Roma, i rom di Casal Bruciato trasferiti in un'altra casa: ma resta la polveriera

Roma, i rom di Casal Bruciato trasferiti in un'altra casa: ma resta la polveriera
di Alessia Marani e Camilla Mozzetti
Martedì 9 Aprile 2019, 08:08 - Ultimo agg. 09:55
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La polveriera è accesa. Dopo Torre Maura la protesta anti-rom sbarca a Casal Bruciato. Questa volta, però, quartiere e CasaPound se la prendono con una famiglia di nomadi regolarmente assegnataria di un alloggio di edilizia residenziale pubblica del Comune al 90 di via Facchinetti. Quando i bosniaci, padre, madre e 6 figli, residenti al campo della Barbuta, domenica sera, provano ad aprire la loro casa con le chiavi consegnate venerdì dal Dipartimento Patrimonio e Politiche Abitative del IV Municipio, si accorgono che qualcuno deve avere cambiato la serratura, perché la porta non si apre.

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«VI BRUCIAMO VIVI»
Chiamano un fabbro, ma alla fine devono andarsene, cacciati via al grido di «Vi bruciamo vivi, se entrate qui dentro vi ammazziamo», come metteranno a verbale nella denuncia presentata, ieri, ai carabinieri. Ieri mattina la sorpresa: nella loro casa entra Noemi F., 20 anni, romana, con un bimbo di 6 mesi (aveva le chiavi giuste). La giovane mamma risulta residente in un'altra casa popolare vicina, della nonna. La ragazza non ha mai presentato una regolare domanda per ottenere un alloggio popolare: «L'ha fatto mia madre vent'anni fa dice sul pianerottolo al sesto piano di fronte all'appartamento che per pochi minuti ha occupato ma ancora aspetta». La dirigente del commissariato Sant'Ippolito, dopo una lunga trattativa, la convince a uscire e a lasciare l'appartamento. Sotto il palazzo, nel cortile e in strada, si riforma un capannello di gente, gli abitanti che non vogliono i rom «le case datele ai terremotati dell'Aquila», scrivono in un cartello appeso a un balcone e gli attivisti di CasaPound che montano anche un gazebo. Noemi, intanto, con il compagno Simone V., vicino a CasaPound e la baby-carrozzina, si sistema in una tenda: «Da qui non me ne vado». «La casa prima agli italiani», tuonano i militanti di estrema destra, rinvigoriti dalla marcia indietro del Campidoglio a Torre Maura. «Alzando la voce, si vince. La casa è di Noemi».
 
 


In strada ci sono i blindati delle forze dell'ordine, si temono scintille con il vicino centro sociale Intifada e scontri, la tensione resta alta tutta la notte. La presidente del IV Municipio, Roberta Della Casa, è categorica: «Faremo questo braccio di ferro. Alla famiglia rom che, per paura, ha rinunciato a questa sistemazione, assegneremo un altro appartamento. L'occupazione da parte di Noemi è stata strumentale». In serata, la sindaca Virginia Raggi rilancia: «Non abbiamo alcuna intenzione di cedere alla loro prepotenza», riferendosi a CasaPound, aggiungendo che «è paradossale che ad impedire l'ingresso in un appartamento siano gli stessi che occupano abusivamente un intero stabile in centro», sottintendendo il palazzo occupato in via Napoleone III. Per Noemi e compagno si profila una denuncia per invasione di edifici, reato per cui il decreto Salvini ha inasprito le pene, mentre i carabinieri stanno lavorando all'informativa da inviare a piazzale Clodio sui fatti di domenica, sulla base della querela per minacce presentata da A. O. il capofamiglia bosniaco, supportato dalla volontaria responsabile-casa dell'Opera Nomadi. Non è escluso che, a margine, la Procura torni a indagare per istigazione all'odio razziale, come a Torre Maura. Ad A. O., 61 anni, da venti in Italia, l'alloggio in via Facchinetti, int. 21 (sigillato dopo la protesta) era stato assegnato con determina dirigenziale 282/19 protocollata il 6 marzo. Sono 21 le famiglie che da ottobre, assistite dall'Opera Nomadi, sono state collocate in abitazioni popolari dall'Assessorato alla Casa. Circa 70 le pratiche avanzate in due anni. Entro l'anno tutte dovrebbero avere un alloggio. Si tratta di profughi della ex Jugoslavia. Nel solo IV Municipio insistono più di 800 alloggi popolari, «l'80% delle assegnazioni fatte riguarda italiani» ha specificato Della Casa. «Il bando per le graduatorie è del 2012 e prevede 18 punti per chi proviene da centri accoglienza e campi rom». Le famiglie numerose e con bambini sono avvantaggiate, perché gli appartamenti grandi sono di più di quelli piccoli.
Alessia Marani
Camilla Mozzetti
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