Covid, il piano d'autunno; ecco i fondi per le Regioni: «Insufficienti, vanno rivisti i budget»

Covid, il piano d'autunno; ecco i fondi per le Regioni: «Insufficienti, vanno rivisti i budget»
di Lorenzo Calò
Giovedì 30 Giugno 2022, 07:30 - Ultimo agg. 17:09
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Che la pandemia sia tutt'altro che conclusa - nonostante l'abolizione decisa dal governo di tutte le misure di precauzione, dalle mascherine al green pass - è convinzione più che diffusa sia al ministero della Salute sia nelle Regioni. E lo scenario che ci aspetta il prossimo autunno, sempre che i dati dei contagi non facciano scoppiare l'ennesima bolla già quest'estate, è assai fosco.

Ecco perché la riunione organizzata martedì pomeriggio - e protrattasi fino a sera - tra Mef, ministero Salute e Conferenza della Regioni è qualcosa di più di un semplice briefing per programmare risorse.

Ufficialmente l'oggetto dell'incontro erano le misure per «tenere sotto controllo la fase intra-pandemica» ma, con i numeri di questi giorni (ieri altri 94.165 nuovi casi, 60 morti e un tasso di positività su scala nazionale pari al 26,4%) il timore dei governatori è che il sistema sanitario nazionale possa andare di nuovo in apnea.

Il documento conclusivo del vertice, trasmesso alla Conferenza Stato-Regioni, rappresenta lo schema di un decreto che assegna fondi per consentire ai sistemi regionali di sostenere le spese per la diagnostica e la protezione dei cittadini. Si tratta complessivamente di 902 milioni di euro, che serviranno, per una quota pari a 860 milioni, a rafforzare le scorte nazionali di Dpi, mascherine chirurgiche, reagenti e kit di genotipizzazione, mentre 42 milioni serviranno a potenziare i sistemi informativi di sorveglianza, le piattaforme informatiche e per sostenere l'attività di ricerca. Il riparto premia Lombardia e Campania: alla prima andranno 232,9 milioni; alla seconda 99,1. Tra le altre Regioni, stabilita l'assegnazione di 90,7 milioni al Lazio, 74,8 milioni al Veneto, 76,4 alla Sicilia, 63,4 all'Emilia Romagna.

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Tutto risolto, allora? Macché. Il nodo risorse continua a essere centrale nel rapporto tra Stato e Regioni con queste ultime che, ancora ieri, sono ritornate a bussare a denari perché ritengono insufficiente la dotazione finanziaria prevista per il 2022 nonostante l'incremento di due miliardi di euro stabilito dalla Legge di bilancio. «Il livello di finanziamento del Servizio sanitario nazionale non appare adeguato per consentire la sostenibilità della programmazione sanitaria alla luce dei significativi oneri per il proseguimento delle misure di gestione dell'emergenza pandemica e, contestualmente, dei maggiori costi emergenti», hanno messo nero su bianco le Regioni che hanno spedito al governo il proprio parere sul cosiddetto Decreto Aiuti. Nello specifico sull'aumento dei costi energetici le Regioni stimano «che l'aumento dei prezzi delle fonti energetiche inciderà sui maggiori costi del Servizio sanitario nazionale nel 2022 per circa 1,6 miliardi».

Nel Dl Aiuti il governo ha previsto lo stanziamento di 200 milioni ma dalle Regioni arriva la richiesta, con un apposito emendamento, di portarli a 400. In particolare dai governatori si segnala come «le Regioni e le Province autonome stanno organizzandosi per somministrare una quarta dose in autunno» e poi ci sono «maggiori costi energetici, inflattivi e contrattuali che graveranno considerevolmente sui bilanci sanitari». La Conferenza delle Regioni nel medesimo documento evidenzia anche «maggiori oneri necessari per riportate l'attività sanitaria in una fase ordinaria e per recuperare le prestazioni non urgenti che sono state rinviate durante la fase emergenziale». L'ultimo elemento di criticità concerne i «maggiori oneri a partire dall'anno 2022 (in termini di maggiori costi o minori ricavi) determinati dalla cessazione delle forniture commissariali, dall'adozione del nuovo nomenclatore della protesica e della specialistica ambulatoriale, dall'attuazione delle misure previste dal PanFLu», cioè il piano pandemico influenzale 2021-2023. Insomma, al netto dei progetti ancorati al Pnrr che assegna alla Missione 6/salute 15,63 miliardi di euro, è il sistema dell'assistenza ordinaria a necessitare di maggiori «cure».
 

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