanno a che vedere con i loro titoli: colf, badanti, collaboratori domestici, camerieri. 
In altre parole, anche per chi ha i titoli “cercare fortuna” in Italia può rivelarsi un’illusione. Complice una burocrazia che rallenta e scoraggia, è il caso del mancato riconoscimento di titoli di studio ottenuti nei Paesi di provenienza. A queste contraddizioni prova a mettere mano il decreto sulla Carta blu. L’ultimo tassello della strategia del governo per gestire i flussi. Porti chiusi ai migranti irregolari e senza diritto di asilo. Porte aperte a chi può lavorare e ha i titoli per farlo. 
 

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