Rifiuti a Roma, no dalla Campania: 300 tonnellate da smaltire

La Regione chiude le porte al Lazio e anche la Toscana rimanda al mittente la richiesta. Corsa contro il tempo del Campidoglio: oggi l’istanza per riaprire il sito di Albano

Rifiuti a Roma, no dalla Campania: 300 tonnellate da smaltire
​Rifiuti a Roma, no dalla Campania: 300 tonnellate da smaltire
di Francesco Pacifico
Martedì 22 Marzo 2022, 00:18 - Ultimo agg. 15:21
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La Toscana e la Campania chiudono le porte al Lazio (e a Roma) e rimandano al mittente le richieste di prendersi ogni giorno centinaia e centinaia di tonnellate di spazzatura della Capitale. Che adesso rischiano sempre di più di restare in strada e accelerare una crisi dei rifiuti, che potrebbe mettere in crisi alcuni quartieri già dall’inizio della prossima settimana. Nella corsa contro il tempo per evitare una nuova emergenza, una data importante sarà quella di domani: EcoAmbiente, la società che gestisce il sito di Roncigliano, chiederà al Tribunale del riesame di Velletri il dissequestro della discarica di Albano Laziale. Ma anche promettendo di attivare la fideiussione per il post mortem chiesta dalla magistratura, sono poche le chance per riottenere in tempi brevi la riapertura del catino. Quello che fino a qualche settimana fa accoglieva giornalmente quasi mille tonnellate dalla Capitale. E senza il quale, dopo i sigilli ai cancelli da parte dei pm, sta andando in tilt il sistema dei rifiuti di Roma.

Le alternative

Sì, perché Ama e il Comune non riescono a trovare sblocchi alternativi sufficienti: devono ancora individuare dei siti dove inviare tra le 200 e le 300 tonnellate al giorno, mentre alcune Regioni come la Campania e Toscana respingono le richieste in arrivo dalla Capitale e altre lesinano gli accessi ai loro impianti: sia quelli di trattamento (Tmb e inceneritori) sia di smaltimento (le discariche). Senza dimenticare che nel Lazio, dopo lo stop ad Albano Laziale, funziona soltanto un catino (quello di Viterbo) mentre ritardano i tempi di autorizzazione del futuro sito di Magliano Romano.
Al momento bisogna soprattutto trovare spazi per E.

Giovi, i Tmb di Malagrotta, maggiori fornitori di Ama che senza poter utilizzare Roncigliano hanno dovuto ridurre i conferimenti giornalieri da 1.250 a 200 tonnellate di indifferenziato da essiccare e separare nei loro forni. Mille tonnellate in meno, che via Calderon de La Barca, il Comune e la Regione sono riusciti a indirizzare soltanto in parte verso altri sbocchi: cioè l’Emilia negli impianti di Hera, la Lombardia con Deco Ambiente, l’Olanda raddoppiando i viaggi all’estero previsti, senza dimenticare un apporto maggiore da due fornitori storici della municipalizzata come Saf a Frosinone e Rida ad Aprilia. Ma non basta: infatti all’appello mancano ancora 300 tonnellate, che nonostante gli sforzi di natura logistica di queste ore, dalla prossima settimana rischiano di restare in strada.

 

Le previsioni

Per quella data Ama, Comune e Regione sperano di convincere altre regioni, allettati dalle altissime tariffe pagate, ad accettare e lavorare i rifiuti della Capitale. Ma sono in pochi a fare previsioni sull’esito di questa scommessa. Parallelamente il Campidoglio accelera sia sul nuovo piano industriale di Ama sia sulla futura discarica di Roma. Su questo fronte si rafforzano le ipotesi sull’area del Divino Amore, dove sono presenti degli impianti autorizzati oggi per rifiuti inerti e non per quelli urbani. Per capire qualcosa in più si dovrà aspettare il prossimo 7 aprile: per quella giornata Roberto Gualtieri è atteso in aula Giulio Cesare per un consiglio straordinario, dove vorrebbe comunicare al Consiglio sia le strategie dell’azienda sia il nome del sito.

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