Papa Francesco: la guerra mondiale incombe, «immorale detenere armi nucleari». Il discorso choc a 184 ambasciatori

Agli Stati chiede di mettere al bando la pratica dell'utero in affitto e del gender

Papa Francesco: la guerra mondiale incombe, «immorale detenere armi nucleari». Il discorso choc a 184 ambasciatori
Papa Francesco: la guerra mondiale incombe, «immorale detenere armi nucleari». Il discorso choc a 184 ambasciatori
Franca Giansoldatidi Franca Giansoldati
Lunedì 8 Gennaio 2024, 11:24 - Ultimo agg. 24 Marzo, 10:19
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Papa Francesco ha smesso di citare il rischio di una terza guerra mondiale a pezzi perché stavolta parla proprio della vigilia di una nuova guerra mondiale. Purtroppo incombe su tutti concreta: «E' immorale detenere armi nucleari». Davanti agli ambasciatori dei 184 Paesi accreditati in Vaticano l'analisi di Bergoglio, dal suo osservatorio privilegiato e dalle conversazioni avute con tanti capi di Stato nel corso dell'ultimo periodo, non lascia spazio a troppe illusioni soprattutto se la comunità internazionale non cambierà passo, ripristinando dialogo, multilateralismo, capacità di contenere i dissidi. «Spezzare le spade per farne aratri» dice mutuando le parole del profeta Isaia. Ovviamente il primo focolaio regionale, il più esplosivo tra tutti, è l'ultimo in ordine temporale, quello mediorientale, e la sua riflessione parte proprio dal pogrom di Hamas nei confronti di Israele quando il 7 ottobre ha bruciato, ucciso, stuprato 1200 civili inermi nelle loro case o al festival musicale. Il Papa non cita mai Hamas tuttavia rinnova l'appello per la liberazione dei 130 ostaggi israeliani ancora prigionieri a Gaza, tra cui un bambino che la scorsa settimana ha compiuto 1 anno in cattività. Nel suo discorso Papa Francesco chiede anche ai governi mondiali di mettere al bando la pratica dell'utero in affitto e di evitare le colonizzazioni ideologiche  sulla «pericolosissima» teoria del gender che tende a cancellare i due sessi, maschio e femmina, alimentando scontri sotterranei a livello internazionali, soprattutto tra Nord e Sud.

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GAZA

Ecco i passaggi chiave del discorso lunghissimo di Francesco. Nel Palazzo Apostolico stamattina era riunito l'intero corpo diplomatico. L'ottantasettenne pontefice ha letto con voce grave, sottolineando i punti principali. La sua voce era ferma e chiara.

«Alla vigilia di Natale del 1944, Pio XII pronunciò un celebre Radiomessaggio ai popoli del mondo intero. La seconda guerra mondiale stava avvicinandosi alla conclusione dopo oltre cinque anni di conflitto e l’umanità – disse il Pontefice – avvertiva una volontà sempre più chiara e ferma: fare di questa guerra mondiale, di questo universale sconvolgimento, il punto da cui prenda le mosse un’era novella per il rinnovamento profondo. Ottant’anni dopo, la spinta a quel rinnovamento profondo sembra essersi esaurita e il mondo è attraversato da un crescente numero di conflitti che lentamente trasformano quella che ho più volte definito terza guerra mondiale a pezzi in un vero e proprio conflitto globale. Non posso in questa sede non ribadire la mia preoccupazione per quanto sta avvenendo in Israele e Palestina. Tutti siamo rimasti scioccati dall’attacco terroristico del 7 ottobre scorso contro la popolazione in Israele, dove sono stati feriti, torturati e uccisi in maniera atroce tanti innocenti e molti sono stati presi in ostaggio».

HAMAS

Papa Francesco evita come sempre di parlare apertamente di Hamas e così ripete la condanna generica «per ogni forma di terrorismo ed estremismo: in questo modo non si risolvono le questioni tra i popoli, anzi esse diventano più difficili, causando sofferenza per tutti. Infatti, ciò ha provocato una forte risposta militare israeliana a Gaza che ha portato la morte di decine di migliaia di palestinesi, in maggioranza civili, tra cui tanti bambini, ragazzi e giovani, e ha causato una situazione umanitaria gravissima con sofferenze inimmaginabili». Da decenni il Vaticano insiste con «la Comunità internazionale per la soluzione di due Stati, uno israeliano e uno palestinese, come pure di uno statuto speciale internazionalmente garantito per la Città di Gerusalemme, affinché israeliani e palestinesi possano finalmente vivere in pace e sicurezza. Il conflitto in corso a Gaza destabilizza ulteriormente una regione fragile e carica di tensioni. In particolare, non si può dimenticare il popolo siriano». 

