Roma, uccide il patrigno con un cacciavite: «Picchiava mia madre da anni»

Roma, uccide il patrigno con un cacciavite: «Picchiava mia madre da anni»
di Stefano Cortelletti
Lunedì 5 Ottobre 2020, 06:48 - Ultimo agg. 09:54
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«Picchiava me e mia madre da anni». Non c'è stata una vera e propria confessione, ma i carabinieri sono certi che a uccidere con un cacciavite un 44enne romeno sia stato il figliastro, arrestato per omicidio volontario aggravato. La tragedia si è consumata nella tarda serata di sabato in una zona rurale di Ardea, in un appartamento al civico 8 di via Fosso dell'Acqua Buona. La vittima l'altra sera era rientrata a casa, come sempre ubriaca, e aveva avanzato l'ennesima richiesta di denaro al 31enne connazionale figlio della sua compagna. I due facevano lavori saltuari presso una cooperativa sociale di Ardea, ma a quanto pare gli affari non andavano bene. Gli scontri erano all'ordine del giorno, così come le violenze domestiche.
Sabato mattina il 44enne aveva chiesto al figliastro 150 euro per pagare l'affitto. La sera c'era stata un'altra richiesta di soldi: al rifiuto del ragazzo sono partiti prima gli insulti, poi le botte e infine i due fendenti che hanno colpito l'uomo probabilmente al cuore. Il tutto sotto gli occhi della compagna della vittima, una 55enne romena. Sono stati i vicini di casa a chiamare i carabinieri, spaventati dalle urla che provenivano dall'abitazione. All'arrivo dei soccorsi, il ferito era in fin di vita: caricato su un'ambulanza del 118, è arrivato già morto all'ospedale di Pomezia.

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Madre e figlio hanno fornito versioni discordanti ai militari della compagnia di Anzio. Mentre il 31enne addossava alla madre la responsabilità dell'omicidio, la donna a sua volta respingeva ogni accusa, dichiarando di aver tentato di dividere figlio e compagno e di aver visto quest'ultimo accasciarsi a terra. Entrambi hanno confermato però le tensioni familiari e i maltrattamenti subiti da quando erano arrivati in Italia, 15 anni fa. Violenze mai denunciate. In casa non c'era traccia dell'arma. I carabinieri hanno avuto un intuito: rovistando nella cassetta degli attrezzi, hanno trovato un cacciavite più brillante degli altri, era stato appena pulito. E le ferite erano compatibili con un cacciavite. Al termine di un'indagine durata 10 ore, sono stati raccolti tutti gli elementi sufficienti per arrestare il 31enne e condurlo a Rebibbia.

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