Disperata, con il volto rigato dalle lacrime e tumefatto dalle percosse. La sera del 22 novembre ha suonato al cancello della stazione dei carabinieri di via Parasacchi a Tor Bella Monaca. «Aiutatemi vi prego, non voglio fare la fine di Giulia». Giulia è - era - Giulia Cecchettin, la studentessa universitaria veneta di 22 anni uccisa e fatta sparire dal suo ex fidanzato, il coetaneo Filippo Turetta ritrovato fuggiasco in Germania e ora alla sbarra. La donna, una romena di 47 anni, ha confidato ai militari di avere subito violenze continue da parte del convivente.
RELAZIONE INFERNALE
Una relazione infernale che durava da ben vent'anni e precipitata, man mano nel tempo, in un vortice fatto di botte, orrore e minacce.
PUGNI ALLO STOMACO
La 47enne si è fatta forza, è uscita di casa e ha preso la strada per la caserma. Guardando che cosa era successo altrove, ha trovato il coraggio che per vent'anni non aveva avuto. Ai militari ha detto dei calci sulla schiena e dei pugni allo stomaco. Dolorante, per le costole incrinate ha mimato quando quell'uomo, un suo connazionale di 55 anni con piccoli precedenti e problemi di abuso di alcol, afferrava i coltelli che avevano in cucina per arrivare con la lama a un centimetro dalla sua giugulare. «Non ne posso più, liberatemi da quel mostro».
L'sos è arrivato al termine di un ultimo litigio avvenuto nella loro abitazione in zona Borghesiana. Il compagno l'aveva aggredita ancora una volta. Dopo averla accompagnata al pronto soccorso del policlinico di Tor Vergata, i carabinieri si sono messi alla ricerca del 55enne, rintracciato e bloccato nel quartiere. La 47enne è stata ricoverata in ospedale, poi dimessa con una prognosi di trenta giorni per le fratture alle costole. Nel corso della redazione della denuncia ha messo nero su bianco gli anni di angherie e sevizie subite. Uno scenario agghiacciante ritenuto tale anche dal gip del Tribunale di Roma che convalidato l'arresto e ha disposto la custodia cautelare in carcere per l'uomo che, ora, si trova rinchiuso a Regina Coeli.
Un fenomeno che non conosce sosta quello della violenza sulle donne e i maltrattamenti, il più delle volte, si consumano tra le mura domestiche. Solo al Telefono Rosa le richieste di aiuto arrivate dall'inizio di quest'anno hanno registrato un incremento del venti per cento. Durante la pandemia Covid, poi, i casi si erano inaspriti con donne costrette a "inventarsi" mille modi pur di riuscire a comunicare con l'esterno e denunciare.