Superbonus, Cdm approva il decreto: aiuti ai redditi bassi per chiudere lavori, sanatoria per famiglie e aziende

Con Isee fino a 15 mila euro il 110% resta fino a ottobre 2024

Superbonus, c'è accordo di governo: si va verso provvedimento ad hoc
Superbonus, c'è accordo di governo: si va verso provvedimento ad hoc
Giovedì 28 Dicembre 2023, 16:50 - Ultimo agg. 31 Dicembre, 09:15
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Nessuna proroga. E nemmeno lo stato di avanzamento lavori straordinario per chiudere con il 110 per cento tutte le opere realizzate nel 2023. Sul Superbonus prevale la linea del “rigore” portata avanti dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti: il 110% il 31 dicembre finirà. Per sempre. Le uniche due aperture concesse sono un aiuto a chi ha redditi bassi e una sanatoria per evitare di dover restituire il 110% per chi non termina i lavori.

Un compromesso raggiunto dopo un vertice a quattro tra lo stesso Giorgetti, il sottosegretario alla Presidenza del consiglio Alfredo Mantovano, il ministro degli Esteri Antonio Tajani e quello delle Infrastrutture Matteo Salvini.

Cosa accadrà dunque dal primo gennaio del prossimo anno per chi ha ancora un cantiere aperto? Si passerà, come previsto, dal bonus del 110% a quello del 70%. Il Superbonus sarà riconosciuto solo sui lavori eseguiti e asseverati entro il 31 dicembre. Ma qui arriva una prima eccezione. Per chi ha un Isee inferiore a 15 mila euro il 110% resterà valido anche per i lavori non ancora asseverati alla fine dell’anno. Non solo. 

Redditi bassi, 110% per chiudere lavori

Chi ha un reddito basso, sempre con un Isee massimo di 15 mila euro, potrà accedere ad un fondo dello Stato che garantirà un aiuto a partire dal prossimo anno per compensare la differenza tra il nuovo bonus del 70% e il 110%. In altre parole le famiglie più in difficoltà potranno continuare ad usufruire dell’agevolazione piena, ma soltanto se avranno completato almeno il 60 per cento dei lavori. Il contributo potrà essere usato solo per le spese sostenute tra il primo gennaio prossimo e il 30 ottobre del 2024. Questo aiuto è già previsto da una norma dello scorso anno e si appoggia su un fondo di una ventina di milioni di euro, di cui 16 non utilizzati, ma che ora potrebbe essere rafforzato.

La "sanatoria"

La seconda novità era invece più attesa. Si tratta di una sorta di “sanatoria”. Chi non avrà terminato i lavori con il 110% entro la fine di quest’anno e, in caso di ecobonus, non avesse ottenuto il “salto” di due classi energetiche, non sarà tenuto a restituire gli incentivi allo Stato. Si è voluta evitare una beffa per i condomini, ossia non riuscire a completare i lavori di efficientamento e contemporaneamente trovarsi il Fisco alla porta con la richiesta di rimborso degli sconti in fattura per il mancato miglioramento delle due classi energetiche per gli edifici.

In realtà il Tesoro ha approfittato del decreto Superbonus per introdurre una serie di nuove strette sui crediti di imposta, stringendo ulteriormente le maglie dello sconto in fattura. Viene esclusa la cessione del credito nel caso di interventi di demolizione e ricostruzione in zone sismiche per le quali non sia stato richiesto il titolo abilitativo alla data di entrata in vigore del decreto legge. Vengono quindi inserite verifiche più puntali per limitare l’agevolazione soltanto agli edifici effettivamente danneggiati da eventi sismici.

Il nuovo meccanismo

Vengono limitati gli interventi che beneficiano del bonus barriere architettoniche, escludendo gli infissi e il rifacimento dei bagni. Dal primo gennaio inoltre, lo sconto in fattura sarà consentito solo per le parti comuni dei condomini con uso abitativo e alle persone fisiche con redditi inferiori a 15mila euro. Il limite del reddito non si applicherà però alle persone con disabilità. «C’è una tutela importante per le imprese e per i cittadini soprattutto meno abbienti. Ci sarà una sorta di sanatoria nel 2023», ha commentato Antonio Tajani. «Di fatto», ha aggiunto, «né le imprese si rivarranno sui condomini né dovranno versare penali allo Stato. È un messaggio molto forte per le imprese che stanno lavorando a tutela delle persone per bene».

Più prudente il commento di Federica Brancaccio, presidente dell’Ance, l’Associazione dei costruttori. «Stiamo aspettando», ha detto, «di leggere i testi ufficiali. Stando a quanto emerso dalle dichiarazioni di esponenti della maggioranza», ha proseguito Brancaccio, «è stato comunque introdotto un principio condivisibile di tutela delle fasce deboli che però rischia di non essere del tutto risolutivo ai fini del completamento dei lavori. In molti condomini ci sono realtà molto diverse e trovare la quadra non sarà facile». 
Andrea Bassi

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