Covid, meno tamponi durante le feste ma nel Salernitano i contagi restano sopra quota 3mila

Si contano 309 casi ogni 100mila abitanti

Meno tamponi Covid durante le feste di Natale
Meno tamponi Covid durante le feste di Natale
di Sabino Russo
Lunedì 9 Gennaio 2023, 07:22
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Restano sopra i 3mila i contagi nel salernitano, nonostante la due giorni di fisiologico calo dei tamponi processati a cavallo di capodanno. Sono 3mila 189, infatti, i positivi nella settimana dal 30 dicembre al 5 gennaio scorso, che portano la conta complessiva a 458mila 755 casi dall'inizio della pandemia in provincia. Attualmente, il tasso di incidenza si attesta a quota 309 casi ogni 100mila abitanti. A inizio ottobre, il tasso di contagiosità si attestava a 246 casi ogni 100mila abitanti, passando poi a quota 322 nella settimana dal 3 al 9 ottobre e a 366 casi in quella successiva. Per capire l'andamento della curva epidemiologica bisogna riavvolgere il nastro a giugno, quando negli ultimi 15 giorni del mese si è passati da 360 a 730 nuovi casi ogni centomila abitanti, con un preoccupante picco dei contagi Covid e una impennata dei positivi che toccò il 100 per cento.

Guardia ancora alta, dunque, perché il Covid, nonostante la minor letalità, non è un'influenza, uccide ancora 4 volte tanto l'influenza ed è la causa del 95 per cento dei decessi negli ultrasessantenni. La vera influenza, rispetto ad altri casi, si riconosce per febbre con temperatura elevata, a comparsa brusca, sintomi respiratori o bruciore agli occhi e almeno un sintomo extra respiratorio (come dolori muscolari, mal di testa, spossatezza). Si stima che i casi nel salernitano possano arrivare a 127mila. Un dato in crescita rispetto agli scorsi anni, come dimostrano anche le osservazioni sull'emisfero australe. Dobbiamo poi considerare l'aumentata quantità di virus respiratori e la minore esposizione della popolazione a microorganismi patogeni come virus e batteri negli ultimi due anni, da ricondurre alle restrizioni sociali adottate nelle stagioni precedenti, che ha non solo ridotto la diffusione del Sars-CoV-2, ma anche quella degli altri virus influenzali.

Sono intorno ai 14mila i salernitani messi a letto dal virus nell'ultima settimana dell'anno, circa 2mila in meno rispetto ai sette giorni precedenti.

In diminuzione il numero di piccoli colpiti nella fascia 0-4 anni, circa un migliaio in meno, che passano da 2500 a 1500. In riduzione anche i bambini influenzati nella fascia 5-14 anni, che scendono intorno ai 18mila (circa 2mila in meno). Stabile l'incidenza, invece, tra gli adulti e gli anziani, per i quali si attende una crescita della curva nelle prossime settimane. Con l'ondata influenzale, sono cominciati ad arrivare in pronto soccorso prima i bambini, ma ora si sta alzando l'età, che è aumentata durante le feste, tradizionale momento di scambio di virus tra generazioni. L'aumento della circolazione del Covid-19, inoltre, con numeri molto più alti rispetto a quelli ufficializzati dal tampone, aggrava la situazione. Molti arrivano con sintomi influenzali in pronto soccorso e si scopre che è Covid solo al momento del tampone. E per i positivi si hanno difficoltà a trovare spazi e personale per l'isolamento.

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Sono circa una trentina i camici bianchi che mancano all'appello nel solo pronto soccorso del Ruggi. Di questi, una quindicina per la medicina d'urgenza, a cui vanno aggiunti i medici di chirurgia d'urgenza e ortopedia. Sono almeno il doppio, invece, gli specialisti che andrebbero destinati all'emergenza in provincia. Al Ruggi, poi, risultano sold out i 30 posti letto di malattie infettive. Il sistema delle degenze Covid, inoltre, è ancora più in difficoltà dopo l'incendio che ha interessato il Covid-hospital di Scafati qualche settimana fa, con la conseguente riduzione della capacità ricettiva. A causa della carenza di posti in ospedale, i pazienti in attesa di ricovero bloccati in pronto soccorso crescono giorno per giorno. Spesso persone adulte, che non trovano risposte sul territorio, prese dal panico per una febbre alta o mal di testa che durano da tre giorni, si rivolgono al pronto soccorso. Il medico di famiglia è la figura più adatta a cui rivolgersi, tenendo anche conto che la febbre, in caso di influenza, è normale che possa durare cinque giorni.
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