Ue, Salvini spinge Conte verso Orban ma il premier teme sanzioni: «Scelgo io la linea»

Ue, Salvini spinge Conte verso Orban ma il premier teme sanzioni: «Scelgo io la linea»
di Marco Conti
Lunedì 1 Luglio 2019, 06:30 - Ultimo agg. 13:02
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BRUXELLES - Quando il presidente del Consiglio Giuseppe Conte arriva a Bruxelles la candidatura del socialdemocratico olandese Frans Timmermans a presidente della Commissione europea, è in bilico. Conte però non affonda il colpo e, a differenza del Salvini del giorno prima, si propone in maniera più costruttiva. «È una candidatura che valuteremo», sostiene Conte rimanendo un po' nel vago di un'Italia interessata «a che vi siano forti personalità che sappiano interpretare il momento critico che affronta l'Europa e che aiutino a costruire un'Ue più solida e forte».
 
Ciò che interessa Conte è quella che chiama la «logica di pacchetto», rispettando tutti i criteri, anche quello geografico e di genere.

Ovvero l'Italia è tra quei paesi che, tagliati fuori dalle trattative tra Germania, Francia, Spagna e Olanda, prima di esprimersi su un possibile presidente della Commissione, vuole avere il quadro complessivo delle candidature per i posti più importanti.

Quindi, sapere chi si pensa di proporre non solo per la presidenza della Commissione ma anche del Parlamento, per la poltrona di rappresentante per la politica estera e di presidente del Consiglio europeo. Ma, soprattutto, chi andrà a guidare la Banca Centrale Europea.

Uno stop alla logica della margherita, con la quale Germania e Francia pensavano di risolvere la questione della presidenza della Commissione lasciando in sospeso il resto, ma senza minacce di veti.

D'altra parte la partita delle nomine si intreccia con quella della trattativa sulla procedura per debito eccessivo, su cui la Commissione domani dovrà prendere una decisione. Ovviamente la procedura sul debito di Roma «non è in discussione», come ricorda il presidente uscente della Commissione Jean Claude Juncker, ma in Italia i due temi si sovrappongono anche per la perfetta coincidenza temporale.

Appena giunto nel palazzo di Justus Lipsius, Conte incontra la Cancelliera Merkel e il presidente francese Macron. In mezzo un bilaterale con i leader di Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia, al quale Conte partecipa dopo averlo promesso a Salvini.

Con il leader della Lega Conte ha avuto un lungo colloquio telefonico prima di entrare nei palazzi della Commissione. Ma se Salvini continua ad opporsi a Timmermans, molto diversa la posizione del M5S. Anche con Luigi Di Maio il presidente del Consiglio ha fatto il punto prima del vertice. I grillini continuano a muoversi con molta cautela avendo però ben presente che il social democratico Timmermans ha nel suo programma il «salario di cittadinanza Europeo».

Malgrado la cambiale pagata all'alleato, Conte ha preteso «mani libere» dai suoi due vice e non intende farsi schiacciare sulla linea dei paesi Visegrad. Non solo perché tra i quattro c'è chi tira su muri (Orban) e tutti non accettano di farsi carico nemmeno di un migrante, ma soprattutto perché minacciare veti e minoranze di blocco significa rendere ancor più complicati i rapporti del nostro Paese con i confinanti.

A poche ore dal giudizio che la Commissione dovrà dare sui conti italiani non conviene creare tensioni con i big europei. Questa sera Conte riunirà il Consiglio dei ministri nel quale verrà varata la nota di aggiornamento, e il presidente del Consiglio non sembra essere in grado di garantire più di tanto la Commissione Ue sulla traiettoria' del debito pubblico.

Nella lunga notte del Consiglio europeo, a Conte non sono mancate le occasioni per cercare di sondare gli umori, ma la sensazione è che sarà difficile che possa arrivare una completa assoluzione sul debito contratto e sugli impegni già presi per il nuovo anno.

La Commissione si attende una legge di assestamento di bilanci con una correzione di 8-9 miliardi sui conti del 2019.

L'Italia si appresta a proporre sei-sette miliardi di risparmi di spesa e di maggiori entrate necessari per riportare il deficit al 2,1%. Nessuna legge, però, e impegni per il 2020 che rischiano di essere un po' troppo vaghi per non rischiare di essere rimandati ad ottobre.

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