Covid Lazio, i referti non arrivano e i furbetti degli esami vanno al pronto soccorso

Covid Lazio, i referti non arrivano e i furbetti degli esami vanno al pronto soccorso
Covid Lazio, i referti non arrivano e i furbetti degli esami vanno al pronto soccorso
di Camilla Mozzetti
Mercoledì 11 Novembre 2020, 00:10
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Sono positivo o no al Covid-19? Nel dubbio faccio il furbo, arrivo al pronto soccorso, nascondo l’esame già fatto al drive-in - ma il cui esito non è ancora arrivato - e mi sottopongo a un nuovo tampone. L’escamotage, che pesa come un macigno sul sistema ospedaliero già profondamente provato dall’emergenza della pandemia, è stato messo in atto da tanti nelle ultime settimane. Uomini e donne che, entrati in contatto con un positivo fanno il tampone in uno dei drive-in della Regione ma poiché il referto tarda ad arrivare, si presentano poi al pronto soccorso. 

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A volte ci sono anche i sintomi e sono quelli del Covid ma magari è raffreddore o influenza. Di fronte a questo scenario che interessa quotidianamente centinaia di persone, vengono prescritti i tamponi rapidi o molecolari dal medico di famiglia che possono essere fatti nei drive-in della Regione Lazio (63 in tutto) ma anche nei laboratori privati. Tuttavia nonostante l’alto numero di centri, la possibilità di prenotare un appuntamento nei drive-in della Regione da ieri anche tramite App per smartphone, l’impiego di 19 squadre dell’esercizio per alleggerire e sveltire il lavoro, restano alti i tempi di attesa per ricevere la risposta alle analisi. 

E così, come denunciano i medici, diversi sindacati e pure alcuni direttori di pronto soccorso, da settimane si assiste a un fenomeno: quello del doppio tampone.

Alcuni candidamente ammettono di aver fatto il tampone in un drive-in ma di non essere riuscito a ottenere l’esito oppure ha ricevuto un risultato sbagliato perché quel referto portava in calce una data d’esame diversa, come è successo a Wafa A. 38 anni inglese ma residente a Roma, che tempo fa fece il tampone al drive-in di via Odescalchi, ricevette un referto a suo nome ma con data sbagliata, e si recò all’ospedale San Giovanni dove fu sottoposta a un nuovo tampone.

Altri, invece, non dicono nulla: arrivano al pronto soccorso, manifestano i sintomi e vengono analizzati di nuovo. «Tutto questo - commenta il direttore del pronto soccorso dell’ospedale Casilino Adolfo Pagnanelli - contribuisce a ingolfare la rete Coronet degli ospedali oltre che a gravare economicamente sul sistema perché i tamponi costano». Dipende se siano molecolari o meno ma i costi a carico del Servizio Sanitario regionale variano dai 22 euro per i tamponi rapidi ai 70 per quelli molecolari. 

Negli ospedali più grandi, come l’Umberto I o il San Camillo, ad esempio, i sanitari hanno ravvisato l’accesso di persone anche senza sintomi che hanno preferito recarsi (erroneamente) al pronto soccorso piuttosto che prenotare una prestazione al drive-in dopo essere entrati in contatto con un positivo. La difficoltà, a parte coloro i quali denunciano i problemi sulla ricezione dei referti, è quella di non avere un registro regionale sulle persone tamponate. Un sistema che, ad esempio, permetterebbe ai sanitari dei pronto soccorso di visionare se la persona che accede ha già fatto o meno un tampone nel drive-in ed è in attesa dell’esito. Intanto i contagi continuano a salire. Ieri nella Regione si sono registrati 2.608 nuovi positivi, 455 in più rispetto a domenica. 

Crescono anche i decessi, arrivati a quota 36 (più 20 sul giorno precedente) così come i ricoveri ospedalieri: più 24 a cui si aggiungono altri 20 in terapia intensiva. Degli oltre 2 mila nuovi casi, più del 50% ovvero 1.549 si concentrano nella Capitale con il primato dell’Asl Roma 1 (582 casi nelle ultime 24 ore) che copre un territorio molto esteso: dal Centro fino a Labaro. Crescono anche i numeri nelle altre province del Lazio con Frosinone e Latina in testa, rispettivamente con 201 e 167 nuovi positivi. Per cercare infine di ripristinare il “contact tracing”, andato in tilt nei giorni scorsi, la Regione ha contrattualizzato 86 nuovi “tracciatori” dall’ultimo bando nazionale della Protezione civile.
 

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