Referendum sul 2x1000: Conte sempre più isolato, è bufera nei cinquestelle

Referendum sul 2x1000: Conte sempre più isolato, è bufera nei cinquestelle
di Valentina Petrucci
Martedì 30 Novembre 2021, 07:00
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«Lui vuole un partito, non un movimento politico. Ecco perché gli servono soldi, qui non paga più nessuno». È tutta in queste parole di un deputato di lungo corso la parabola discendente della leadership di Giuseppe Conte, la cui credibilità nel gruppo parlamentare si sgretola definitivamente con la scelta autocratica di ricorrere al finanziamento del 2x1000: oggi si conclude il voto online avviato ieri sulla piattaforma SkyVote. È l'ultimo tassello che scivola via dall'identità del Movimento 5 Stelle delle origini e le accuse contro il suo fautore crescono sempre più. «Nelle rare occasioni in cui si confronta con gli eletti usa dire voi del Movimento, non noi - confida un senatore pentastellato - questo riassume bene quanto Giuseppe Conte si senta parte di questo gruppo, vale a dire per niente». Le fila dei suoi avversari interni, ad oggi, sono così disposte: alla Camera, l'ex premier, ha più della maggioranza dei deputati contro, mentre al Senato, dopo la brutta caduta sul tentativo di rieleggere Ettore Licheri come capogruppo, conta soltanto pochissimi consensi e - spiega un illustre grillino - «anche chi è dalla sua parte non ne condivide e accetta i modi». La decisione di infrangere l'ultimo principio dell'ortodossia grillina - accedere ai fondi pubblici per sostentare il partito - a detta di tanti interni al gruppo nasce dalla necessità di recuperare il denaro che gli eletti non versano, perché, come spiega una nota deputata «chi non sarà ricandidato, non verserà niente come già succede». Dal canto suo Conte cerca di placare gli animi e spiega: «Affrontiamo questo passaggio in maniera serena, valutando liberamente e scegliendo consapevolmente. Se prevarranno i sì, ogni contribuente potrà decidere di destinare, per sua libera scelta, il 2x1000 al Movimento; nel caso in cui prevarrà il no, non cambierà nulla».

La vicenda del 2x1000, però, ha fatto andare su tutte le furie anche il garante Beppe Grillo che, amareggiato e contrariato, gli avrebbe promesso nuovamente battaglia e che, attraverso il suo organo (il comitato di garanzia, ndr), sarebbe pronto a rendere ancora più difficile la vita politica di Giuseppe Conte, visto ormai dai più come un padre padrone: «Dall'oggi al domani, senza parlarne con nessuno, senza discutere con il gruppo, ha deciso l'accesso ai fondi del 2x1000. Ha fatto finta di essere contrario ai caminetti, ma con i suoi vice li fa», è lo sfogo di un ex contiano che, come molti altri, ha preso le distanze dal neo leader negli ultimi periodi. Tra questi anche la ministra Fabiana Dadone

La reazione di Giuseppe Conte al dissenso e alla recrudescenza delle tensioni intere non è stata distensiva. A raccontarlo sono in tanti tra i vertici grillini anche vicini all'ex premier, che avrebbe incaricato i suoi di prendere in disparte ogni deputato e senatore riferimento delle correnti interne e fare sapere loro che chi non lo appoggia non sarà ricandidato. «Manda i suoi a dirci che non ci ricandida se non lo appoggiamo», conferma un illustre senatore che ha ricevuto l'aut aut di Conte come tanti al primo mandato. Eppure, come da regolamento nello statuto, anche sulle prossime candidature l'ultima parola sarà affidata al presidente del comitato di garanzia, il ministro degli esteri Luigi Di Maio che ha ritrovato popolarità nel gruppo e che, in tanti, auspicano torni ad essere leader soppiantando Giuseppe Conte.

Tra gli infiniti tentativi dell'ex premier di accaparrarsi il consenso interno alle Camere, c'è anche stato quello con Davide Crippa, al quale Conte avrebbe promesso un ruolo nei comitati che si appresta a costituire, pur di evitare una sua ricandidatura da capogruppo. Il diniego di Crippa avrebbe poi reso necessario a Conte il tentativo di aprire una trattativa in favore di Vittoria Baldino come capogruppo alla camera, anche questo naufragato.

«Qualche giorno fa siamo riusciti ad incontrarlo, abbiamo portato delle proposte, ma nonostante mostrasse approvazione non ha seguito nessuno degli spunti che gli abbiamo dato», racconta un deputato grillino. «È un'altra assurda iniziativa di Giuseppe Conte, proprio come quella della Rai, ricordi?», sorride un senatore mentre spiega che i termini per la presentazione della richiesta di accesso al 2x1000 nell'anno in corso scadono oggi e, dunque, anche volendo il Movimento potrebbe usufruirne soltanto nel 2023. 

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Ma la convinzione che aleggia nel gruppo è che l'ex premier potrebbe già non essere più il leader del Movimento nel 2023 e sono in tanti a scommettere sulla sua débâcle, per qualcuno già annunciata: «Di questo passo Giuseppe non mangia il panettone», rivela un deputato al secondo mandato.

Se ad esporsi pubblicamente contro l'accesso ai fondi del 2x1000, durante l'ultima assemblea, sono stati Vito Crimi, Danilo Toninelli e Claudio Cominardi, c'è una fetta vastissima di dissenso che non è stata ancora manifestata al leader e che, con grande probabilità, si manifesterà nella prima occasione disponibile in cui Conte dovrà misurare il suo peso specifico all'interno del gruppo: «Se non hai il controllo del gruppo non puoi pensare che le tue indicazioni di voto saranno assecondate, Conte questo deve aspettarselo». 

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