SILENZIO

Sul continente asiatico si sofferma sull'emergenza umanitaria che ancora colpisce i Rohingya, in Myanmar ma evita di parlare della Cina e del problema della minoranza musulmana degli Uiguri o le persecuzioni terrificanti in Iran delle donne che non vogliono usare il velo e che sono già costate parecchie vite umane. 

A questo punto il discorso del Papa tocca il tema della guerra in Ucraina. «Non si può lasciare protrarre un conflitto che va incancrenendosi sempre di più, a detrimento di milioni di persone, ma occorre che si ponga fine alla tragedia in atto attraverso il negoziato, nel rispetto del diritto internazionale».

Non una parola sul tema dei bambini ucraini che sono stati rapiti durante l'occupazione delle zone conquistate dai militari russi e in via di russificazione, con un decreto del presidente Putin che vuole accelerare questo processo di normalizzazione, mentre la missione papale del cardinale Matteo Zuppi è stata tristemente derubricata. 

La disamina dei problemi mondiali finisce poi nel Caucaso dove permane una situazione tesissima tra «l’Armenia e l’Azerbaigian, esortando le parti ad arrivare alla firma di un Trattato di pace. È urgente trovare una soluzione alla drammatica situazione umanitaria degli abitanti di quella regione, favorire il ritorno degli sfollati alle proprie case in legalità e sicurezza e rispettare i luoghi di culto delle diverse confessioni religiose ivi presenti. Tali passi potranno contribuire alla creazione di un clima di fiducia tra i due Paesi in vista della tanto desiderata pace». Gli azeri dopo la conquista del Nagorno hanno costretto 100 mila armeni cristiani a sfollare dalle proprie case e proprietà mentre, secondo le denunce fatte a più riprese dalle autorità religiose e arrivate puntualmente sul tavolo del Papa, hanno distrutto simboli religiosi, profanando cimiteri cristiani e monasteri. 

Segue poi l'Africa con le diverse crisi umanitarie dei paesi dell'Africa sub Sahariana dove si riscontra «terrorismo internazionale, complessi problemi socio-politici ed effetti devastanti del cambiamento climatico, ai quali si sommano le conseguenze dei colpi di stato militari occorsi in alcuni Paesi e di certi processi elettorali caratterizzati da corruzione, intimidazioni e violenza». 

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PERSECUZIONI
 

«Desta ancora preoccupazione la situazione in Nicaragua: una crisi che si protrae nel tempo con dolorose conseguenze per tutta la società nicaraguense, in particolare per la Chiesa Cattolica. La Santa Sede non cessa di invitare ad un dialogo diplomatico rispettoso per il bene dei cattolici e dell’intera popolazione». 

Preoccupa particolarmente l’aumento degli atti di antisemitismo verificatisi negli ultimi mesi; e ancora una volta sono a ribadire che questa piaga va sradicata dalla società, soprattutto con l’educazione alla fraternità e all’accoglienza dell’altro. Parimenti preoccupa la crescita della persecuzione e della discriminazione nei confronti dei cristiani, soprattutto negli ultimi dieci anni. Essa riguarda non di rado, seppure in modo incruento ma socialmente rilevante, quei fenomeni di lenta marginalizzazione ed esclusione dalla vita politica e sociale e dall’esercizio di certe professioni che avvengono anche in terre tradizionalmente cristiane. Nel complesso sono oltre 360 milioni i cristiani nel mondo che sperimentano un livello alto di persecuzione e discriminazione a causa della propria fede, e sono sempre di più quelli costretti a fuggire dalle proprie terre d’origine». 

NUCLEARE

«Ribadisco ancora una volta l’immoralità di fabbricare e detenere armi nucleari. Al riguardo, esprimo l’auspicio che si possa giungere al più presto alla ripresa dei negoziati per il riavvio del Piano d’azione congiunto globale, meglio noto come “Accordo sul nucleare iraniano”, per garantire a tutti un futuro più sicuro». 

