La scelta di Simona, dal Queen's Hospital a Pozzuoli: «Porterò qui la lezione di Londra»

La scelta di Simona, dal Queen's Hospital a Pozzuoli: «Porterò qui la lezione di Londra»
di Ettore Mautone
Venerdì 26 Luglio 2019, 12:00
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Una neurochirurga napoletana lascia il Queen's Hospital di Londra e sceglie il Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli. Sono passati diciotto anni da quando Simona Buonamassa, classe 1972, napoletana del Vomero, dopo la laurea e la specializzazione col massimo dei voti in neurochirurgia alla Federico II di Napoli partì per Londra per iniziare a lavorare presso il Queen's Hospital come specialista associata. Da allora la giovane professionista ha fatto carriera e collezionato esperienze importanti negli ospedali della capitale britannica e non solo lavorando dal National Hospital for Neurology and Neurosurgery all'Oldchurch Hospital, al Charing Cross Hospital. Ventinove pubblicazioni, diciannove interventi a congressi internazionali e diciotto anni dopo aver preso l'aereo per Londra segna il ritorno in Campania. Nel 2018 Buonamassa ha partecipato al concorso come Neurochirurgo presso il Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli. Specializzata nel trattamento dei tumori cerebrali e negli interventi a paziente sveglio e nelle procedure di mappaggio corticale intraoperatorio può essere considerata un cervello in fuga. Ora ha deciso di tornare. Arriverà a Napoli con un volo da Londra martedì prossimo e da giovedì primo agosto prenderà servizio come dirigente di I° livello presso l'unità di Neurochirurgia diretta da Raffaele De Falco.

Come mai torna a Napoli dopo 18 anni di lavoro ai massimi livelli a Londra?
«Non ho mai dimenticato l'Italia e la mia città. Lavorare a Londra mi ha dato grandi soddisfazioni. Ho iniziato durante il dottorato. Volevo lavorare e a quel tempo, sia in Campania sia in altri centri italiani, per uno specializzando la strada era in salita e si facevano pochi concorsi. Qui a Londra ho ottenuto la possibilità di entrare subito nel vivo dell'attività di un grande team. Sono grata per quanto mi è stato concesso fare ma sono felice di tornare. Sto raccogliendo le mie cose ed emozionata come se fossi al primo giorno di scuola».
 
Cosa l'ha spinta a partecipare al concorso dell'ospedale di Pozzuoli?
«Alcuni colleghi e amici di corso che ho conservato nel tempo lavorano al Santa Maria delle Grazie. Mi hanno parlato dei grandi progressi compiuti negli ultimi due anni da quell'ospedale. La Chirurgia, l'Urologia, il Pronto soccorso, la Ginecologia sono stati molto potenziati dal manager Antonio D'Amore che ha costruito un'ottima squadra in molte discipline e anche le tecnologie sono all'avanguardia. Riunirmi agli amici, lavorare con loro, riacquistare un ruolo nella sanità della città dove sono nata e dove ho studiato e mi sono specializzata è per me motivo di orgoglio e soddisfazione».

Ha già preso alloggio a Napoli?
«Tornerò all'Arenella nella casa dei miei genitori. Ho perso mio padre alcuni anni fa. Non ho voluto sposarmi in Inghilterra con un inglese perché sento ancora forti le radici, l'identità e l'appartenenza. Del resto il mio percorso professionale, sebbene tutto inglese, è stato continuamente intervallato da esperienze napoletane».

Quali?
«Dal dottorato di ricerca in Neuro oncologia chirurgica nel 2004 alla Università Vanvitelli a quattro degli otto progetti di ricerca che ho finora realizzato e portato a termine con i due atenei partenopei e che ho completato con alcuni importanti centri per il trattamento dei tumori primitivi cerebrali in Canada, Arizona, e Francia».

Si dedicherà anche a Napoli dunque alla cure dei tumori cerebrali?
«Sì, l'unità diretta da De Falco vanta già alcune eccellenze in questo campo. Io sono specializzata in alcuni particolari interventi anche a paziente sveglio che consentono di risparmiare, durante l'operazione, i centri del linguaggio e di garantire un risultato migliore con minori danni. Un settore che De Falco appunto intende sviluppare».

La radioterapia stereotassica oggi nei tumori cerebrali può essere considerata sovrapponibile alla neurochirurgia?
«Solo in alcuni casi, quando le lesioni sono poche e delimitate. Si tende a pensare che la tecnica radioterapica non sia invasiva, in realtà per il cervello quando si interviene su molte lesioni contemporaneamente può essere molto dannosa e talvolta esiziale. I casi vanno selezionati e studiati. Sono molto felice che le esperienze maturate nei miei anni all'estero possano essere utili e messe a disposizione dei pazienti che vivono nella regione in cui sono cresciuta e che mi ha permesso di formarmi professionalmente ed ulteriormente sviluppate sotto al guida del dottor De Falco. Un reparto che so essere diventato un punto di riferimento in Campania, vantando una casistica di ottimo livello e qualificandosi come un polo attrattore per molti pazienti provenienti anche da fuori regione».

Quali differenze tra la sanità inglese e quella napoletana?
«Per dirla in sintesi a Londra ho trovato precisione, organizzazione e rigore. L'Italia e Napoli in particolare è invece la patria del genio e della creatività».
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