Narcos al porto nel Salernitano,
in 37 sotto accusa

Narcos al porto nel Salernitano, in 37 sotto accusa
di Nicola Sorrentino
Sabato 13 Novembre 2021, 09:02 - Ultimo agg. 13:16
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Un contributo, grande, arrivava dall'Agro nocerino. Grazie ai ruoli affidati di volta in volta per recuperare e trasportare la droga fuori dagli spazi doganali di Salerno. Si è chiusa l'inchiesta che lo scorso settembre portò a 18 misure cautelari, condotta dalla Procura di Salerno, su di un sistema che muoveva enormi quantitativi di stupefacente dal Sudamerica, diretti al porto di Salerno per poi essere smistati nell'Agro nocerino sarnese. L'area portuale rischiava di diventare un hub della cocaina di livello europeo. In 37 ora rischiano il giudizio.

Tra i ruoli ritenuti principali dagli investigatori ci sono molte persone dell'Agro, come Gabriele Battipaglia, Giovanni Esposito e Mario Passamano, di Nocera Inferiore, classificati come organizzatori e partecipi al sodalizio. Ma anche i napoletani Andrea Mauro e Raffaele Verdezza, con Alfonso Masullo di Cava de' Tirreni, titolare di una officina di riparazione di camion, che avrebbe sfruttato le sue conoscenze nell'ambiente degli autotrasportatori portuale e con le agenzie che si occupavano dello sdoganamento delle merci.

Insieme a loro, c'erano i narcos francesi e marocchini Salimi Yousfi, Arezki Bouhlanache e Abdessamad Asli. Per loro, così come per altri, c'è l'accusa di associazione finalizzata al traffico di droga.

Ovvero l'importazione di ingenti quantitativi provenienti da fornitori sudamericani, con stabile organizzazione e ripartizione di compiti e funzioni. L'inchiesta era partita a marzo 2018, dall'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli e poi dalla Guardia di Finanza, dopo un sequestro ingente di tabacchi lavorati esteri. Le fiamme gialle erano così risaliti ad un gruppo nutrito di persone che si muoveva tra le province di Napoli e Salerno. Grazie alle intercettazioni, fu scoperto che il sistema si reggeva su di un approvvigionamento di droga dalla Colombia. C'era chi gestiva i rapporti con i fornitori e chi, invece, nelle vesti di faccendiere, ricercava contatti all'interno del porto, modificando e organizzando l'uscita della droga dai posti di controllo.

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Grazie alle indagini, la Procura scoprì che il gruppo aveva avviato due trattative per importare due partite di droga, una di una tonnellata e l'altra di duecento chili. Fu inoltre ricostruita la cessione di due chili ad un gruppo salernitano, costato circa 70mila euro. Ricostruiti, inoltre, anche i dettagli di missioni finite male, come il recupero di 32 chili di cocaina nascosti in un container frigo destinato al porto di Vado Ligure in provincia di Savona o del tentativo di acquisto di 1,5 chili di cocaina da recuperare in Spagna. Così come del recupero di oltre 150 chili della stessa sostanza destinati al porto di Salerno e poi a un clan di Torre Annunziata. Questo carico fu sequestrato dalla polizia canadese. Il Riesame aveva successivamente rivisto i ruoli di alcuni degli indagati. Per i 37 c'è ora il rischio del processo.

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