CLIMA

«L’adozione del documento finale alla COP28 rappresenta un passo incoraggiante e rivela che, di fronte alle tante crisi che stiamo vivendo, vi è la possibilità di rivitalizzare il multilateralismo attraverso la gestione della questione climatica globale, in un mondo in cui i problemi ambientali, sociali e politici sono strettamente connessi. Alla COP28 è emerso chiaramente come quello in corso sia il decennio critico per fronteggiare il cambiamento climatico. La cura del creato e la pace «sono le tematiche più urgenti e sono collegate».

MIGRANTI

Il Sahara, la Colombia e Panama, in America centrale, nel nord del Messico, alla frontiera con gli Stati Uniti, e soprattutto nel Mare Mediterraneo. «Questo, purtroppo, è diventato nell’ultimo decennio un grande cimitero, con tragedie che continuano a susseguirsi, anche a causa di trafficanti di esseri umani senza scrupoli. Tra le tante vittime, non dimentichiamolo, ci sono molti minori non accompagnati. Il Mediterraneo dovrebbe essere piuttosto un laboratorio di pace (...) Davanti a questa immane tragedia finiamo facilmente per chiudere il nostro cuore, trincerandoci dietro la paura di una “invasione” (...) Ciò non toglie che la migrazione debba essere regolamentata per accogliere, promuovere, accompagnare e integrare i migranti (...). Dinanzi a questa sfida nessun Paese può essere lasciato solo, né alcuno può pensare di affrontare isolatamente la questione attraverso legislazioni più restrittive e repressive, approvate talvolta sotto la pressione della paura o per accrescere il consenso elettorale. Accolgo perciò con soddisfazione l’impegno dell’Unione Europea a ricercare una soluzione comune mediante l’adozione del nuovo Patto sulla Migrazione e l’Asilo, pur rilevandone alcuni limiti, specialmente per ciò che concerne il riconoscimento del diritto d’asilo e per il pericolo di detenzioni arbitrarie». 

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UTERO IN AFFITTO
 

«Cari Ambasciatori, la via della pace esige il rispetto della vita, di ogni vita umana, a partire da quella del nascituro nel grembo della madre, che non può essere soppressa, né diventare oggetto di mercimonio. Al riguardo, ritengo deprecabile la pratica della cosiddetta maternità surrogata, che lede gravemente la dignità della donna e del figlio. Essa è fondata sullo sfruttamento di una situazione di necessità materiale della madre. Un bambino è sempre un dono e mai l’oggetto di un contratto. Auspico, pertanto, un impegno della Comunità internazionale per proibire a livello universale tale pratica. In ogni momento della sua esistenza, la vita umana dev’essere preservata e tutelata, mentre constato con rammarico, specialmente in Occidente, il persistente diffondersi di una cultura della morte, che, in nome di una finta pietà, scarta bambini, anziani e malati». 

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GENDER
 

«Purtroppo, i tentativi compiuti negli ultimi decenni di introdurre nuovi diritti, non pienamente consistenti rispetto a quelli originalmente definiti e non sempre accettabili, hanno dato adito a colonizzazioni ideologiche, tra le quali ha un ruolo centrale la teoria del gender, che è pericolosissima perché cancella le differenze nella pretesa di rendere tutti uguali. Tali colonizzazioni ideologiche provocano ferite e divisioni tra gli Stati, anziché favorire l’edificazione della pace. 

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INTELLIGENZA ARTIFICIALE

«Occorre dunque una riflessione attenta ad ogni livello, nazionale e internazionale, politico e sociale, perché lo sviluppo dell’intelligenza artificiale si mantenga al servizio dell’uomo, favorendo e non ostacolando, specialmente nei giovani, le relazioni interpersonali, un sano spirito di fraternità e un pensiero critico capace di discernimento». 

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GIUBILEO 

Ringrazio in particolare le Autorità italiane, nazionali e locali, per l’impegno che stanno profondendo nel preparare la città di Roma ad accogliere numerosi pellegrini e consentire loro di trarre frutti spirituali dal cammino giubilare. Forse oggi più che mai abbiamo bisogno dell’anno giubilare. Di fronte a tante sofferenze, che provocano disperazione non soltanto nelle persone direttamente colpite, ma in tutte le nostre società; di fronte ai nostri giovani, che invece di sognare un futuro migliore si sentono spesso impotenti e frustrati; e di fronte all’oscurità di questo mondo, che sembra diffondersi anziché allontanarsi, il Giubileo è l’annuncio che Dio non abbandona mai il suo popolo e tiene sempre aperte le porte del suo Regno. Nella tradizione giudeo-cristiana il Giubileo è un tempo di grazia in cui sperimentare la misericordia di Dio e il dono della sua pace. 


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