Aliberti torna a casa:
«È provato, deve resistere»

Aliberti torna a casa: «È provato, deve resistere»
di Nicola Sposato
Venerdì 22 Febbraio 2019, 12:00
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È stato dimesso dall'ospedale Umberto I di Nocera Inferiore ed è tornato nella sua abitazione di Nocera Superiore l'ex sindaco Pasquale Aliberti dopo aver tentato il suicidio mercoledì pomeriggio. Tanti controlli per Aliberti durante la permanenza nel reparto Obi (Osservazione breve intensiva) dell'ospedale nocerino dopo l'assunzione non terapeutica di farmaci per protestare contro il modo con cui è stato trattato il suo avvocato, Silverio Sica, nell'ultima udienza del processo «Sarastra» in corso a Nocera Inferiore. In ospedale l'ex sindaco ha ricevuto anche la visita di don Giovanni De Riggi, parroco della chiesa madre di Santa Maria delle Vergini.
 
Con l'ex sindaco, a casa, i familiari, in primis la moglie, il consigliere regionale Monica Paolino e i suoi amici più cari a tutelarne la privacy. Dalla sua bacheca Facebook in mattinata è anche scomparso il post con cui Aliberti annunciava, attraverso la foto di alcuni farmaci, la sua volontà di «farla finita dopo 400 giorni di misura cautelare, la violenza subita da questa indagine e il trattamento riservato all'avvocato Sica in udienza». Una situazione di grande sconforto per l'ex sindaco. Prima il dolore per non esser riuscito a festeggiare, per il secondo anno consecutivo, il compleanno del figlio. Poi una stilettata al veleno in un post, poi rimosso, al candidato sindaco del Pd, Michele Russo, già responsabile dell'unità per il piano di insediamenti produttivi durante il suo secondo mandato. Momenti di sconforto culminati poi nell'udienza giudiziaria con lo scontro verbale tra l'avvocato Silverio Sica e il pubblico ministero Vincenzo Montemurro e le parole di Sica che non ha escluso a fine udienza di voler lasciare l'incarico viste le continue tensioni con il pm. L'avvocato Giuseppe Pepe, del collegio difensivo dell'ex sindaco, spiega: «Pasquale Aliberti è sicuramente provato dalla lunga vicenda giudiziaria. Deve avere forza e coraggio nella magistratura ma soprattutto deve avere la forza che con il processo riuscirà a dimostrare la sua completa innocenza».

Una lunga vicenda giudiziaria quella dell'ex sindaco partita il 18 settembre del 2015 con un blitz della Dia a Scafati alla presenza del sostituto antimafia Vincenzo Montemurro. Nel registro degli indagati furono iscritti l'ex sindaco, la moglie il consigliere regionale di Forza Italia Monica Paolino, il fratello Nello Maurizio, la segretaria generale Immacolata Di Saia e gli uomini del clan Loreto Ridosso. Per tutti le accuse variavano dal voto di scambio politico mafioso alla corruzione elettorale. I blitz delle forze dell'ordine si susseguirono mentre gli indagati arrivarono ad una quindicina. Si apre una lunga trafila giudiziaria che si conclude quando il 24 gennaio del 2018 la Corte di Cassazione si pronunciò per l'arresto e per Aliberti si aprirono le porte del carcere di Fuorni. Successivamente l'ex sindaco ottenne i domiciliari fuori regione a Roccaraso per poi ritornare in carcere a giugno dello stesso anno. Nel frattempo al tribunale di Nocera Inferiore si apre il processo «Sarastra». Nel mirino i rapporti tra Aliberti e i clan. A settembre l'ex sindaco ottiene di nuovo gli arresti domiciliari a Praia a Mare. A dicembre arriva il divieto di dimora a Scafati e nei comuni confinanti. L'ex sindaco da uomo libero si trasferisce a Nocera Superiore. Intanto il prossimo 26 maggio la città tornerà al voto dopo 24 mesi di commissariamento per infiltrazioni camorristiche.
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