Silvio Berlusconi, cuore napoletano: dal primo G7 al “fortino” di Forza Italia

In città il debutto sulla scena internazionale ma anche il primo avviso di garanzia nel 1994

Silvio Berlusconi a Marechiaro
Silvio Berlusconi a Marechiaro
di Gigi Di Fiore
Lunedì 12 Giugno 2023, 23:06 - Ultimo agg. 13 Giugno, 16:38
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«Sono un napoletano nato a Milano» affermò convinto alla Mostra d’Oltremare, tra gli applausi e la solita folla che l’ha sempre accolto nel capoluogo campano. Di nuovo a Napoli, Silvio Berlusconi, in quel maggio 2022. Di nuovo in una città che, dalla sua «discesa in campo» del 1994 nella politica, è rimasta sempre suo riferimento ideale. Forse uno dei suoi luoghi che gli ha regalato più sorrisi. Dopo la convention di Forza Italia che non volle disertare nonostante i suoi 85 anni, il cavaliere fece una puntatina da «Cicciotto» a Marechiaro con la compagna Marta Fascina, cantò «Malafemmena» con un posteggiatore improvvisato, ribadì di avere «molti amici a Napoli, simpatici e spiritosi». Confermò di associare la nostra città all’allegria e alla voglia di vivere. Anche per ragioni scaramantiche, legate al suo esordio internazionale da presidente del Consiglio con i grandi del mondo, proprio a Napoli.

Il primo G7

Un restyling da 50 miliardi di lire di allora, una città messa a nuovo con gli occhi del mondo puntati su Napoli. Era il luglio del 1994. Il 17 maggio precedente, Silvio Berlusconi aveva intascato la prima fiducia da capo del suo primo governo. Nemmeno due mesi prima. E lui era il padrone di casa nella foto solenne a Palazzo Reale con Helmut Kohl, Jacques Delors, Jean Chrétien, Tomiichi Murayama, Bill Clinton, Francois Mitterand, Boris Eltsin, John Major. Capo del governo italiano con i capi di governo dei maggiori Stati industriali del mondo. Era il G7, per la prima volta ampliato a otto, per la presenza del presidente della Russia non più Urss. La delegazione italiana occupava un intero piano alto all’hotel Vesuvio, lo stesso storico albergo del lungomare che ospitava i capi di Stato francese e americano. Stanza numero 521 per Berlusconi, con incantevole vista sul mare e su Castel dell’Ovo. Una suite imperiale che, a volerla prendere oggi da privato, costa 4.200 euro a notte. Sarebbe stata la camera che, anche per buon augurio, Silvio avrebbe sempre chiesto di occupare quando ha dormito a Napoli. Splendida la cena di gala alla reggia di Caserta, dove il capo del governo italiano era accompagnato dalla sfavillante moglie Veronica Lario. Il suo arrivederci, con sorrisi, con le foto di Clinton che mangia la pizza da Di Matteo e fa footing sul lungomare con il vice questore vicario Franco Malvano, fu da idillio consacrato. Anche con il sindaco Antonio Bassolino, da pochi mesi a palazzo San Giacomo. Napoli portava bene, da tornarci.

Avviso a mezzo stampa

Se la prima era stata buona, la seconda lo fu meno. Ancora Napoli, quando erano passati appena quattro mesi. Stavolta, si riunivano nel capoluogo campano 142 delegazioni di Stati con ben 2000 partecipanti. Era l’assemblea dell’Onu sulla criminalità organizzata, che avrebbe dovuto approvare documenti da portare al successivo Global crime di Palermo. Silvio tornò a Napoli, sempre all’hotel Vesuvio, sempre con la moglie e i sorrisi. Ma quel 21 novembre 1994 il risveglio non fu dei migliori. Sul «Corriere della sera», un articolo firmato da Goffredo Buccini e Gianluca De Feo annunciava un invito a comparire firmato dalla Procura di Milano, per l’inchiesta sul ruolo della Fininvest nella proprietà delle pay tv. E fu così che a Napoli, invece dell’assemblea Onu, non si parlò che di quell’atto giudiziario. Berlusconi lo avrebbe ricordato proprio a Napoli nel 2016: «Peccato che qui ricevetti il mio primo avviso di garanzia, che contribuì al secondo dei 4 colpi di Stato degli ultimi anni». L’avviso fece precipitare i rapporti già instabili con la Lega che, un anno dopo, lasciò il governo. E furono le prime elezioni anticipate della cosiddetta seconda Repubblica, che nel 1996 avrebbero visto la vittoria del centrosinistra con Romano Prodi al governo.

Napoli la bella, fu quel novembre anche Napoli la fatale. Ma non tanto da non tornarci con gusto e frequenza.

In crociera

Cantare in napoletano, ascoltare il repertorio classico della canzone partenopea è stato sempre un vezzo di Silvio. Nelle serate conviviali, il suo esibito passato da cantante sulle navi da crociera portava sempre a un siparietto con «’O sole mio», «Funiculì funiculà» e «Malafemmena». Napoli città di mare e fu la terza tappa nella crociera elettorale organizzata da Forza Italia nel marzo del 2000, per le elezioni in 16 Regioni. C’era anche la Campania, con il candidato Antonio Rastrelli contrapposto a Bassolino. Da Genova, a Livorno e poi Napoli per proseguire e finire con altri porti fino a Venezia. La nave «Excellent» dell’armatore Grimaldi divenne «Nave azzurra» con un equipaggio campano. Con i dirigenti forzisti, Berlusconi volle portare in crociera anche la mamma, Rosella Bossi. E mamma Rosa gli consigliò, come a un bambino, sempre di riguardarsi dagli sforzi. L’arrivo a Napoli, il 2 aprile del 2000, fu preceduto da segnali negativi: Berlusconi con la febbre, il suo portavoce Paolo Buonaiuti caduto da una scala e costretto a un rapido ricovero all’ospedale Cardarelli per una frattura. Ma all’attracco ci fu ressa. Berlusconi popolare, con le truppe arrivate in traghetto da Ischia guidate da Salvatore Lauro, o da Caserta su pullman organizzati da Nicola Cosentino. Tremila nell’auditorium sulla nave, ad ascoltare il loro leader. Rastrelli intonò con Silvio «Jamme, jamme, ncoppa jamme ja» esibendo sicurezza di vittoria. Berlusconi, reduce dall’influenza, invocò un corno contro il malocchio di chi aveva portato male all’avvio della crociera. Un giorno in porto, niente discesa sul lungomare. Partenza la sera stessa, con una promessa dinanzi a un grosso uovo di Pasqua: «Lo apriremo dopo il 16 aprile, con la sorpresa della vittoria». Ma la sorpresa la fece Bassolino, che superò Rastrelli.

