Madre e figlia suicide, no autopsia:
«Uccisa da un'overdose di farmaci»

Madre e figlia suicide, no autopsia: «Uccisa da un'overdose di farmaci»
di Daniela Faiella
Sabato 1 Settembre 2018, 12:00
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PAGANI - Nessuna autopsia per Maria Ferraioli e sua figlia Umile Bonin, trovate morte giovedì mattina in via Malet. Ieri pomeriggio le salme sono state liberate; il sostituto di turno della procura di Nocera Inferiore Angelo Rubano ha firmato il nulla osta per la sepoltura. Oggi, alle 16,30, i funerali, nella basilica di Sant'Alfonso. A celebrare il rito sarà padre Paolo Saturno, amico e padre spirituale delle due donne. Per l'autorità giudiziaria, quindi, il quadro della tragedia è chiaro a sufficienza per ritenere chiuso il caso.

Si conferma l'ipotesi del duplice suicidio maturato in un contesto familiare segnato dalla piaga della depressione. Nessun dubbio sulla ricostruzione dei fatti inizialmente ipotizzata dai carabinieri: Maria Ferraioli, 68 anni, ex infermiera, da tempo in pensione, si è lanciata nel vuoto dopo aver trovato nel letto della sua camera il corpo senza vita della figlia 29enne Umile, uccisa da un'overdose di psicofarmaci. La scelta estrema di una mamma, che non ha retto al dolore della morte di sua figlia, alla quale era legata da un rapporto simbiotico. Ne avevano passate tante insieme e da anni Maria e Umile facevano i conti con la depressione, quel male oscuro che gli inglesi chiamano Black Dog, quel cane nero che aveva trasformato la loro vita in un vero inferno. L'ex infermiera si era separata da tempo. Tale evento aveva compromesso l'equilibrio di una famiglia, acuendo soprattutto in Umile uno stato depressivo che si è aggravato negli ultimi anni. 
 
Madre e figlia non facevano mistero della loro sofferenza. Avevano già tentato entrambe il suicidio in altre occasioni e avevano più volte chiesto aiuto. Anche qualche giorno prima della tragedia. Era stata Maria a confidarsi con padre Paolo Saturno, a chiedergli che le indicasse qualcuno che potesse aiutare lei e sua figlia ad uscire da quel tunnel. In realtà Maria e Umile erano già seguite dai servizi sociali comunali ed erano in cura presso il centro di salute mentale. Era la dottoressa Castaldo a monitorare quotidianamente lo stato di salute dell'ex infermiera a di sua figlia. Sarebbe stata lei, l'altra mattina, ad allertare le forze dell'ordine; aveva tentato più volte di contattare telefonicamente Maria Ferraioli per dirle che sarebbe passata a casa, come faceva ogni giorno, ma senza ricevere risposta. A quel punto avrebbe iniziato ad insospettirsi, a temere che fosse successo qualcosa di brutto.

Forse proprio in quel momento l'ex infermiera stava mettendo in atto il suo gesto estremo, lanciandosi nel vuoto dal terzo piano del condominio dove viveva da anni con la sua Umile. Quando, giovedì mattina, sono arrivati i carabinieri in via Malet, la tragedia si era già consumata. Maria Ferraioli era riversa sull'asfalto, nel cortile; sua figlia era nel letto della sua camera, forse morta già da ore. Accanto a lei i blister vuoti degli psicofarmaci; ne aveva presi diversi, con la consapevolezza e la speranza di farla finita.
 
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