Nato, il pressing dell'Italia: «Fondi per l'hub di Napoli»

Nato, il pressing dell'Italia: «Fondi per l'hub di Napoli»
di Valentino Di Giacomo
Mercoledì 11 Luglio 2018, 07:00 - Ultimo agg. 17:59
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«L'Italia chiederà al vertice Nato un maggiore impegno verso il fianco Sud, quindi verso il Mediterraneo, e ci aspettiamo in tal senso un potenziamento dell'hub di Napoli». In vista del summit dell'Alleanza Atlantica che si terrà oggi e domani a Bruxelles, il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi che sarà al vertice insieme al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha fissato le linee programmatiche. La richiesta è che l'hub di Lago Patria, inaugurato lo scorso settembre, rappresenti realmente una risorsa strategica per la lotta al terrorismo e ai traffici di esseri umani nel Mediterraneo. Ad oggi la struttura è ancora in una fase definita di «initial capability»: in pratica esiste il progetto, ma le risorse destinate per la piena capacità dell'hub sono ancora scarse per poter operare a pieno regime.
 
L'istanza di una «piena operatività» della struttura partenopea era già stata annunciata un mese fa dallo stesso ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, negli incontri preparatori al vertice che si svolgerà oggi. Una linea ribadita anche da Moavero Milanesi. «Ci sono molti elementi - ha spiegato il titolare della Farnesina - che portano a ritenere che sui barconi ci siano anche dei combattenti di ritorno e minacce terroristiche». A confermare i timori del ministro anche il caso dei due migranti gambiani arrestati le scorse settimane proprio a Napoli che, dopo essersi addestrati nei campi libici dell'Isis in Libia, avevano manifestato la volontà di commettere un attentato. Nel piano originario l'hub di Lago Patria doveva servire proprio per condividere informazioni sui flussi migratori e i movimenti dei terroristi di Daesh, con particolare attenzione ai cosiddetti foreign fighter di ritorno. Pericoli che l'Italia avverte con maggiore sensibilità essendo esposta morfologicamente più di altri Paesi sul Mediterraneo.

Fino ad oggi però gli Usa hanno preferito concentrare le proprie attenzioni e gran parte delle risorse Nato per rilevare con maggiore impegno le minacce provenienti dal fronte dell'Europa orientale e per monitorare le spinte espansionistiche della Russia, soprattutto verso l'Ucraina. Il Mediterraneo, con la Libia, è divenuto nel corso del tempo un'area di minor interesse nella strategia militare americana. A inficiare sui mancati progressi della struttura di Lago Patria anche l'accesa discussione sui fondi da destinare al Patto Atlantico: Trump pretende che ogni Paese versi almeno il 2 per cento del Pil alle spese militari, ma ad oggi l'Italia è ferma all'1 per cento al pari di molti partner europei. Su questo punto è prevedibile che anche oggi, nel corso del vertice, Trump possa nuovamente impuntarsi ed è stato lo stesso Segretario Generale della Nato, Jens Stoltenberg, a manifestare ieri le proprie preoccupazioni sul buon esito del summit.

L'istituzione della struttura al Joint Force Command di Napoli fu decisa due anni fa dai leader Nato al vertice di Varsavia. Si prevedevano funzioni di monitoraggio e gestione delle informazioni relative alle minacce provenienti dal fianco Sud, contribuendo alla consapevolezza e alla prontezza di risposta dei Paesi Nato in caso di minacce immediate. Era prevista una grande attenzione verso la Libia ed era stato lo stesso presidente libico al-Serraj a chiedere formalmente un supporto alla Nato. Ad oggi il piano è rimasto quasi del tutto inattuato, all'inaugurazione della struttura solo un'ala dell'edificio risultava operativa e quello che doveva diventare il centro di intelligence di tutta l'Alleanza atlantica per la regione mediterranea non è mai decollato.
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