Stadio Roma, Luca Parnasi resta in carcere: respinta istanza scarcerazione

Stadio Roma, Luca Parnasi resta in carcere: respinta istanza scarcerazione
Venerdì 6 Luglio 2018, 10:36 - Ultimo agg. 7 Luglio, 00:16
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Nessun mutamento delle esigenze cautelari. Nell'interrogatorio fiume, durato complessivamente 11 ore, Luca Parnasi si sarebbe limitato a confermare quanto era già a conoscenza degli inquirenti senza fornire elementi nuovi rispetto all'ordinanza di custodia cautelare del 13 giugno.

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​Questo, in sostanza, il ragionamento fatto dal gip di Roma, Maria Paola Tomaselli nel provvedimento di sette pagine con cui ha respinto l'istanza di scarcerazione avanzata dai difensori del costruttore coinvolto nell'inchiesta sul nuovo stadio della Roma. Un colpo di scena dopo che la Procura aveva espresso parere favorevole alla scarcerazione dando l'ok per la concessione dei domiciliari a Parnasi che si trova detenuto nel carcere di Rebibbia. Per il giudice, l'ex presidente di Eurnova nel corso del lungo atto istruttorio si sarebbe limitato a fornire chiarimenti sul suo ruolo all'interno del gruppo ribadendo i collegamenti con il mondo della politica e le dazioni, a suo dire del tutto regolari, ai partiti e ad organizzazioni ad essi vicini. Secondo il gip, Parnasi ha ammesso elementi già noti senza dare segni di ravvedimento e senza citare mai i suoi collaboratori. Un quadro che a detta della Tomaselli non può, quindi, portare ad un cambiamento della misura cautelare.

Per Parnasi, quindi, la partita adesso si sposta in Cassazione. L'11 luglio davanti alla Suprema corte si discuterà il ricorso con il quale l'indagato chiede che venga annullata l'ordinanza di custodia cautelare del 13 giugno. Nel provvedimento gli avvocati Emilio Ricci e Giorgio Tamburrini lamentano la carenza di motivazioni sulle esigenze cautelari. Il collegio difensivo ha depositato l'istanza nei giorni successivi all'arresto scegliendo di non fare ricorso al tribunale del Riesame ma chiedendo direttamente ai giudici di piazza Cavour di verificare se sono fondate e adeguatamente motivate le esigenze alla base della misura cautelare. Infine il gip ha detto no alla scarcerazione anche per i manager del gruppo Eurnova, Giulio Mangosi (cugino di Parnasi) e Gian Luca Talone. I due era stati interrogati martedì dai pm titolari dell'indagine. In particolare Mangosi davanti agli inquirenti ha preso le distanze dal modus operandi di Parnasi. «In azienda non c'era alcuna condivisione nelle scelte che non venivano fatta in base al merito ma al solo fine di creare relazioni utili al perseguimento di interessi di Parnasi. Come imprenditore non condivido i suoi metodi - aggiunge l'indagato - spesso si comportava da padrone e come ho già detto gestiva l'attività imprenditoriale dando assoluta priorità alla creazione e al mantenimento di relazioni con soggetti che potevano essergli utili anche facendo loro delle 'cortesiè».

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