Nessuna proroga. E nemmeno lo stato di avanzamento lavori straordinario per chiudere con il 110 per cento tutte le opere realizzate nel 2023. Sul Superbonus prevale la linea del “rigore” portata avanti dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti: il 110% il 31 dicembre finirà. Per sempre. Le uniche due aperture concesse sono un aiuto a chi ha redditi bassi e una sanatoria per evitare di dover restituire il 110% per chi non termina i lavori.
Un compromesso raggiunto dopo un vertice a quattro tra lo stesso Giorgetti, il sottosegretario alla Presidenza del consiglio Alfredo Mantovano, il ministro degli Esteri Antonio Tajani e quello delle Infrastrutture Matteo Salvini.
Redditi bassi, 110% per chiudere lavori
Chi ha un reddito basso, sempre con un Isee massimo di 15 mila euro, potrà accedere ad un fondo dello Stato che garantirà un aiuto a partire dal prossimo anno per compensare la differenza tra il nuovo bonus del 70% e il 110%. In altre parole le famiglie più in difficoltà potranno continuare ad usufruire dell’agevolazione piena, ma soltanto se avranno completato almeno il 60 per cento dei lavori. Il contributo potrà essere usato solo per le spese sostenute tra il primo gennaio prossimo e il 30 ottobre del 2024. Questo aiuto è già previsto da una norma dello scorso anno e si appoggia su un fondo di una ventina di milioni di euro, di cui 16 non utilizzati, ma che ora potrebbe essere rafforzato.
La "sanatoria"
La seconda novità era invece più attesa. Si tratta di una sorta di “sanatoria”. Chi non avrà terminato i lavori con il 110% entro la fine di quest’anno e, in caso di ecobonus, non avesse ottenuto il “salto” di due classi energetiche, non sarà tenuto a restituire gli incentivi allo Stato. Si è voluta evitare una beffa per i condomini, ossia non riuscire a completare i lavori di efficientamento e contemporaneamente trovarsi il Fisco alla porta con la richiesta di rimborso degli sconti in fattura per il mancato miglioramento delle due classi energetiche per gli edifici.
In realtà il Tesoro ha approfittato del decreto Superbonus per introdurre una serie di nuove strette sui crediti di imposta, stringendo ulteriormente le maglie dello sconto in fattura. Viene esclusa la cessione del credito nel caso di interventi di demolizione e ricostruzione in zone sismiche per le quali non sia stato richiesto il titolo abilitativo alla data di entrata in vigore del decreto legge. Vengono quindi inserite verifiche più puntali per limitare l’agevolazione soltanto agli edifici effettivamente danneggiati da eventi sismici.
Il nuovo meccanismo
Vengono limitati gli interventi che beneficiano del bonus barriere architettoniche, escludendo gli infissi e il rifacimento dei bagni. Dal primo gennaio inoltre, lo sconto in fattura sarà consentito solo per le parti comuni dei condomini con uso abitativo e alle persone fisiche con redditi inferiori a 15mila euro. Il limite del reddito non si applicherà però alle persone con disabilità. «C’è una tutela importante per le imprese e per i cittadini soprattutto meno abbienti. Ci sarà una sorta di sanatoria nel 2023», ha commentato Antonio Tajani. «Di fatto», ha aggiunto, «né le imprese si rivarranno sui condomini né dovranno versare penali allo Stato. È un messaggio molto forte per le imprese che stanno lavorando a tutela delle persone per bene».
Più prudente il commento di Federica Brancaccio, presidente dell’Ance, l’Associazione dei costruttori. «Stiamo aspettando», ha detto, «di leggere i testi ufficiali. Stando a quanto emerso dalle dichiarazioni di esponenti della maggioranza», ha proseguito Brancaccio, «è stato comunque introdotto un principio condivisibile di tutela delle fasce deboli che però rischia di non essere del tutto risolutivo ai fini del completamento dei lavori. In molti condomini ci sono realtà molto diverse e trovare la quadra non sarà facile».
Andrea Bassi