Coronavirus, corsa al vaccino in tutto il mondo: 50 format tra salute, ricerca e business

Coronavirus, corsa al vaccino in tutto il mondo: 50 format tra salute, ricerca e business
di Lucilla Vazza
Sabato 4 Aprile 2020, 09:00
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Il sacro Graal della lotta al Sars Cov-2 è il vaccino. Da oltre tre mesi è partita un'immensa maratona scientifica senza precedenti e ogni giorno arrivano notizie di primi positivi segnali da questo o quel test. Nella sfida globale all'Ok Corral competono le più importanti case farmaceutiche, decine di importanti istituti di ricerca universitari, i laboratori di Stato cinesi, start-up impegnati nelle biotecnologiche. E nella corsa al vaccino capita che salti fuori chi proprio non ti aspetti: per esempio, British American Tobacco, il colosso del tabacco stelle e strisce, che nei giorni scorsi ha comunicato di lavorare a un vaccino anti Covid-19 tramite la sua società biotech Kentucky BioProcessing (KBP): la ricerca sfrutta il molecular farming e al momento nella fase dei test pre-clinici. L'utilizzo delle piante per produrre molecole è tutt'altro che peregrino, ha buona resa, tempi ridotti e costi contenuti. La biotech Kbp nel 2014 mise a punto il trattamento per l'Ebola ZMapp proprio utilizzando il tabacco.
 

 

La sfida coinvolge tutti: vincerà chi avrà investito più risorse e capito i punti di debolezza di questo coronavirus, che per le sue caratteristiche ha una struttura a Rna a forte rischio mutazione e su cui il fattore tempo gioca un ruolo più che mai essenziale. Nella panoramica dei vaccini aggiornata dall'Oms ci sono due vaccini in fase 1 della sperimentazione e una cinquantina di candidati in fase preclinica. Più nel dettaglio l'Agenzia europea del farmaco, Ema, tre giorni fa ha specificato che per due vaccini è già partita la prima fase di sperimentazione su volontari sani, ma ha anche frenato gli entusiasmi chiarendo che: «È difficile prevedere quando saranno pronti. Sulla base delle informazioni disponibili e delle esperienze passate, si stima che ci possa volere almeno un anno prima di avere un vaccino pronto per essere approvato e disponibile in sufficienti quantità per un uso diffuso». Molti trial si aggiungeranno nelle prossime settimane con il sostegno pubblico e privato. La Coalition for Epidemic Preparedness Innovations (Cepi), ente non profit fondata due anni fa a Davos, è stata tra i primi soggetti non governativi che ha avviato finanziamenti e coordinato sinergie per lo sviluppo del vaccino e una settimana fa ha lanciato un appello per raccogliere 2 miliardi di dollari in nuovi finanziamenti. Dalla rivista «Lancet», arriva la comunicazione dei primi promettenti risultati dei test sulle cavie di un vaccino-cerotto, dotato di 400 microaghi, in grado di rilasciare il principio attivo attraverso l'epidermide condotti dalla University of Pittsburgh. Il PittCoVacc (Pittsburgh CoronaVirus Vaccine) funziona con una modalità economica e poco invasiva. Ma tra gli esperti c'è chi fa notare che «nuovo, nell'ambito dei vaccini, non sempre fa rima con buono, bisognerà vedere più avanti», è il commento di Gianni Rezza dell'Istituto superiore di sanità, ricordiamo infatti che dopo le prove in vitro e la sperimentazione animale, ci sono 3 fasi di sperimentazione umana. «Tutti questi step necessari potrebbero essere abbreviati, la situazione è tale che probabilmente si dovrà utilizzare una via preferenziale per accorciare i tempi, pur mantenendo la garanzia della sicurezza e dell'efficacia - spiega Rezza - va detto che le agenzie regolatorie comprendono l'urgenza di questa pandemia». Per farmaci di questo genere, in casi di emergenza sanitaria, si avviano infatti le procedure di fast track.
 

Ci vorrà comunque un anno perché vada in produzione, come ha spiegato ieri al «Mattino» Ranieri Guerra dell'Oms. Sono certamente avanti con i trial le ricerche della statunitense Novovax che partivano da piattaforme usate per altri due coronavirus che hanno causato l'epidemia di Sars, sindrome respiratoria acuta grave, nel sud est asiatico nel 2002-04, ma anhe la meno nota, sindrome respiratoria del Medio Oriente (Mers), partita in Arabia Saudita nel 2012. Il Sars-cov2 è praticamente simile per più dell'80% al coronavirus della Sars, ma purtroppo è anche più mutevole, sebbene meno letale. Su queste malattie erano stati avviati importanti studi poi rimessi nel cassetto perché le epidemie si sono fermate. C'è poi chi come Inovio si sta concentrando sul vaccino Dna. E sempre nel solco degli studi sulla mers, la biotech di Boston, Moderna, ha avviato la sperimentazione su uomo del vaccino basato su mRNA: se ci riuscirà sarà un trionfo, perché sarebbe il primo in assoluto a dimostrare la sua efficacia. Mai sono andati in porto anche i vaccini a base di dna, per cui queste strade sono molto in salita, ma per i ricercatori sono frontiere da esplorare mai come in questo momento. Promettono grandi traguardi le sperimentazioni del colosso «Johnson&Johnson» che il 2 aprile ha annunciato la selezione del migliore candidato vaccino tra i prototipi prodotti dalle ricerche su cui lavora da gennaio.
L'obiettivo è avviare gli studi clinici 1 sull'uomo al massimo entro settembre 2020. I primi lotti di vaccino contro il Covid-19 potrebbero essere disponibili per l'uso in emergenza nei primi mesi del 2021. Un iter velocissimo rispetto al normale, ma indispensabile contro il virus che tiene in pugno l'intera umanità.

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