Trentanove tra sottosegretari e vice ministri, 19 donne e 20 uomini. Undici al Movimento 5 stelle, 9 alla Lega, 6 a Forza Italia e al Pd, 2 a Italia viva e 1 a Leu.
La squadra di governo è finalmente completa (o quasi, il sottosegretario con delega allo sport arriverà poi), nominata infierì sera dal presidente del Consiglio Mario Draghi, al termine un cdm a dir poco acceso. Sospeso, rimandato e poi definitivo, l'incontro di ieri ha segnato (si poteva far meglio in verità) non solo quel riequilibrio di genere chiesto a gran voce nelle scorse settimane, quanto anche alcune vittorie politiche e strategiche.
È il caso di Matteo Salvini che, deluso dalla squadra dei ministri ritenendoli troppo vicini a Giancarlo Giorgetti e a Luca Zaia, ieri si è rifatto piazzando diversi uomini di fiducia: Nicola Molteni andrà al Viminale, Claudio Durigon all’Economia, Gian Marco Centinaio alle Politiche agricole, Alessandro Morelli viceministro alle Infrastrutture e Lucia Borgonzoni ai Beni Culturali.
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Uno degli scontri più duri, quasi una reminiscenza della vecchia acredine, ha però coinvolto Forza Italia e M5S.
Nel Pd a tenere banco è ancora la lotta tra le correnti interne. I dem di Orlando, dopo aver ottenuto l'ambita poltrona del Lavoro la scorsa settimana, ora perde pezzi (non confermati Misiani all'economia, Martella all'editoria). Al segretario Nicola Zingaretti invece riesce di prendersi proprio il Mef per una sua donna di fiducia: Alessandra Sartore, assessore al Bilancio della Regione Lazio. Ma nella squadra di governo entra anche la corrente vicina al governatore pugliese Michele Emiliano (Assuntela Messina, già segretario della sezione pugliese del Pd prende Innovazione e Transizione digitale) e quella vicina al ministro della Cultura Dario Franceschini (Marina Sereni confermata viceministro alla Farnesina).
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Nonostante i numeri, c'è amarezza tra i cinquestelle. Scossi dalle divisioni interne, le nomine sonno diventate ulteriore motivo di divisione. Premiato Luigi Di Maio che riconferma al Mef con Laura Castelli, porta Carlo Sibilia all’Interno e tiene Alessandra Todde al MiSE. Escluso dopo il gran lavoro a favore della formazione del governo e qualche scontro di troppo con Vito Crimi, Stefano Buffagni, che però l’aveva già previsto: «Sono uomo e sono del Nord, sarò escluso».