Università, il ministro Manfredi: «Un errore gli sconti sulle rette non è così che si aiuta il Sud»

Università, il ministro Manfredi: «Un errore gli sconti sulle rette non è così che si aiuta il Sud»
di Mariagiovanna Capone
Lunedì 13 Luglio 2020, 09:02 - Ultimo agg. 16:39
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Sembrano saldi di fine immatricolazione quelli proposti da alcune università del Sud. Sconti eccezionali per permettere a studenti iscritti altrove di ritornare nella propria regione d'origine, basati più sulla convenienza economica e vicinanza geografica alle famiglie che su contenuti, didattica e proposte. La Sicilia, grazie al sostegno della giunta regionale, ha offerto per ogni studente universitario fuori sede che rientrerà ben 1.200 euro ciascuno, con l'Università di Palermo che ha pure giocato al rialzo aggiungendo l'iscrizione gratuita, almeno per quest'anno. Una scelta simile a quella offerta dalla Puglia, con iscrizione gratuita per gli studenti pugliesi che rientreranno il prossimo anno accademico, anche dall'estero, e dall'Università della Basilicata che ha già promosso il 50 per cento di sconto a chi si iscrive per il 2020/2021. Per i rettori del Nord le proposte offerte agli studenti fuori sede che studiano, alloggiano e fanno economia, è una brutta gatta da pelare soprattutto in aggiunta al crollo degli iscritti previsto come effetto della pandemia, stimato su una riduzione tra il 10 e il 15 per cento. Questi incentivi non solo non trovano consenso al Nord ma anche ai vertici del ministero dell'Università e della Ricerca, con il ministro Gaetano Manfredi in disaccordo per «un principio di diseguaglianza, lontano da una logica di uniformità nazionale».

Ministro Manfredi, perché non è concorde con i bonus per gli studenti fuori sede da parte di alcune regioni del Mezzogiorno?
«Guardi, credo che stabilire un principio di concorrenza solo per alcuni studenti, in qualsiasi parte essa venga fatta, non è in sintonia con la visione di un sistema nazionale e non mi troverà concorde. Se si garantiscono delle facilitazioni, vanno stabiliti criteri con cui realizzarle: devono essere generaliste, offerte a tutti e non valide soltanto per alcuni. Questo è il mio punto di vista. Certo, poi è da tener conto che queste misure sono state fatte dalle Regioni che hanno una titolarità nel diritto allo studio, ed essendo delle iniziative regionali, non sono di mia competenza».

Non c'è stato neanche un confronto con la Crui o il Mur?
«No. Tutte le misure finanziate a livello nazionale come ministro, anche per l'interlocuzione che ho fatto alla Conferenza Stato-Regioni, sono uniformi. Le misure aggiuntive di ambito regionale rientrano sì nell'autonomia, ma non posso non sottolineare che non mostrano l'uniformità cui l'istruzione dovrebbe puntare sempre».

Questi bonus potrebbero creare un danno economico alle Università e alle città che teoricamente avranno un calo di studenti del Sud?
«Più che un danno economico stabiliscono un principio che non condivido e non mi sembra neppure utile. Che venga fatto dalla Sicilia o dalla Lombardia, non è concepibile mettere in atto una misura selettiva, valida per i fuori sede e non per gli stanziali. Non penso che possano esserci fughe dal Nord al Sud, ma è bene evitare che diventi uno spiacevole precedente il concetto dell'introduzione di un principio non condiviso e non condivisibile. Poi, ognuno fa la propria politica, con le risorse che ha a disposizione, e quindi fa scelte individuali».

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Con questo criterio, quindi, ogni Regione potrebbe fare un po' quello che le pare...
«Se passa questo principio, ogni Università per attrarre studenti potrebbe decidere interventi per categorie, che è l'opposto della visione nazionale. Credo invece che tutti dovremmo lavorare per fare in modo che ci siano opportunità identiche per tutti gli studenti, lasciando solo a loro ovviamente la libertà di scelta. Le misure nazionali sono fatte per tutti, le misure regionali possono essere anche differenziate, ma stavolta creano una diseguaglianza non accettabile».

Si muoverà in qualche modo per ovviare a questi bonus così difformi dalla linea nazionale?
«Non posso intervenire sull'autonomia regionale. Ma ne parlerò con la Crui e al presidente nonché alla Conferenza Stato-Regioni, perché credo che dobbiamo evitare a tutti i costi che si inneschino dei meccanismi di concorrenza tra le Regioni. Concorrenze che non fanno bene a un sistema nazionale che invece deve tutelare l'integrità dell'offerta delle opportunità dei nostri studenti. Auspico quindi che non ci siano diseguaglianze».

E a livello nazionale sta lavorando a ulteriori forme di sostegno per gli studenti, dopo l'accesso gratuito alle Università statali per coloro che hanno un Isee sotto i 20mila euro?
«Questa misura nazionale è un beneficio davvero importante per le famiglie a reddito basso, che sono concentrate soprattutto al Sud. In fase di rendicontazione valuteremo. Ad oggi ritengo che almeno il 50 per cento degli studenti del Mezzogiorno ne beneficerà. Adesso ci sarà anche l'incremento del fondo di Diritto allo Studio: garantiremo a tutti gli studenti idonei di beneficiare di borse di studio. Questo non avveniva nel Mezzogiorno, purtroppo, con il risultato che tanti giovani idonei, ne erano esclusi. Elimineremo la figura dello studente idoneo non beneficiario, ristabilendo le equità. Un atto dovuto per tutti questi giovani. E inoltre ci saranno risorse per colmare il digital divide, sia su dispositivi che su connessioni, ampliando così il perimetro del diritto allo studio».
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