Stupri a Caivano, il ministro Roccella: «Porno, lo stop in base all’età e certezza su chi accede ai siti»

Il ministro per la Famiglia: video sempre più estremi, il parroco di Caivano d’accordo con me

Il ministro Roccella
Il ministro Roccella
di Maria Chiara Aulisio
Venerdì 1 Settembre 2023, 23:45 - Ultimo agg. 2 Settembre, 14:03
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Giorgia Meloni lo ha detto con chiarezza: “I ministri faranno sentire la loro presenza al parco Verde. La mia visita è solo l’inizio di un lavoro destinato a proseguire”. Eugenia Roccella, ministro per la Famiglia e le pari opportunità, non ha dubbi: «Il presidente ha espresso una volontà politica che si tradurrà rapidamente in fatti concreti. Meloni ha voluto far capire con chiarezza che lo Stato c’è e vuole esserci. Per riportare controllo e legalità in territori nei quali le regole di convivenza di una comunità sembrano essersi smarrite, e per far sapere ai ragazzi e alle loro famiglie che c’è un’alternativa». 

Video

Di quale alternativa parla?
«Quella di una socialità responsabile: la famiglia deve recuperare il suo ruolo educativo, la scuola deve formare, il lavoro gratificare più di qualsiasi espediente.

La visita della premier è stata un messaggio forte, per Caivano e per tutte le Caivano d’Italia». 

Stupro e pornografia. Ha rilanciato la proposta di vietare la visione di filmati hard ai minori. E anche la star del porno, Rocco Siffredi, si è dichiarato d’accordo con lei. Come si potrebbe attuare concretamente la sua proposta?
«Gli esperti oggi stimano in sette anni l’età media del primo contatto dei bambini con una pornografia sempre più violenta ed estrema. È uno dei problemi principali della crisi educativa che abbiamo di fronte e che a Caivano è emersa in modo tragico. Lo ha confermato anche don Maurizio Patriciello, che ogni giorno si confronta sul campo con la devastazione sociale ed esistenziale che si produce dove ci sono sacche di degrado profonde. Nei giorni scorsi, già dopo lo stupro di Palermo, avevo posto il problema dei giovani e del porno. Ai nostri ragazzi ci sforziamo di dare buon cibo, buone scuole, una buona educazione. Sul piano affettivo e della sessualità cosa vogliamo che imparino nell’età della formazione? Che il corpo è scisso dalla persona, che il consenso della donna non serve? Il governo non lascerà cadere questo problema, che del resto si stanno ponendo in molte parti del mondo». 

Qualcuno l’ha definita una censura.
«No, non si tratta di censura ma di tutela dei minori, perché tra l’altro il porno può creare dipendenza. È evidente che non si può impedire l’accesso affidandosi all’autocertificazione dell’età, bisogna usare strumenti oggettivi».

Lo stupro di Caivano ha messo in luce anche le negligenze da parte delle famiglie. Che fare per rendere i genitori più presenti nella vita dei figli? C’è un problema educativo e di controllo, non solo al Parco Verde?
«Rispondo continuando a fare riferimento alla pornografia e ai controlli. Posso assicurarvi che non sono sempre facili da parte dei genitori: le famiglie spesso vivono un senso di impotenza perché questi contenuti viaggiano attraverso le nuove tecnologie e i ragazzi sono infinitamente più bravi di noi a maneggiarle. In realtà vi sono strumenti, come il parental control, che potrebbero essere efficaci ma vengono usati pochissimo, e devono essere più pubblicizzati e diffusi. Su questo farò a breve una proposta. In generale, comunque, le famiglie non vanno lasciate sole e vanno incoraggiate a riprendere in mano il proprio ruolo educativo, la cui mancanza si traduce in disagio, abbandono scolastico, propensione ad attività illegali».

Qual è il modo più efficace per stare accanto a queste famiglie in difficoltà?
«È necessario prima di tutto potenziare i servizi sociali, le antenne sul territorio che permettono alle istituzioni di intervenire tempestivamente e con efficacia. Poi bisogna offrire luoghi e occasioni di socialità e di formazione, attività sportive e culturali. Per questo il ripristino del centro sportivo di Caivano, dove si è consumato lo stupro, è un intervento importante».

Giorgia Meloni ha dichiarato che i ministri del suo governo continueranno a far sentire la loro presenza a Caivano. In che modo?
«Già dalla prossima settimana in Consiglio dei ministri lavoreremo a un pacchetto di misure che recepisca le istanze raccolte durante la visita del presidente Meloni. Contribuiremo tutti, con spirito di squadra. Ci occuperemo di Caivano e dei problemi che vive e anche per ciò che rappresenta, emblema di tutte le aree di disagio nelle quali riqualificare il tessuto sociale e restituire speranza».

Parliamo delle azioni di sostegno che avete in programma.
«Sul fronte del supporto alle famiglie siamo stati fin qui quasi all’anno zero. La famiglia italiana è stata molto mitizzata, all’estero perfino accusata, basti pensare alle analisi di Banfield sul cosiddetto “familismo amorale”, ma non è stata mai sostenuta. E oggi ci rendiamo conto che è in estrema difficoltà».

A quali difficoltà fa riferimento?
«C’è un problema di autorevolezza dei genitori. C’è, sempre di più, la tendenza ad apprendere solo dal gruppo dei pari e non dal mondo adulto, ed è proprio qui che nasce la competizione sui social alla ricerca di visibilità, che può avere esiti talvolta drammatici. Dall’altra parte poi c’è una deresponsabilizzazione degli adulti che troppo spesso abdicano al proprio ruolo educativo e quindi alla capacità anche di dire no, di porre limiti e divieti».

In un ambiente come quello di Caivano, che vive una situazione di bisogno e di degrado estremi, tutto questo si acuisce.
«Certo. Anche per questo è molto importante l’intervento realizzato con il nuovo assegno di inclusione, che è mirato sui figli proprio per combattere la povertà infantile e che è cumulabile anche col sostegno economico fornito dall’assegno unico. La nostra politica è mettere le famiglie al centro di ogni intervento in ogni ambito. È quello che il governo sta facendo e continuerà a fare con sempre maggiore forza. Sarà anche importante, soprattutto per situazioni importanti come quella di Caivano, potenziare sul territorio i centri per la famiglia, che sono ancora troppo pochi, affidando loro compiti di sostegno più definiti e mirati».

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