Duplice omicidio Salvati-Califano,
a processo Ansalone: uccise per la droga

Duplice omicidio Salvati-Califano, a processo Ansalone: uccise per la droga
di Nicola Sorrentino
Mercoledì 24 Marzo 2021, 06:10 - Ultimo agg. 08:44
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Pretendeva il saldo di alcune cessioni di droga, per un valore di almeno 30mila euro. Da lì nacque una discussione con il suo interlocutore, al quale sparò poi alle gambe. La vittima morì dopo pochi minuti. Poi toccò all’amico, che tentò la fuga, ma fu raggiunto anch’egli alle gambe da colpi di arma da fuoco. Morì dopo 18 giorni di ricovero in ospedale. Finisce ora a processo Vincenzo Ansalone, 36enne di Salerno, per due accuse di omicidio preterintenzionale, con la formula del rito immediato. Le vittime erano Vincenzo Salvati, di 54 anni, e Aniello Califano, di 38. I fatti si consumarono nella notte del 3 ottobre nella frazione di Corticelle, a Mercato San Severino. La Procura di Nocera Inferiore ha riconosciuto che l’imputato non aveva intenzione di uccidere nessuno dei due, derubricando l’iniziale ipotesi di reato di omicidio volontario in preterintenzionale. Come avevano già fatto gip e Tribunale del Riesame. Sullo sfondo della vicenda, la pretesa - da parte di Ansalone - di vedersi riconosciuto il saldo di alcune cessioni di cocaina e crack che avrebbe venduto, tempo prima, a Vincenzo Salvati. L’indagine condotta in tempi rapidi dal sostituto procuratore Angelo Rubano - l’uomo fu arrestato in piena notte con la successiva confessione di quanto fatto - contesta ad Ansalone anche la detenzione illegale di arma da fuoco, una Smith & Wesson calibro 357 e il possesso ai fini di spaccio, di droga. Lo stupefacente che avrebbe consegnato a Salvati consisteva in molteplici dosi di crack e cocaina, che andavano dai 50 ai 100 grammi. I fatti di quella sera maturarono giorni prima, quando Ansalone si recò a casa di Salvati per un chiarimento riguardo quei soldi che lo stesso attendeva dal secondo. L’imputato spiegò di essere stufo di attendere di essere pagato, sospettando anche che Salvati andasse a rifornirsi da altri. Dopo una prima discussione, tornò nuovamente presso quel domicilio per sparare in aria alcuni colpi di pistola, sotto forma di intimidazione.

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