Le canzoni

Napoli sempre nel cuore, anche nell’imminenza del nuovo ritorno al governo del 2001. «Sa che facevo il suo stesso lavoro?» disse Berlusconi al ristorante «Caruso» sull’affascinante terrazza dell’hotel Vesuvio. Una campagna elettorale anche al sud e fu l’incontro con Mariano Apicella che d’inverno, con la sua chitarra, suonava al Vesuvio. Nacque un’amicizia, Berlusconi avrebbe promosso Apicella suo posteggiatore di fiducia, con stipendio mensile e inviti improvvisi a rallegrare ogni festa cantando. «L’ammore è ‘na stagione e niente cchiù, e mo’ te ne sì accorta pure tu, sunnanno ‘int’a ‘sti braccia dicenno sottovoce ammore, ma in francese se dice mon amour» è il testo del pezzo cui volle mettere la sua mano Berlusconi nel Cd di Apicella, che avrebbe prodotto. Il fascino della canzone napoletana che lo ha sempre attirato.

La guerra dei rifiuti

La vittoria del 2008 fu celebrata a Napoli. La città era immersa nei rifiuti, la grande crisi sotto gli occhi dei media del mondo fu al centro dell’agenda del nuovo governo berlusconiano. La prima riunione del consiglio dei ministri si sarebbe tenuta alla Prefettura napoletana. Il governo si spostò a Napoli, il 21 maggio del 2008. Al primo posto, la soluzione della crisi rifiuti affidata al capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, con l’intervento dell’esercito. Meno battute e più annunci: «Affronteremo il problema come fosse un terremoto o un’eruzione vulcanica. Siamo in stato di guerra». Discariche, le scavatrici dell’esercito, l’impegno a far aprire il termovalorizzatore di Acerra. E Napoli divenne, per il Berlusconi vicino agli scandali delle olgettine, una tappa sempre più abituale.

 

Il caso Noemi

Fu galeotta la guerra dei rifiuti, scoperta la serata lontano dai riflettori a Casoria il 27 aprile del 2009. Un pezzo di Conchita Sannino su «la Repubblica» raccontò che Berlusconi si era presentato alla festa per i 18 anni di una ragazza sconosciuta. Si chiamava Noemi Letizia, viveva con la famiglia a Portici, aveva ambizioni di modella-letterina o di parlamentare e aveva inviato un suo book fotografico a un’agenzia romana. Misterioso era stato l’impegno in Prefettura, con cui aveva cercato paravento Berlusconi nel giustificare la sua permanenza napoletana quella domenica sera. Auto blu, scorta, il capo del governo alla festa privata di una ragazzina: saltò il vaso di Pandora delle feste di Berlusconi e del suo giro di amicizie con minorenni. Lo svelò una lettera pubblica della moglie Veronica Lario, che ne prese le distanze: «Non posso stare con un uomo che frequenta minorenni».

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Le ultime fiondate

Anni passati, mazzate che hanno lasciato il segno come la condanna penale definitiva, la sospensione dal Parlamento. Poi il ritorno in sella, con la necessità di guidare Forza Italia da sempre silviodipendente. E i ritorni sotto il Vesuvio sono stati sempre legati a campagne elettorali. Come nel 2016, in appoggio al candidato sindaco Gianni Lettieri con Mara Carfagna capolista. Furono talmente tanti ad applaudirlo al teatro Politeama quel 30 maggio 2016, che fu costretto a schernirsi: «Non esagerate, alla mia età ci si commuove facilmente». Erano già tempi di ricordi, reducismo da 22 anni prima: «Al Vesuvio mi hanno dato la stessa camera del 1994. Quanti bei ricordi, a Napoli sto sempre bene, anche se qui ebbi il primo avviso di garanzia». Dal 2016, con visita alla Cappella Sansevero in compagnia allora di Francesca Pascale, all’ultima del maggio 2022 con la convention di Forza Italia. Sorrisi, scialatielli alle vongole, mozzarelle e gamberoni a Marechiaro. E le note di «Malafemmena». Poi, un malinconico messaggio del «napoletano nato a Milano»: «arrivederci Napoli». Era il 24 maggio del 2022 ma, nella stanza 521 dell’hotel Vesuvio, Silvio non sarebbe più tornato.
Napoli l’avrebbe vista solo in Tv, nell’ultimo suo anno di vita. Ma, il 4 maggio scorso, non aveva voluto far mancare il suo messaggio alla festa per lo scudetto azzurro, con un suo tweet di Forza Napoli! Scrisse: «Una città in festa, una città che se lo meritava, complimenti. Una città incredibile». E aggiunse: «Lo dico col cuore anche io che mi sono sempre considerato un napoletano nato a Milano». Un concetto ripetuto fino alla fine, a un mese dal suo addio.
 

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