Bimba uccisa e buttata via, in carcere
solo la madre. Il marito: non è mia figlia

Bimba uccisa e buttata via, in carcere solo la madre. Il marito: non è mia figlia
di Nicola Sorrentino
Domenica 6 Settembre 2020, 11:52 - Ultimo agg. 7 Settembre, 08:03
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La piccola «Maria» fu uccisa dalla madre Margherita Galasso. Dopo il parto restò in vita non più di 60-90 minuti. Per la donna viene confermato il carcere, mentre per il marito, Massimo Tufano, il tribunale ordina la scarcerazione. Svolta nell'inchiesta condotta dalla Procura di Nocera Inferiore sull'omicidio della neonata di Rocca, il cui corpo senza vita è stato ritrovato il 2 settembre in via Roma, all'interno di una siepe condominiale, dopo essere stata lanciata dalla finestra del bagno di casa. La bimba è morta per un trauma cranico, conseguenza dell'impatto al suolo. Sono le due decisioni prese dal gip, Luigi Levita, ieri pomeriggio, al termine dell'udienza di convalida.

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La donna si è avvalsa della facoltà di non rispondere, mentre il marito ha fornito la sua versione dei fatti, respingendo ogni accusa. I legali di Galasso, Stefano Della Corte e Giovanna Ventre, hanno dichiarato: «La donna è affetta da anni da una grave patologia psichiatrica, per la quale era in cura presso vari specialisti. È devastata da questa tragedia. Lei e le famiglie Galasso e Petti hanno provveduto alle esequie e a dare idonea sepoltura alla piccola. La disponibilità con la autorità giudiziaria, in cui si ha la massima fiducia, sarà totale». Diversa la posizione per Tufano: gli elementi indiziari raccolti su di lui «non si connotano di pluralità e concordanza», lasciando pensare che lo stesso non sapesse della gravidanza della moglie e di quello che la donna avrebbe fatto alla neonata. Difeso dagli avvocati Michele Tedesco e Antonio Lauro, l'uomo ha ripercorso il suo rapporto, anche difficile, con la moglie, spiegando dei problemi «psichiatrici» della stessa, con documenti a supporto, e di quando la denunciò per stalking. Circostanza che portò lui e il figlio a vivere in un'altra casa. La coppia si era poi riunita a gennaio, ma i rapporti tra i due sarebbero stati distaccati, anche nella sfera dell'intimità. Tufano ha raccontato che entrambi non volevano più figli, al punto da ritenere quasi certo di non essere il padre biologico della neonata (verrà eseguito il test del Dna), né di essersi accorto della gravidanza della moglie. L'uomo aveva pensato, infatti, che le tracce ematiche trovate dai carabinieri in camera da letto e in bagno fossero conseguenza del ciclo mestruale. Quelle perdite, inoltre si sarebbero verificate non il 2 settembre, ma la sera del 31 agosto. L'uomo ha infatti spiegato di aver aiutato la moglie in bagno, quel giorno, mentre perdeva sangue. Dopo aver ripulito tutto, ha aggiunto di non essersi accorto che la donna avesse partorito. I legali di Tufano hanno dichiarato: «Nonostante il clamore e la pressione mediatica, il gip ha dimostrato coraggio nella sua decisione, alla luce di uno studio attento e analitico degli atti ad oggi presenti e della tesi portata avanti dalla difesa».

I DUBBI
Nei prossimi giorni, per volere del pm Roberto Lenza, i carabinieri svolgeranno nuovi accertamenti in casa della coppia. Le indagini proseguono. Per il gip, infatti, il quadro indiziario è carente in alcuni aspetti: tra questi, a quando risalgono le tracce ematiche all'interno e all'esterno della casa e l'arco temporale tra lo stazionamento del cadavere della neonata e il suo rinvenimento. In attesa dei risultati completi dell'autopsia, il tribunale ad oggi non esclude - così come sostenuto da Tufano - che la neonata sia stata uccisa, all'insaputa dell'uomo, il 31 agosto e non il 2 settembre. «L'unico elemento di ragionevole certezza - spiega il gip - dal quale prendere le mosse discende dalle risultanze della visita ginecologica alla quale Galasso è stata sottoposta fra le 22.12 e le 23.00 del 2 settembre». Il medico che visitò la donna riferì che si era trattato di un «parto recente», ipotizzando però, anche se con cautela, che lo stesso fosse avvenuto «in un arco temporale risalente fra le 24 e le 36 ore antecedenti».

Un dato non «definitivo ma indicativo», che ha spinto il tribunale di Nocera a non ritenere «assolutamente inconcepibile» l'ipotesi che la neonata fosse nata la sera del 31 agosto. La «nebulosità» del quadro attuale non fornisce ad oggi elementi «chiaramente dimostrativi» riguardo la conoscenza di Tufano dello stato di gravidanza della moglie e della condotta legata all'omicidio della neonata. Di contro, invece, per Margherita Galasso viene confermato il carcere, una volta che sarà dimessa dall'ospedale Umberto I dove è ricoverata. È ritenuta un soggetto pericoloso in ragione di un'«allarmante personalità, incapace di dominare i propri impulsi».

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