Coronavirus e mascherine obbligatorie, tutto quello che c'è da sapere: meglio stoffa, carta o in tnt?

Coronavirus e mascherine obbligatorie, tutto quello che c'è da sapere: meglio stoffa, carta o in tnt?
di Maria Pirro
Giovedì 23 Aprile 2020, 07:30 - Ultimo agg. 16:11
4 Minuti di Lettura

Meglio le mascherine chirurgiche, in tnt o quelle di stoffa? Con il filtro sono utili solo nei reparti Covid? Tutti i modelli vanno catalogati tra i dispositivi di protezione individuale e alcuni vanno portati sempre, anche se si è da soli per strada? Possono bastare per evitare di contrarre e trasmettere il virus?

Domande che hanno una risposta precisa. «Eppure, c'è tanta, troppa confusione», scuote la testa Enzo Santagada, presidente dell'Ordine dei farmacisti di Napoli e provincia, che contribuisce a elaborare una piccola guida ai materiali («Questione fondamentale», sottolinea), alla tipologia e al corretto utilizzo quantomai attuale anche in considerazione degli obblighi già disposti in alcune regioni. In Lombardia, innanzitutto. E in Campania, con la distribuzione al via tra le polemiche. Ma anche i tedeschi, nei sedici Laender, corrono ai ripari, imponendo di coprire bocca e naso nei mezzi pubblici e nei negozi; mentre in Cina le indossano ovunque. Ecco le dovute distinzioni.
 

 

LE MASCHERINE IN TNT
Acronimo che sta a indicare le mascherine in «tessuto o non tessuto». Fabbricate in polipropilene, sono le 500mila mascherine, suddivise in pacchetti da due, in queste ore distribuite ai campani esenti dal ticket. Inadatte per i medici e gli operatori sanitari, evitano gli schizzi di saliva e la formazione della condensa dovuta alla respirazione sugli oggetti che si trovano vicino a chi utilizza questo tipo di presidio che, però, «non protegge nemmeno dalla polvere» (è precisato sulle confezioni consegnate nelle 1800 farmacie della regione). Resta dunque decisivo rispettare la distanza di sicurezza tra persone.

I MODELLI DI STOFFA
Riducono il rischio di trasmettere il virus agli altri, perché trattengono all'interno le particelle infette. «Quanto più il tessuto è spesso e la trama fitta, tanto maggiore è la capacità protettiva», chiarisce Santagada. Così sciarpe, tovaglioli e foulard: «Limitano soprattutto la diffusione dei goccioline infette che possono essere diffuse da positivi al Covid-19 ma asintomatici e quindi inconsapevolmente contagiosi. Ma i modelli in cotone o in altre stoffe hanno un potere filtrante minimo per chi li indossa, perché non aderiscono bene al viso». Anche in questo caso occorre fare attenzione a rispettare le distanze di sicurezza.

IN CARTA O CHIRURGICHE 
«D'aiuto, sempre in chiave di riduzione del rischio di trasmissione del virus, ma non sono indicate per proteggere chi le porta», certifica il presidente dell'Ordine dei farmacisti di Napoli. E questo, perché le mascherine del coniglietto Bunny, come le ha definite il governatore Vincenzo de Luca, «non fanno da filtro, in quanto non evitano l'inalazione di particelle aeree di piccole dimensioni (aerosol)». Non solo. Santagada avverte: «È fondamentale imparare a indossarle, altrimenti ne viene vanificata l'utilità». Coprendo il viso dal naso al mento, non basta limitarsi alla bocca. «Andrebbero anche cambiare frequentemente: se si bagnano, il passaggio delle particelle virali potrebbe essere agevolato». Quelle con il bollino CE, ovviamente, sono le migliori: «Le mascherine chirurgiche, per essere sicure, devono essere prodotte nel rispetto della norma tecnica UNI EN 14683:2019 che prevede caratteristiche e metodi di prova, indicando i requisiti di resistenza a schizzi liquidi, traspirabilità, efficienza di filtrazione batterica, pulizia da microbi», è la certificazione citata da Santagada.

LE FFP1
Assicurano un livello più alto di protezione e rappresentano un'alternativa alla mascherina chirurgica. «Filtrano infatti l'80 per cento delle particelle ambientali con diametro 0,6 millimicron», spiega Santagada, che fa una distinzione tra quelle senza e con valvola: «Queste ultime proteggono chi le indossa e non gli altri perché dalla valvola può uscire materiale infetto».

Le FFP2
«Filtrano il 95 per cento delle particelle con diametro inferiore ai 0,6 millimicron. Bloccano così l'accesso del virus, sono dunque utili quando si lavora a contatto con pazienti Covid o casi sospetti e si è dunque più esposti al contagio», aggiunge il professionista. Attenzione, però: «Anche in questo caso la valvola potrebbe consentire il passaggio dei virus da parte di chi le indossa. Ecco perché questo tipo di mascherine FFP2 sono fondamentali per i medici e gli operatori; mentre quelle senza valvola vanno impiegate come strumento di protezione per sé e per gli altri da soccorritori e personale sanitario impegnato sul territorio, come strumento di prevenzione».

LE FFP3
Filtrano il 98-99 per cento delle particelle ambientali con diametro inferiore ai 0,6 millimicron. Anche in questo caso sono indicate per gli operatori sanitari che assistono i malati Covid, in particolare durante particolari manovre e tipologie di interventi che portano a espellere la saliva.

Le P2 o P3
Si tratta di mascherine in elastomeri o tecnopolimeri dotate di filtro sostituibile. «Con efficienza analoga alle FFP2 e FFP3. In più, hanno una migliore tenuta sul viso ma causano anche un maggiore disagio perché sono più pesanti».

LE VISIERE
Ne sono state distribuite 5mila a tutti i professionisti che operano nelle farmacie, nelle parafarmacie e nel servizio sanitario a Napoli e provincia: queste ulteriori protezioni trasparenti sono una ulteriore barriera che deve, tuttavia, considerarsi integrativa e non sostitutiva alle mascherine e a tutte le altre misure. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA