Pronto soccorso in tilt a Roma, ma la burocrazia blocca gli aumenti ai medici: niente fondi in busta paga

I nodi della sanità nonostante l'intesa sindacati-Regione Lazio

Pronto soccorso in tilt a Roma, ma la burocrazia blocca gli aumenti ai medici: niente fondi in busta paga
Pronto soccorso in tilt a Roma, ma la burocrazia blocca gli aumenti ai medici: niente fondi in busta paga
di Francesco Pacifico
Lunedì 19 Giugno 2023, 06:53 - Ultimo agg. 16:02
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Restano sulla carta - nel senso che non sono stati ancora erogati in busta paga - gli aumenti decisi dalla Regione per i medici dei pronto soccorso. Cioè le strutture, nel sistema sanitario, che maggiormente risentono della mancanza di personale e dell'accesso - spesso selvaggio - di pazienti alla ricerca di assistenza. Secondo i direttori amministrativi di Asl e ospedali, non basta l'accordo siglato tra la direzione Sanità di via Cristoforo Colombo e i sindacati, ma serve un atto pubblico - una delibera, una determina o una semplice circolare - per liberarli da ogni rischio di natura erariale. Una posizione che ha sorpreso non poco la Regione. Questa situazione sta creando già adesso non pochi problemi ai primari dei reparti di emergenza per organizzare il lavoro e i turni. E se non sarà risolta a breve, renderà ancora più complicato fare i piani ferie in prospettiva dell'estate.

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L'ITER

Il 9 giugno scorso la Regione annuncia un accordo con i sindacati di categoria e le associazioni del settore - Cgil, Cisl, Uil da un lato, Anaao o Cimo dall'altro - per mettere in campo due misure, necessarie per frenare la fuga di dottori dai Dea. Sul primo versante, sale da 65 a 100 euro all'ora il pagamento degli straordinari. Intanto, ai medici di pronto soccorso viene anche riconosciuta un'indennità ulteriore, che in base ai turni lavorati oscilla dai 340 ai 1.040 euro al mese. Questi soldi vanno poi erogati in maniera retroattiva dal Primo maggio scorso, ma parallelamente si apre anche agli altri medici ospedalieri, cioè di altri reparto, la possibilità di poter effettuare prestazioni aggiuntive nei Dea. E, di conseguenza, ottenere i famosi cento euro.
Per la Regione l'intesa doveva essere applicata immediatamente.

A suo dire, l'accordo con i sindacati ha forza di legge. Eppoi le misure messe in campo devono attutire il forte deficit di medici nei Dea, dove sono in organico 550 unità, ma ne servirebbero almeno altri 400. Senza contare che i concorsi per questa attività vanno regolarmente vacanti: l'ultimo organizzato nella Asl di Viterbo per 10 posti ha visto presentarsi alla selezione soltanto 3 aspiranti. Stesso rapporto anche per una selezione al Sant'Eugenio. Di conseguenza, se l'aumento degli straordinari serve a ridurre la fuga dei dottori dei Dea verso altre strutture pubbliche o private (per non parlare delle cooperative), l'allargamento dell'indennità per i turni aggiuntivi a tutti i medici vuole recuperare più personale in attesa dei futuri concorsi.

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Fin qui le mosse della Regione. Ma finora nessun aumento per le prestazioni aggiuntive è stato ancora autorizzato. Alcuni primari di pronto soccorso hanno scritto all'area Risorse umane della giunta per segnalare che, a loro volta, i dirigenti amministrativi delle singole strutture attendono un atto formale dall'amministrazione per erogare i fondi in più. Una situazione pavloniana - aggiungono ancora i primari - che sta creando un imbuto: senza le risorse aggiuntive non è possibile reclutare nuovo personale; e senza questi medici sarà molto complicato coprire i turni estivi.
Nelle prossime ore la Regione sbloccherà quest'impasse con le singole aziende ospedaliere, comunicando loro di pagare le indennità. Anche perché a volere questo pacchetto di incentivi è stato in prima persone il presidente Francesco Rocca.
 

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