Forza Italia, l’era Tajani al via dal feudo Centrosud (e dall’agenda Nordio). Oggi l'elezione

L’appoggio della famiglia Berlusconi, l’incognita Fascina. E l’assalto ai renziani

FI, l’era Tajani al via dal feudo Centrosud (e dall’agenda Nordio). Oggi il Consiglio nazionale e l'elezione
FI, l’era Tajani al via dal feudo Centrosud (e dall’agenda Nordio). ​Oggi il Consiglio nazionale e l'elezione
di Francesco Malfetano
Sabato 15 Luglio 2023, 00:14 - Ultimo agg. 12:23
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Da berlusconiani a post-berlusconiani: per Forza Italia è l’ora del grande salto. Al buio? Necessariamente. Ma con la convinzione di poter inaugurare una nuova stagione. «Quanto luminosa però starà a noi dimostrarlo». Rinascere dalle ceneri insomma, come spiegano - a microfoni spenti in attesa dell’ufficialità - un po’ tutti i protagonisti del Consiglio nazionale azzurro che oggi eleggerà presidente il coordinatore Antonio Tajani. Un primo atto formale di una successione dolorosa ma non più rimandabile, che mette nel mirino le Europee del prossimo 9 giugno come banco di prova immediato. A poco più di un mese dalla morte di Silvio Berlusconi quindi, all’hotel Parco dei Principi di Roma, i forzisti sono chiamati a ripartire condensando le energie attorno al vicepremier. Tutte. Per il rilancio infatti, Tajani non gode solo del pieno sostegno dei fedelissimi e di Marina o Pier Silvio, ma anche di chi ha provato a giocare da solo. I fasciniani «sono privi di punti di riferimento» e «scommettono sul vicepremier per non finire ai margini», spiega una fonte ai vertici del “nuovo” partito, mentre la corrente vicina a Ronzulli prova a fare «un’operazione simile per accreditarsi come lealisti del leader».

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Una contrapposizione che se nell’immediato futuro rischia di rendere complesso il dialogo interno, in questa fase torna utile per strutturare il nuovo corso.

E così, archiviata la nomina dei probiviri e dei 6 componenti dell’ufficio di presidenza (tra cui dovrebbe esserci la deputata e avvocata della famiglia Berlusconi Cristina Rossello), il vicepremier indicherà la rotta con un documento programmatico pregno del «berlusconismo più puro». Ovviamente restando nella cornice europea del Ppe (ci sarà Manfred Weber) e nella consapevolezza che in Ue il ruolo azzurro è alternativo agli altri partiti di maggioranza. Indossato l’elmetto della campagna elettorale, Tajani ieri ha infatti già tuonato a favore della modifica del concorso esterno in associazione mafiosa cara al Guardasigilli Carlo Nordio, contraddicendo non solo Matteo Salvini ma anche il braccio destro della premier Alfredo Mantovano. Una corsa ai distinguo che si rinnoverà oggi quando, dal palco, il leader azzurro un nuovo anatema contro l’ingresso dell’ultradestra di Afd e Marine Le Pen in un’ipotetica maggioranza. 

LA STRATEGIA

Prima degli equilibri a Strasburgo però, bisogna consolidare la posizione del partito e aprirlo a nuove energie. Per farlo il neo-presidente forzista, guardando al Congresso che si terrà prima delle Europee, ha allora in mente di partire dallo zoccolo duro del Centro-Sud, dai volti storici di FI, dai governatori più fedeli (il lucano Vito Bardi, il calabrese Roberto Occhiuto, il molisano Francesco Roberti e il piemontese Alberto Cirio, in odore di candidatura come Commissario Ue), dal recupero di un rapporto non sempre idilliaco con il siciliano Renato Schifani e dal solido gruppo di eurodeputati guidati dall’alfiere tajaneo a Bruxelles Fulvio Martusciello. Poi ci saranno gli ingressi di peso che - al netto delle smentite degli interessati - per gli azzurri corrispondono all’identikit dei renziani Ettore Rosato e Elena Bonetti.

Infine, «in piena continuità con la tradizione di FI», l’apertura a società civile e imprenditori. E così per rimpolpare le file nelle roccaforti del Centro-Sud si punta sul bacino delle grandi associazioni (Confragricoltura e Confartigianato) mentre al Nord su chi produce, considerato ancora in bilico tra le istanze leghiste e le più recenti fascinazioni per FdI. Inoltre, al di là dei tentativi più o meno maldestri di accreditamento, Tajani garantirà spazio alle “correnti” interne, a patto che dimostrino il proprio valore sui territori. Se su Licia Ronzulli in tal senso ci sono meno dubbi, su Marta Fascina i giudizi tra i più vicini consiglieri del neo-presidente azzurro restano tranchant. «È ora che cominci a fare politica». Una prova di maturità che in fondo riguarda tutti gli azzurri orfani di Silvio. 

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