Coronavirus in Campania, il rebus delle rianimazioni: i posti per i malati ci sono, mancano gli anestesisti

Coronavirus in Campania, il rebus delle rianimazioni: i posti per i malati ci sono, mancano gli anestesisti
di Ettore Mautone
Sabato 7 Marzo 2020, 09:30 - Ultimo agg. 14:49
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Cruciale, per il miglioramento clinico dei malati di coronavirus e per ridurre la mortalità (197 i decessi in totale alle 17 di ieri) è la disponibilità di posti letto in rianimazione e ad alta intensità terapeutica. In totale in Italia sono 234 i pazienti ricoverati in reparti per malattie infettive con sintomi più o meno importanti che quando evolvono in polmoniti richiedono il ricovero in reparti intensivi o in rianimazione (attualmente 462 in totale) concentrati soprattutto nel lombardo veneto. Fondamentale è farsi trovare pronti. La Campania ha un solo caso grave in rianimazione, una donna di Torre del Greco che in 24 ore è leggermente migliorata proprio grazie alle cure rianimative.

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In totale, dal censimento dei posti in rianimazione effettuato dalla task force regionale, emergono disponibili 156 unità di degenza di Pneumologia, 206 posti nei reparti di malattie infettive ad alto isolamento (più altri tre adatti per pazienti detenuti) e 272 unità in rianimazione (su 540 totali teoricamente programmate nel settore pubblico), mentre sono da verificare le disponibilità di ulteriori 72 posti sulla carta attivi nelle strutture private ma finora non calcolati e 10 unità intensive negli ospedali religiosi classificati). C'è poi il piano B che prevede l'allestimento di posti di terapia intensiva nelle tensostrutture della protezione civile e negli ospedali militari da impiegare solo se la situazione epidemica dovesse prendere una piega di progressione iperbolica.
 

Tra le varie incertezze del Piano regionale delle rianimazioni e degli allestimenti da realizzare in Campania resta la grande incognita del personale. Gli anestesisti scarseggiano e molte rianimazioni sono in affanno. Per i concorsi e gli avvisi pubblici i tempi e soprattutto la disponibilità di specialisti sono uno scoglio difficilmente superabile nel breve periodo. Per cui si pensa ad agire sulla leva indicata dal governo nel Patto per la salute, ossia il reclutamento di specializzandi già al terzo anno di specializzazione ma serve la guida di tutor esperti per cui il responsabile del sindacato di categoria in Campania Giuseppe Galano ha lanciato la proposta di utilizzare rianimatori e anestesisti pensionati da poco andati a riposo che vogliano dare una mano. Sarebbero da assumere con avvisi a tre e sei mesi.

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Un secondo nodo da sciogliere è quello dell'ospedale di Eboli dove esiste un attrezzato reparto di malattie infettive che al pari del Cotugno è dotato anche di stanze ad alto isolamento e a pressone negativa in grado di isolare pazienti altamente infettivi. Stanze realizzate nel 2011 per fronteggiare l'influenza aviaria H1N1 ma poi andate in disuso e mai nemmeno inaugurate per la mancanza di alcuni pezzi del motore di aspirazione della zona filtro e per altre mancanze che la ditta originariamente incaricata dell'appalto, fallita, non ha mai fornito. Una patata bollente presa tra la meni dall'attuale manager della Asl Mario Iervolino che ha disposto la riparazione delle parti in avaria e la ristrutturazione delle due unità di degenza. Si lavora in questi giorni a ritmo serrato sia per arredare le due degenze sia per rimettere in moto i motori del minireparto. L'ultima data fissata per ripartire, fissata per oggi, è slittare ancora di alcuni giorni, forse una settimana. In ogni caso si tratta di posti tecnici molto utili in una fase epidemica ma non di posti di rianimazione per i quali l'ospedale di eboli, al pari degli altri della rete campana, dovrebbe dedicarne alcuni degli 8 disponibili alle attività di cura del coronavirus. In questa fase inziale infatto ogni ospedale dotato di posti intensivi e rianimativi deve metterne a disposizione uno o più per l'emergenza in corso.
 
 

Dal punto di vista strettamente clinico e medico si è capito che l'assistenza in rianimazione, per chi ha una polmonite da coronavirus, prevede un particolare impegno terapeutico prolungato nel tempo per alcuni giorni (a volte settimane). Quando l'attività polmonare risulta azzerata e il polmone attaccato dal virus non ventila più bisogna procedere con somministrazioni di ossigeno non ad alti flussi (come avviene nella maggior parte dei pazienti critici) ma invece a più basso flusso e ad alta frequenza. Al Cotugno sono attualmente 8 i posti di rianimazione disponibili che, nelle intenzioni della direzione sanitaria, sono destinati a breve a raddoppiare per essere ripartiti tra le funzioni ordinarie e quelle dedicate al coronavirus. Ma mancano gli spazi, le attrezzature sono da montare e soprattutto il personale, altamente specializzato, andrebbe potenziato.

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In Campania la progressione dei nuovi casi registrati ha assunto un profilo altalenante ma di maggiore attenzione: il totale dei contagiati certi ha superato i 60. La curva d'incremento, dopo quella delle Marche, è tra le più significative al Centro sud. Il 2 marzo i positivi al test in Campania erano erano 17, il 3 marzo sono diventati 31, il 4 marzo 38, il 5 marzo saliti a 50 e oggi sono più di 60. Inizia dunque ad essere faticoso ricostruire i contatti di tutti i positivi e in alcuni di essi l'origine del contagio non è così facile da ricondurre a contatti a rischio. Le prossime settimane saranno cruciali per capire che piega avrà preso l'epidemia. 
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