Migranti in fuga da Rocca di Papa, addio modello Diciotti: ora tolleranza zero

Migranti in fuga da Rocca di Papa, addio modello Diciotti: ora tolleranza zero
di Simone Canettieri e Franca Giansoldati
Giovedì 6 Settembre 2018, 10:00 - Ultimo agg. 14:47
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Da una parte lo stupore di una Chiesa «basita» per questo epilogo; dall'altra un Viminale che, messo davanti al fallimento dell'operazione Diciotti, ora invoca tolleranza zero per gli sbarchi. A naufragare però è tutto il modello di cui si era favoleggiato appena i migranti sono arrivati nel centro di Rocca di Papa. Lo scorso 30 agosto, il ministro dell'Interno aveva dichiarato: «Sono contento di aver avviato un percorso tra Stato e Chiesa perché queste persone - ha ribadito - sono completamente, economicamente a carico dei secondi». E quindi, concludeva la settimana scorsa, «una volta tanto non pagheranno i contribuenti italiani, ma le organizzazioni ecclesiastiche che si organizzeranno dove e come vorranno». Peccato che quando giustamente hanno voluto tagliare la corda i migranti lo hanno fatto. E così, in un grande gioco degli equivoci, è avvenuto il naufragio del modello Diciotti, che aveva fatto incuriosire anche il Papa. Dal Viminale per cercare di uscire dall'imbarazzo non possono fare altro che rafforzare la proposta: azzerare gli arrivi e cambiare le leggi. Da un certo punto di vista, la fuga dal centro di Rocca di Papa aiuta la narrazione politica del leader della Lega ma fa sfumare qualsiasi tipo di collaborazione tra Stato e Chiesa su una materia così complicata.
 
Spiazzati. Disorientati. Confusi. Alla Cei una eventualità del genere non era proprio prevista. Chi poteva immaginare la dipartita di più di un terzo dei migranti ospitati nel centro Mondo Migliore a Rocca di Papa? Nessuno aveva messo in conto, nemmeno durante la fase delle trattative con il ministro dell'Interno, che i migranti si sarebbero trasformati in fuggitivi.

Naturalmente al centro gli eritrei non erano affatto in prigione, avevano ampia libertà di movimento e potevano entrare e uscire come volevano dalla struttura che ha funzionato nell'emergenza, dopo il loro sbarco dalla nave Diciotti. La Caritas stava procedendo con le partenze scaglionate per dirigere le persone nelle trenta diocesi che si erano rese disponibili. I trasferimenti erano già organizzati, il piano accoglienza della rete cattolica procedeva senza problemi, senza inghippi, e tutto stava filando via nel modo migliore dando significato alla collaborazione inedita che aveva portato alla immediata sistemazione di 177 persone. Tutte a carico dei vescovi italiani, vitto, alloggio e altre spese. Papa Francesco era soddisfatto, aveva seguito gli sviluppi da Dublino, dove si trovava domenica scorsa assieme al cardinale Gualtiero Bassetti, quando è stato siglato il patto tra il ministro Salvini e don Ivan Maffeis. Ora la fuga ha reso tutto più complicato e ha modificato le prospettive perché pare scontato che se mai si dovessero ripresentare altri casi analoghi alla Diciotti, il modello non verrà più replicato, visto il flop. Il direttore della Caritas, don Francesco Soddu che in questi giorni aveva in mano il piano delle partenze, fa da portavoce al disorientamento generale. «Sono persone libere e nessuno era detenuto. La struttura non ha il compito di trattenerli. Così alcuni di loro hanno rinunciato al percorso per richiedere l'asilo assistiti dalle Diocesi. Si sono allontanati perché evidentemente non vogliono rimanere in Italia». Per ironia della sorte, proprio nel giorno in cui è stata appurata dal Viminale la sparizione di 50 persone, Papa Francesco per fare festa e dare loro il benvenuto ieri ha spedito a Rocca di Papa il suo Elemosiniere, il cardinale Kraiewski con 20 mila gelati. «Erano il piccolo segno della carezza di Papa per loro». Evidentemente ai desaparecidos interessava più la clandestinità per raggiungere Francia, Germania, Svezia, Olanda.

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