Se Napoli ha perso la visione

di Pietro Perone
Lunedì 11 Novembre 2019, 08:01
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Si sostengono a vicenda il presidente della Camera Roberto Fico e il sindaco Luigi de Magistris che da alcuni giorni duettano come mai avvenuto prima d'ora. Anche sabato il numero uno di Montecitorio ha sostenuto che una consiliatura, al pari di una legislatura, deve durare il tempo previsto.
L'altro ha subito rilanciato denunciando «trabocchetti istituzionali» e tentativi «subdoli» messi in atto durante il suo mandato, prima con la sospensione e ora con la mozione di sfiducia. Non sarà comunque un voto voluto dalle opposizioni in Consiglio comunale a fermare il sindaco: mancano i numeri e non c'è alcuna determinazione a coinvolgere altre forze in quella che appare come una battaglia di bandiera, il tentativo a tre anni dalle elezioni per chi è minoranza a rendersi almeno visibile. È infatti molto probabile che de Magistris riesca a reggere anche questa volta grazie all'ennesimo rimpasto in giunta, facendo diventare assessore chi oggi fa parte del gruppo dei ribelli, mentre ad altri verrà promessa una candidatura alla Regione sotto il simbolo di DemA nella speranza di qualche seggio.

Una «risistemata» al Palazzo che anche stavolta servirà a mascherare il gravissimo deficit politico di questi anni «arancioni», la mancanza assoluta di una visione politica della città. È da almeno un decennio che non si discute di cosa fare di Napoli e se l'epoca del centrosinistra è passata alla storia con il Regno del possibile, tentativo ambizioso di riqualificazione del centro storico, al pari dell'era bassoliniana con la riconversione dell'area ex Italsider di Bagnoli e della zona Est, quale grande idea porterà invece il nome del sindaco de Magistris?

Dopo otto anni di guida ininterrotta del terzo Comune d'Italia sarebbe dunque il momento dei bilanci e non più degli slogan, ma anche questa volta il dibattito non ci sarà e con esso la mancanza di un confronto vero sul futuro. Si continuerà a gestire il potere amministrativo senza avere un orizzonte, quello che dovrebbe anche servire a colmare il vuoto lasciato dalle ideologie. Si preferisce dunque andare avanti alla rinfusa, rincorrendo le emergenze quotidiane senza riuscire molto spesso a risolverle. Il deficit finanziario, che il sindaco sostiene ormai da troppi anni di avere ereditato, diventa il «pannicello caldo» per tutti i mali della città: la mancanza di personale serve a giustificare la chiusura di servizi essenziali, come lo scuolabus per i portatori di handicap o il rilascio dei permessi per consentire ai genitori di poter parcheggiare l'auto davanti all'istituto scolastico. Finanche 'A Livella di Totò è stata tradita il 2 novembre scorso quando al cimitero c'è stato chi non ha potuto accendere la lampada votiva davanti al proprio defunto a causa di un contenzioso, forse evitabile, tra le nuova e la vecchia ditta. E così via, con la metropolitana che funziona a singhiozzo e le voragini che si aprono senza un perché.
In compenso i turisti scelgono sempre più Napoli, ma non si intravede un progetto di lungo respiro in grado di far diventare sistema quanto di buono è stato fatto in questo campo. Una rete dell'accoglienza europea e trasparente, senza più B&B nati nei palazzi occupati dalla camorra e l'assenza di controlli che consentono il perpetrarsi di piccole e quotidiane truffe nei confronti di chi visita la città, dal tassista che fa il giro lungo per far scattare il tassametro, al caos a cui assistiamo ogni volta che arriviamo alla Stazione Centrale.

Problemi «minimi», ma è proprio la mancanza di una visione della città a scatenare il declino e l'assenza di idee forti, quelle capaci di suscitare speranze e passioni, e ciò rischia di deteriorare anche i meccanismi della democrazia. Non è un caso se il Consiglio comunale continua ad andare deserto ormai da quattro mesi e se la politica riduce la propria funzione a qualche cambio di assessore invece di provare a immaginare la Napoli dei prossimi vent'anni cercando, ovviamente, di far funzionare la città del presente.
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