Gay in cella e no divorzio, gli ultrà al forum famiglia

Gay in cella e no divorzio, gli ultrà al forum famiglia
di Francesco Lo Dico
Mercoledì 20 Marzo 2019, 07:00 - Ultimo agg. 14:20
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I promotori assicurano che il World congress of family in scena dal 29 al 31 marzo a Verona sarà un incontro a favore «della dignità di madri, padri, bambini». E il segretario di Stato vaticano, Pietro Parolin, ha aperto parzialmente all'iniziativa. «Siamo d'accordo sulla sostanza, può darsi che qualche differenza ci sia sulle modalità», ha detto il cardinale. Ma i proclami lanciati dagli organizzatori del XIII Congresso mondiale delle famiglie, stridono con i propositi bellicosi della lobby americana fondata nel 1997 dall'ex funzionario dell'amministrazione Reagan, Allan C. Carlson.
 
Il World congress of family (Wcf) è infatti un'organizzazione che affonda le sue radici in una teoria che assomiglia molto a quella complottista del piano Kalergi: dietro il declino demografico dell'Occidente ci sarebbe in sintesi una sorta di piano di sostituzione (stavolta di genere). Pertanto, come ben chiarito dal documentario Demographic Winter prodotto nel 2007 dal Wcf, per proteggere la famiglia patriarcale occorre combattere il divorzio, l'omosessualità e le donne lavoratrici.

Tre battaglie storiche ben rappresentate nel panel dei relatori invitati al Congresso (non più identificabili sul sito dell'iniziativa), che negli anni ha saputo raggrumare gli umor neri di estremisti di destra, anti-abortisti, anti-divorzisti, anti-femministi e attivisti anti-gay lungo un asse trasversale che dagli Stati Uniti ha saputo fare breccia fin nella Russia di Putin che è oggi tra i maggiori finanziatori del World congress.

Oltre a Yelena Mizulina, presidente della Duma già firmataria di una proposta di legge che depenalizza la violenza domestica sulle donne per scoraggiare i divorzi, è atteso infatti al Wcf anche un influente membro della Chiesa ortodossa russa come Dmitri Smirnov. Pasdaran antiabortista, Smirnov accusa le donne che interrompono la gravidanza e chi le incoraggia di essere assassini. «Questi cannibali devono essere spazzati via dalla faccia della terra», ha tuonato. Su posizioni simili anche il relatore americano Jim Garlow, pastore antiabortista che accusa i gay di essere strumenti di Satana in quanto «vogliono distruggere l'immagine stessa di Dio sul pianeta» e paragona i figli delle coppie omogenitoriali agli orfani dell'11 settembre. «Preferirei dare mio figlio all'orfanotrofio piuttosto che in adozione a una coppia dello stesso sesso», le fa eco un'altra super ospite di Verona come la presidente croata dell'associazione Per conto della famiglia, eljka Marki.

Sul palco di Verona spazio anche a Silvana De Mari, proctologa, scrittrice e ultra-cattolica. La quale ha sostenuto in una recente intervista a Pro Vita che «l'atto sessuale tra due persone dello stesso sesso è una forma di violenza fisica usata anche come pratica di iniziazione al satanismo». Controverse le tesi dell'ospite nigeriana Theresa Okafor, attivista accusata dalla Human Rights Campaign (ma per gli organizzatori del Wcf sono «affermazioni false e diffamanti») di aver sostenuto nel 2014 una legge che prevedeva fino ai 14 anni di carcere per i gay, tacciati peraltro di sostenere i terroristi di Boko Haram. In un paese dove 3 milioni di persone convivono con l'HIV, Okafor condanna anche i rapporti sessuali protetti. «L'aspetto di procreazione del sesso non deve cambiare ha detto - altrimenti porterà a promiscuità e omosessualità».

Guest star dell'evento anche un'altra attivista africana come Lucy Akello, ministro ombra per lo sviluppo sociale in Uganda che nel 2014 avrebbe presentato in Parlamento una legge contro le coppie omosessuali che prevedeva originariamente la pena di morte per «omosessualità aggravata». In vista dell'happening veronese, Akello nega però le accuse. Un vero giallo.

Iscritto a parlare al World congress Brian Brown, presidente dell'Organizzazione Internazionale della Famiglia che ha avuto un ruolo centrale nell'approvazione del referendum sul no ai matrimoni gay in California, e nell'approvazione della norma che mette al bando i transessuali dall'esercito americano («l'esercito è per la guerra, non per le erezioni», il grido di battaglia). Aprire alle famiglie omosessuali, ha avvertito Brown, può produrre anche conseguenze come «la normalizzazione della pedofilia». Brown dividerà il palco con il collega di militanza russo Alexey Komov, ambasciatore dell'Organizzazione Internazionale della Famiglia all'Onu convinto che «lo stile di vita gay non è salutare» (sostiene infatti che gli omosessuali sono più colpiti da suicidi, dipendenze e depressione). Ma Komov nega tuttavia che la discussa legge russa abbia favorito violenze e discriminazioni. «Trovo ridicolo parlare di omofobia, nel caso vi sarebbe semplice avversione verso certi stili di vita, tipici dei gay», ha insistito.

Dall'Ungheria sbarca in Veneto l'oratrice Katalin Novak, ministra della Famiglia del governo di estrema destra a guida Orban. La quale ha chiarito che nel uso Paese «non vogliamo più migranti, ma più bambini ungheresi e in generale più bambini europei cristiani». In odore di omofobia un altro dei relatori di Verona, il presidente della Moldavia Igor Dodon. Il quale, dopo la sua elezione, ha tenuto a precisare che non sarebbe stato «il presidente dei gay, perché loro dovrebbero eleggere un loro presidente».
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