Roma, turiste investite e uccise sull'A24: il guidatore a processo, aveva la patente scaduta da 10 anni

Le vittime erano due turiste belghe, Jess Dewildeman e Wibe Njls, che aspettava un bambino

Roma, turiste investite e uccise sull'A24: il guidatore a processo, aveva la patente scaduta da 10 anni
di Michela Allegri
Venerdì 14 Aprile 2023, 08:15
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Si erano fermate a soccorrere alcune persone rimaste coinvolte in un incidente sul tratto urbano della A24 e, quando erano scese della macchina, una Smart impazzita le aveva travolte e uccise. Il pirata della strada, fuggito dopo l'incidente, era Francesco Moretti, 53 anni. Era al volante sotto l'effetto di un mix di droghe e con la patente scaduta da più di 10 anni. Adesso per lui la procura ha chiesto e ottenuto il giudizio immediato con l'accusa di duplice omicidio stradale pluriaggravato dalla fuga, dalla guida sotto effetto di stupefacenti e senza patente. È successo la sera dell'8 ottobre scorso alle 22.15. Le vittime erano due turiste belghe, Jess Dewildeman e Wibe Njls, che aspettava un bambino. Il processo inizierà il 26 settembre. Nei giorni successivi all'incidente Moretti avrebbe anche cercato di sviare le indagini, liberandosi del cellulare.

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Per lui il gip Maria Gaspari aveva disposto la custodia cautelare in carcere.

Quando ha travolto le due giovani, Moretti stava sfrecciando ben oltre il limite. Era scappato, ma era stato rintracciato in poco tempo: era stato fermato nel suo appartamento. Era risultato positivo alle benzodiazepine, ai cannabinoidi, alla cocaina, agli oppiacei e al metadone. Il gip sottolineava nell'ordinanza che «è assolutamente incredibile che l'indagato non si sia accorto di aver investito le due vittime». La fuga immediata, dopo l'impatto e dopo essere sceso dalla macchina, «è la prova» di questa circostanza. Moretti non sarebbe solo scappato dal luogo dell'incidente senza prestare soccorso, ma si sarebbe anche allontanato «arbitrariamente» dall'ospedale dove era stato accompagnato dalle forze dell'ordine. Un atteggiamento che, secondo gli inquirenti, dimostra la mancanza di pentimento e il tentativo di sviare le indagini. Le condotte dell'indagato, per il gip, «denotano assoluta mancanza di resipiscenza e presa di consapevolezza delle gravissime conseguenze dei suoi atti e rendono concreto il pericolo di fuga».

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