No grazie, l'english breakfast mi rende nervosa

No grazie, l'english breakfast mi rende nervosa
di Raffaella R. Ferré
Sabato 11 Giugno 2022, 09:00
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Certa che qualunque cosa mi accadesse in petto avrebbe perso rilevanza al confronto con Napoli, ho sbrogliato importanti pratiche di vita, soprattutto emotiva, camminandola. Un passo per le sue strade, due, cento, mille e quella paura, quel problema che sentivo gigantesco e solo mio, ecco che s'era dimezzato. Non dico sparito, eh, ma una parte se l'era mangiata la necessaria attenzione a quanto mi succedeva intorno e l'altra s'era frazionata in cento tormenti visibili e non meno importanti dei miei. A sommatoria, qualche piccola ed estemporanea poesia urbana, le cose che di Napoli poi ricordano tutti e che stanno bene in libri, film, canzoni e social network. Anche stavolta tento l'equazione. Cammino da un capo all'altro Foria, la grande via amata da Anna Maria Ortese, ma pare un nastro trasportatore di gente, macchine e motorini. Provo con i Decumani, e trovo vicoli come elastici tirati al massimo dalla folla, più che scantonare i pensieri, li sento friggere insieme alle pizze. Sotto Port'Alba resistono ancora ombra, vento e bancarelle di libri, eppure il tragitto sembra rimpicciolito, sgombrato di memoria per far posto a novità. Davvero quello che resta del centro storico sono angoli, scarti di suolo pubblico tra turisti, incurie e tavolini di qualunque cosa? Al tavolino di un bar, nella piazza in cui, pre pandemia e pre un'altra serie di cose, mi muovevo come nel salotto di casa mia, infine approdo. 

C'è qualcosa che ero convinta di avere in tasca come una venti euro e che adesso non ho idea di dove sia finita, se l'ho spesa o me l'hanno rubata.

Non è tanto Napoli che mi pare di aver perso, ma una sua certa idea. La ragazza che prende le ordinazioni è nuova, parla inglese e tedesco più dell'italiano, non sa cosa siano sarchiapone e caffè del nonno. Il bar comunque non li serve più; se voglio, però, c'è un'offerta: english breakfast e cappuccino fino a mezzogiorno.

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