Né nera né bianca. Alla fine il tavolo sul salario minimo tra governo e opposizioni si è risolto con una fumata grigia e un rinvio «in campo neutro». Giorgia Meloni infatti, spiazzando i leader di minoranza che si attendevano «una controproposta» e motivando l’accelerazione che ha portato ad una convocazione per l’11 agosto, ha avanzato l’idea di spostare il confronto dal Parlamento (dov’è già stato depositata un testo firmato da Pd, M5s, Azione, Alleanza Sinistra/Verdi e +Europa) al Cnel. Ovvero di ampliare il discorso dal salario minimo al lavoro povero, istituzionalizzare il dialogo con i sindacati, ottenere una relazione che stabilisca quali siano le necessità dei lavoratori italiani e - possibilmente - arrivare ad una soluzione da inserire già in legge di bilancio («Entro 60 giorni»). «Se pensiamo di dare una risposta semplice a un tema complesso rischiamo di creare più danni di quelli che vogliamo risolvere» chiosa Meloni quando, al termine delle dichiarazioni dei suoi “ospiti”, parla ai cronisti in piazza Colonna.
LE CRITICHE
«Un modo per buttare la palla in tribuna» secondo Giuseppe Conte, il più critico del fronte di minoranza, contro cui la premier è anche sbottata («Non ricordo la minoranza convocata a Chigi quando eri premier»). Più possibilista invece Elly Schlein che però, prima di annunciare che le opposizioni proseguiranno con la raccolta firme per una proposta popolare, a favor di telecamera si mostra scettica: «La maggioranza ha gli strumenti per fare gli approfondimenti che vorrà fare e presentare una sua proposta, aspetteremo di confrontarci su questa». Fonti dem spiegano come non possano considerare il Cnel «un giusto mediatore».
La parte del più conciliante, come da attese, spetta quindi a Carlo Calenda che se da un lato avalla «la visione più ampia» su cui intende ragionare Palazzo Chigi, dall’altra rivela che nella mini-riunione tenuta dai leader a margine del tavolo, «abbiamo deciso come opposizioni di continuare la nostra battaglia». Esattamente ciò che si aspettava l’esecutivo, rappresentato ieri anche dai vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, assieme alla ministra del Lavoro Marina Calderone.
LE PROPOSTE
Del resto, spiega proprio uno dei presenti al vertice per conto del governo, «noi non abbiamo chiesto di ritirare le loro proposte, ma solo che siano disposti ad ampliare il dialogo».
IL PRELIEVO
Mentre la presidente del Consiglio cerca di risolvere il nodo salari, poi, rimane aperto anche quello della tassa sugli extraprofitti alle banche. Ieri sera Tajani in una manifestazione a Sabaudia è tornato a chiarire la posizione di Forza Italia. «Il testo normativo va scritto con equilibrio - ha detto - perché non deve essere una penalizzazione o una patrimoniale nascosta. Finché Forza Italia sarà al governo non ci sarà nessuna patrimoniale». In Parlamento, quindi, si dovrà cercare il compromesso tra le forze di maggioranza.