Tav, via libera dal ministero senza la firma di Toninelli

Tav, via libera dal ministero senza la firma di Toninelli
di Umberto Mancini
Sabato 27 Luglio 2019, 12:00
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Alla fine la lettera ufficiale, quella che blinda la Tav e riapre i cantieri, è partita dal ministero delle Infrastrutture. Poche righe. In burocratese stretto. Per dare il via libera agli appalti per il tunnel di base nella tratta italiana. Nella missiva, indirizzata all'Inea, l'agenzia europea che si occupa di reti e in particolare della Torino-Lione, non c'è però la firma del ministro dei Trasporti Danilo Toninelli. Sarebbe stato chiedere troppo al titolare del dicastero che anche ieri, in maniera ormai ripetitiva, ha definito un «bidone» l'opera ferroviaria che collega Italia e Francia.
 
L'onere di siglarla, sotto la regia attenta di Palazzo Chigi che, come noto, si è accollata la responsabilità della decisione finale, è ricaduto su un alto funzionario delle Infrastrutture: Bernadette Veca, che ricopre il ruolo di direttore al Mit. Un timbro ufficiale su un atto che a Bruxelles considerano fondamentale per uscire dall'impasse e recuperare il tempo perduto. E senza il quale sarebbe stato difficile immaginare il futuro della linea.

A Palazzo Chigi hanno comunque preferito non umiliare il titolare delle Infrastrutture e, dopo aver messo nero su bianco quanto chiesto dall'Inea, hanno inviato la risposta entro il 26 luglio pur senza la firma del ministro, ma chiudendo il cerchio con quella, altrettanto ufficiale, di un funzionario di alto grado. Inutile dire che il ministro ha tentato fino all'ultimo di prendere tempo, di fare melina, di frenare un processo che, dopo le parole del premier Giuseppe Conte alle Camere, era però di fatto inarrestabile. Anche in considerazione del pressing crescente di Bruxelles e Parigi, strenui sostenitori del progetto alta velocità con le reti di trasporto ferroviario. Per non parlare ovviamente di quello della Lega, aumentato negli ultimi giorni per portare il premier sulle stesse posizioni pro Tav di Matteo Salvini. Toninelli ne esce quindi sconfitto, accerchiato e deluso. Perché la lettera inviata all'Inea, al di là dei tecnicismi, rappresenta una sorta di tappa fondamentale, di punto di non ritorno per far decollare l'opera. Si tratta, va sottolineato, del primo via libera a dei lavori importanti che riguardano tre lotti del tunnel di base per un valore complessivo di 1,9 miliardi. Il cuore del progetto. Lavori che dovrebbero partire materialmente subito dopo settembre, quando la procedura dei bandi di gara andrà in porto definitivamente. Del resto sul lato francese procedono già spediti. Visto che la nuova legge sulla mobilità, approvata dall'assemblea nazionale, ha riconfermato la «strategicità della Tav».

Nessun intoppo quindi, ma solo un ritardo di un anno che, nelle intenzioni di Bruxelles, può essere recuperato. Per la verità, secondo quanto risulta, i 5Stelle avevano tentato di far slittare di qualche settimana l'ok del Mit. Con l'obiettivo di aspettare almeno fino al 5 agosto quando il Parlamento dovrebbe essere chiamato a votare sulla Tav. Palazzo Chigi ha invece ritenuto opportuno procedere.

Per rassicurare Bruxelles ed evitare di perdere i fondi europei e gli sconti promessi all'Italia. Soddisfatta ovviamente la Lega che parla di vittoria «contro il ministro che blocca tutto» e di tutto il fronte pro Tav. Proprio Toninelli ieri ha provato a smentire gli uomini di Salvini, annunciando il via libera alla Ragusa-Catania e che complessivamente sono state sbloccate opere per 50 miliardi. Nessuna novità invece sul fronte della Gronda di Genova. Un progetto approvato da mesi a cui manca solo l'ultima firma, quella del ministro Toninelli.

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