Nei confronti di Carrieri, il pm ha sollecitato una condanna a 12 anni reclusione senza alcuna aggravante. Il fatto avvenne nell'appartamento della donna, in via del Babuino. L'imputato uccise la compagna, che insegnava presso la Deutsche Schule di Roma, con un manubrio da palestra.
L'uomo dopo l'arresto ammise di avere colpito Michela al culmine di una lite scaturita dal suo timore di essere lasciato.
Nella perizia l'imputato ha ricostruito le fasi precedenti all'azione omicidiaria. «Quella sera eravamo rientrati da un week end fuori. Presi il suo telefono per vedere i messaggi, era la prima volta che le controllavo il telefono? Forse era successo una volta, lo avevo fatto per leggere cosa diceva della mia malattia con le sue amiche, qual era il giudizio nei miei confronti, non ho trovato niente d'importante». E ancora: «alle 5 del mattino la svegliai, le dissi che non volevo tornare al lavoro e ci fu una lite perché lei voleva che tornassi al lavoro. Io dicevo tra me e me: io non sono un assassinò ma invece l'ho colpita. Poi non sapevo se era viva o morta e sono andato dai carabinieri a costituirmi. Non so perché le ho fatto del male, ho rovinato la sua vita e la vita di tutti».