Tutti pazzi per Della Porta, lo scienziato-mago che sussurrava alle streghe

Tutti pazzi per Della Porta, lo scienziato-mago che sussurrava alle streghe
di Vittorio Del Tufo
Domenica 8 Luglio 2018, 16:41
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«Una esagerata bramosia di sensazioni morbose ha talmente invaso lo spirito umano da trascinare all'abuso delle sostanze che la provvida natura ha messo a disposizione degli uomini...» (Giambattista della Porta, Magia naturalis).

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L'esponente più eclettico del Rinascimento napoletano sussurrava alle streghe e cercava il Dio-Mago tra le ombre del mondo. Dissero - o sussurarono - di lui ogni male: che fosse uno stregone, uno sciamano, uno scienziato pazzo, invece fu un autorevolissimo accademico dei Lincei e una delle menti più raffinate del suo tempo. Giambattista Della Porta aveva pubblicato a 23 anni la sua opera più importante, Magia naturalis, e conteso a Galileo Galilei l'invenzione del telescopio. Visse nella seconda metà del 500 all'incrocio tra scienza, alchimia e medicina e fu per l'intera sua vita un «sorvegliato speciale» del Tribunale dell'Inquisizione. Molto si è detto e scritto di questo personaggio ambiguo, straordinario, sempre lambito dal vento feroce dell'eresia. Molto si è detto delle sue scoperte, delle sue intuizioni e degli stravaganti raduni che organizzava con le altre raffinatissime menti che frequentavano la sua Accademia dei Segreti. Molto però resta ancora da dire, se è vero che in nome di Della Porta si continuano a organizzare incontri, convegni e «cenacoli alchemici» come quello allestito recentemente in un luogo «magico» della città, il Museo delle Arti Sanitarie nel complesso degli Incurabili sulla collina di Caponapoli.

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«Di molte sostanze riunite insieme sono composti gli unguenti delle streghe. I quali, benché siano mescolati a molte superstizioni, mostrano a chi li esamina che la loro efficacia proviene da forze naturali. Dirò quanto ho appreso dalle streghe....».

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Quando agli inizi degli anni '80 il Centre Pompidou di Parigi allestì una mostra su Della Porta, fu sollevato il velo dell'oblio che il positivismo ottocentesco aveva steso sullo scienziato-mago nato a Vico Equense nel 1535. Giambattista Della Porta era studiato solo da pochi, appassionati studiosi. Roba per palati finissimi. Pochi anni dopo ci fu un susseguirsi di studi, convegni, pubblicazioni a partire dal convegno di Vico Equense del 1986 organizzato in occasione del centenario della pubblicazione della princeps della Humana Physiognomonia. Eppure la sua figura fino al 700 era nota anche al grande pubblico, in tutta Europa. Dalla Magia Naturalis alle Fisiognomiche (Umana, Celeste, della mano, delle piante), dalle commedie alla «scrittura segreta», dai trattati di agricoltura alla costruzione di castelli, le opere di Della Porta erano tradotte in italiano, francese, tedesco e inglese e non c'era in tutta Europa una sola biblioteca degna di questo nome che non possedesse almeno un'opera di questo poliedrico personaggio rinascimentale.

Della Porta non è mai stato un medico, né si considerava tale. Tuttavia moltissime sue ricerche, soprattutto quelle legate alla taumatologia, rientrano a pieno titolo nell'ambito della ars medica. Così i suoi studi sulla distillazione o sulla coltivazione delle piante. Le stesse ricerche alchemiche contenute nella Magia naturalis perseguono il benessere fisico della persona con rimedi di carattere farmacologico. La tempra del ricercatore, soprattutto nel formulare la stesura di summae su diverse materie, fece di Della Porta non un semplice compilatore, ma un redattore cosciente del sapere fino ad allora acquisito.

I recenti studi su Giambattista Della Porta - ma anche alcuni testi originali rarissimi come quelli esposti in occasione del «Cenacolo alchemico» organizzato dall'associazione Il Faro di Ippocrate presso il Museo di Arti Sanitarie - hanno il merito di gettare una nuova luce sulla scienza a Napoli tra il 500 e il 600. E soprattutto sul ruolo delle Accademie.

