Storie del lockdown: il postino di Positano,
20mila passi al giorno nel «piccolo paradiso»

Storie del lockdown: il postino di Positano, 20mila passi al giorno nel «piccolo paradiso»
di Giovanna Di Giorgio
Venerdì 12 Giugno 2020, 10:36 - Ultimo agg. 13 Giugno, 16:14
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Aveva sì e no otto anni, Gianluca Fusco, quando accompagnava suo padre Noè per le vie di Positano a consegnare la posta. In quel «piccolo paradiso» fatto di viuzze e gradini che annodano cielo e mare e, nel saliscendi, inebriano lo sguardo di sfumature d'azzurro, c'è nato e cresciuto. E da oltre dieci anni percorre ogni giorno quel lembo di terra in lungo e in largo. Dalla «scalinatella» cantata da Murolo al Sentiero degli dei che incantò anche Goethe, non c'è posto che non raggiunga con addosso quella divisa da postino che gli è stata tramandata insieme al sangue. Cammina così tanto, Gianluca, che il contapassi del suo cellulare arriva ogni giorno a quota 20mila. Ogni giorno. E, durante il lockdown, li ha pure superati. Il nuovo coronavirus non ha fermato Gianluca e suoi colleghi. Anzi, nel primo trimestre del 2020, il lavoro di Poste italiane è aumentato. «Il settore dei pacchi ha registrato una forte ascesa durante le settimane di lockdown, con una domanda che ha ricevuto un forte stimolo dovuto agli acquisti e-commerce», spiega l'amministratore delegato Matteo Del Fante. Richieste, insomma, paragonabili a quelle del periodo natalizio. Ma per chi il portalettere lo fa a Positano, più consegne da fare è sinonimo di più scale da salire.

«Se ti dimentichi una cosa, è una mazzata in fronte. Non consegni più niente. Per questo è fondamentale organizzare bene il lavoro», spiega Gianluca. Che, anche quando non scorda niente, se i pacchi sono tanti da non poterli reggere tutti insieme, deve necessariamente fare due viaggi. «A volte racconta - faccio due carichi. Cioè, salgo e scendo due volte». I gradini, quelli «strettulélli» della «scalinatella longa longa» che Roberto Murolo avrebbe scritto pensando a Positano, Gianluca non li ha mai contati. «A occhio e croce sono 400 o 500 a salire e altrettanti a scendere», dice. Sei o sette chilometri. O forse più. E se, quando il cielo è terso, perdersi nel paesaggio vista Capri ripaga dello sforzo, quando piove c'è da fare i conti con l'acqua che picchia in testa, ché «l'ombrello sarebbe solo un ingombro». Lungo la scalinatella «mi fermo ogni due metri, perché è ricca di abitazioni». Eppure, Gianluca non si lamenta. Sarà la forza dei suoi 42 anni o la passione per quel lavoro che ha nelle vene, ma timbra il cartellino alle 8 e lo ri-timbra «mai prima delle 15.30. Non mi piace lasciare lavoro arretrato, quindi spesso vado anche oltre l'orario d'ufficio». Si sposta in motorino fin dove può. E dove i mezzi non arrivano, su per le scale o per il Sentiero degli dei, ci pensano i piedi. Non ha un suo Neruda, il postino di Positano, ma 4000 persone che sono altrettanti amici. E «anche se d'estate con chi ha le seconde case e con i turisti diventiamo 30.000, la posta spesso la consegno senza neanche leggere gli indirizzi. Anche perché la toponomastica non è sempre precisa, per cui bisogna affidarsi all'esperienza». Gente calda e genuina, i suoi concittadini, «persone disponibili, cordiali, sempre pronte a offrire un bicchiere d'acqua o un caffè. A volte qualcuno mi invita anche a pranzo, ma il lavoro non mi consente di accettare».

Durante il lockdown, però, tutto è cambiato. Solo corrispondenza da lasciare nelle buche di case serrate e qualche pacco riposto in ceste di vimini calate dai balconi per evitare contatti. La sua Positano si è trasformata: «Era surreale. Non l'avevo mai vista così e mai avrei immaginato di vederla racconta Ero solo per le strade, con addosso la brutta sensazione che se fosse successo qualcosa non avrei neppure potuto chiedere aiuto a nessuno. È anche capitato che qualcuno facesse notare a me e ai miei colleghi che eravamo fortunati a lavorare, mettendoci un po' a disagio». La voce di Gianluca s'intristisce: «Qui la maggior parte dei lavoratori sono stagionali. Al momento gli alberghi sono chiusi e solo pochi ristoranti sono riaperti. È vero sospira - sono stato fortunato a poter portare il pane a casa». Del resto, Gianluca e suoi colleghi non si sono risparmiati: «È capitato, in quei giorni, di dare una mano alle persone più anziane per delle commissioni. Qualche volta anche andando in farmacia a prendere le medicine. In tempi normali non lo facciamo, ma in quel momento così delicato ci siamo passati una mano per la coscienza». Molti di quegli anziani Gianluca lo hanno visto crescere. Lo ricordano, bimbo, quando accompagnava suo padre, oggi in pensione dopo 35 anni di lavoro come portalettere. «Eravamo quattro figli e, per alleggerire mia madre, quando non si andava a scuola mio padre mi portava con sé». Lui, però, con suo figlio non può farlo. «Mi piacerebbe, ma le cose sono cambiate», sorride. Se vorrà, il suo bambino l'arte di fare il postino a Positano dovrà impararla da solo.
 
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