Così scopriamo che il de Humana Physiognomonia di Della Porta influenzò, e parecchio, i lavori dei padri della moderna neuropsicologia; che gli studi del «mago» di Vico Equense pesarono sulla nascita dell'antropologia criminale di Lombroso, ma ispirarono anche scrittori del calibro di Balzac, Manzoni, Mastriani; che la sua vastissima cultura e la sua passione per le opere scientifiche della classicità greco-romana, unite a una robusta conoscenza dell'alchimia e dell'astrologia gli permisero di scoprire i princìpi del cannocchiale, della camera oscura, della refrigerazione delle case. Fu così che Della Porta acquistò una fama di scienziato tale che Federico Cesi, fondatore dell'Accademia dei Lincei, fece di tutto pur di vederlo ascritto alla sua fondazione.

L'esoterica Accademia dei Segreti di Giambattista Della Porta si riuniva invece in uno dei palazzi di famiglia dello scienziato, in piazzetta Due Porte all'Arenella. Per far parte del cenacolo, era necessario dimostrare di aver effettuato una nuova scoperta scientifica nell'ambito delle scienze naturali. Della Porta fu amico ed avversario di Galilei - al quale contese l'invenzione del telescopio - e amico di Ticho Brahe, di Francesco Stelluti, di Tommaso Campanella, Paolo Sarpi e, forse, di Giordano Bruno. Lavorò a Venezia anche alla costruzione di specchi parabolici.

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Della Porta anticipò di due secoli il principe «stregone» Raimondo di Sangro fondendo scienza, filosofia e alchimia in una visione del cosmo come complesso di forze vitali governato da un'anima del mondo, una sorta di Dio-mago. Come il principe di Sansevero, fu accompagnato per tutta la vita dalla fama di negromante. Per certi versi fu inevitabile. Era ossessionato dall'idea di dimostrare la validità della magia come strumento di conoscenza delle cause dei fenomeni naturali. L'Inquisizione non glielo perdonò.

Così l'alchimista-mago svelava quelli che, a suo giudizio, erano i segreti delle streghe. «Esse cuociono in un vaso di rame grasso di bambini stemperato con acqua. Cuocendo, l'acqua evapora e nel vaso rimane una pasta, a cui le streghe aggiungono aconito, foglie di pioppo, sangue di pipistrello, solano sonnifero e olio. È possibile mescolarvi anche altri ingredienti non dissimili. Appena l'unguento è pronto se ne spalmano il corpo, strofinando la pelle lino ad arrossirla, in modo che si rilasci e si dilatino i pori e l'olio penetri più profondamente nei tessuti provocando una reazione più rapida e violenta».

Descrizione piuttosto inquietante. Che valse a Della Porta l'accusa di praticare magia nera da parte del giurista francese Jean Bodin, un osso duro. Solo le sue altolocate amicizie ecclesiastiche e nobiliari evitarono la condanna del Sant'Uffizio. Sospettato di sortilegi e di pratiche magiche, lo scienziato fu perseguitato dall'Inquisizione napoletana e romana al punto che subì un processo dal quale uscì indenne, ma risultò sempre, per le sue opere al margine dell'eresia, un «sorvegliato speciale» del Tribunale ecclesiastico. Gli fu impedito di tradurre in italiano alcuni trattati scientifici come la Magia Naturalis e l'Humana Physiognomonia; dovette far ricorso a un amico che gli fece da prestanome. Amico del grande matematico e geologo John Dee, fu chiamato a Praga alla corte dell'imperatore Rodolfo II per la sua fama di alchimista, ma rifiutò. Si riteneva seguace di Paracelso che per primo aveva coniugato la medicina con l'alchimia producendo medicinali su base chimico-alchemiche.

Soprattutto su questi ultimi aspetti si è concentrato il «cenacolo alchemico» di Caponapoli. Vi hanno dato il proprio contributo ricercatori e studiosi provenienti da ogni parte del mondo, a testimonianza di un rinnovato interesse verso una delle figure più affascinanti e controverse della Napoli della seconda metà del Cinquecento. Un motivo in più per alzare gli occhi, se passeggiamo per via Toledo (angolo Pignasecca) allo storico palazzo di famiglia dei Della Porta. E alle straordinarie memorie che vi sono custodite.
 
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